Governo e azzardo. Sembra “Scherzi a parte”, ma la questione è seria

Voto contrastato al Senato e allarme subito rientrato per le aziende del gioco d’azzardo legalizzato. Le ragioni di Confindustria e la sanatoria “scandalo” che va avanti
L'aula vuota del Senato

Calma e gesso!, come dicono i giocatori di biliardo quando lucidano la stecca prima di dare la scocca decisiva e vincente. La grande opera di distrazione di massa è andata a buon fine, perché è circolata la notizia del voto del Senato favorevole a una mozione della Lega che impone una moratoria di un anno all'apertura di nuovi centri per il gioco d'azzardo elettronico online e nei luoghi aperti al pubblico. È uscito così allo scoperto il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti che ha rimesso la delega per il gioco d’azzardo, denunciando l’irresponsabilità di una scelta che comporterebbe il mancato introito per lo Stato di sei miliardi di euro a titolo di imposte.

In effetti, come hanno subito fatto presente i tecnici di Confindustria, la mozione presentata dai senatori leghisti comporterebbe la sospensione per un anno di tutto il sistema del gioco di sorte legalizzato e ciò spiega il valore in miliardi delle mancate entrate pubbliche espresso dall’esponente del governo. Immediata la solidarietà del ministro Saccomanni, il quale ha confermato in una nota «la sua piena fiducia nell’operato dell’onorevole Giorgetti, ricevendone la disponibilità a proseguire nell’incarico».

La mozione è semplicemente «inapplicabile» perché il governo non può compiere un atto «illegittimo» che lo esporrebbe ad un contenzioso perdente «con i circa 200 operatori italiani ed esteri che hanno ottenuto la concessione». Non si cambia in un giorno un sistema lasciato prosperare da anni, che ha solide basi condivise oltre la maggioranza di larghe intese. Le imprese del settore hanno avuto così gioco facile nell’annunciare uno stop immediato nella raccolta delle scommesse, anche per evitare di continuare a «esporre aziende e lavoratori a gogne infamanti, oltre a rischi d’impresa oramai intollerabili, solo per garantire un provento erariale a cui – pare – la maggioranza trasversale del Senato intende fare a meno».

I testi dei comunicati e dei documenti dell’Assointrattenimento aderente a Confindustria sono molto espliciti anche nel loro tono ironico quando censurano il clima persecutorio di cui sarebbero vittime: «Sembra che gli apparecchi new slot (omologati – tassati – monitorati) provengano da “invasori venusiani” che in Italia abbiano installato il germe del vizio». I titolari delle concessioni lamentano invece il sistema di tassazione a cui sono soggette con i vari aumenti che esprimono «una voracità erariale che deve supplire all’impossibilità di raccontare agli italiani che il sistema previdenziale è al collasso, che la pubblica amministrazione non può pagare le forniture, che le banche non daranno più facili mutui per la casa o castelletti alle imprese (e che per giunta dovranno essere ri-capitalizzate con denaro pubblico), che i comuni dovranno erogare i servizi locali con risorse sempre più esigue». Elementi di analisi di politica economica che si associa all’orgoglio di esprimere il gioco lecito italiano come «sistema pubblico controllato dallo Stato, che nasce per sconfiggere una criminalità arcigna e dinamica che possedeva il controllo di 800 mila congegni simil-videopoker piazzati ovunque senza regole, senza controllo, senza garanzie per l’utenza».

Volendo prestare attenzione ai contenuti e non alle sigle, la situazione è più complessa. Con il clamore rientrato sulla mozione della Lega, è passato in seconda fila un voto molto più interessante, e cioè quello sulla mozione presentata dal senatore Endrizzi e altri del Movimento 5 Stelle, che chiedeva, tra l’altro, l’impegno del governo alla soppressione della sanatoria per i danni erariali, accertati con sentenza di primo grado, contestati da determinate imprese concessionarie del gioco d’azzardo: un provvedimento di condono inquietante segnalato da cittanuova.it.

Tale mozione ha ricevuto il voto favorevole solo di 76 senatori: M5S, Lega, Sel, Scelta Civica, due dissidenti Pdl e sei del Pd. Forse la questione avrà altre occasioni per essere ripresa in considerazione, ma non sembra che sarà un “settembre nero” per il comparto dell’azzardo legale. La sfida, come aiutano a comprendere i testi delle associazioni industriali, è di sistema. 

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