Gli anniversari fanno bene

Nel 2006 Mozart compie 250 anni. Li porta benissimo. Sono cresciuti gli ammiratori o gli scopritori del genio, conquistati – e forse un poco sopraffatti – dalla mole di festeggiamenti, di vario genere e qualità. A Roma, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha concluso il triennale K Festival accorpando due brani di altissima fattura: la Marcia Funebre Massonica K477 e il Requiem in re minore. Musica di genere sacro, di matrice massonica e cattolica. Stupisce il clima spirituale e artistico affine: una tensione meditativa con slanci acuti verso il dramma, mai però spinti oltre l’equilibrio che la cura amorevole per i legni (l’amato clarinetto) sottolinea e racchiude. Meditazioni sulla morte e il suo affanno, ma risolta in un equilibrio fra sentimenti opposti che si conclude in serenità. Paul McCreesh, direttore di squisita competenza nel repertorio barocco, se nella Marcia Massonica ha sottolineato le invocazioni accorate dei violini, nel contesto di una grande chiarezza esecutiva, al Requiem ha impresso un ritmo incisivo, incalzante, con brevi momenti di calma. Diverso da come siamo abituati ad ascoltare: una preghiera quasi affannosa, con attimi di paura – certe esplosioni dell’intera orchestra, il prebeethoveniano Confutatis -, di commozione nel sublime Lacrimosa, vero pianto dell’anima. C’è una umanità grondante fatica in questa lettura per nulla romantica o misticheggiante del Requiem, ma vitale e pure, cosa che non cessa di sorprendere in Mozart, dolce e mite. Così che, nella partitura riletta e riscritta basandosi sull’originale, quando il suono cessa con un Amen formidabile, il pubblico con la sua ovazione avverte che Amadeus ha capito abissi insondati nell’uomo, ma anche in ciascuno. Primo fra tutti, l’anelito ad una pace stabile – il Requiem non è una triste messa da morto – animata da una fede serena nell’Eterno. Preziosa la resa orchestrale e del coro, nonché del quartetto dei solisti, fra cui il duttile soprano Cinzia Forte. Dal Requiem, anno 1791 – anno della morte – all’Impresario teatrale, divertimento del giovane Mozart alle spese del mondo teatrale. Impresari cinici, cantanti e attori stravaganti, situazioni assurde: insomma, una follia di sentimenti. Tanto attuale, nel mondo dello spettacolo (quello teatrale e quello umano, di ogni giorno…). Il Festival Euro Mediterraneo, diretto da Enrico Castiglione che ha firmato la spiritosa regia e ha riscritto, divertendosi, il libretto, ha riproposto l’operina. È il Mozart pungente, musicista provetto: i pezzi sono chiari e difficili – le arie fanno tremare per il virtuosismo -, l’azione fila svelta che è un piacere, e si conclude con il classico tutti a salutare il pubblico. L’edizione del Festival, più che sulla resa musicale – a dire il vero imperfetta, con un suono duro dell’orchestra e alcuni cantanti forse affaticati (singolare la resa di Enrico Stinchelli come il Signore Vogelsang) – è risultata gradevole con gli attori ( i vivaci Paolo Briguglia, Daniela Barra, Vincenzo Failla, Roberto Stocchi, Michetta Farinelli…) che hanno commentato la musica del giovane Amadeus con giusta ironia. Mozart, certo, si sarebbe divertito pure lui.

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