I processi vanno celebrati nelle aule dei Tribunali

La cronaca giudiziaria e i processi celebrati nei giornali e in tv invece che nei tribunali. La parola ai lettori.

Gli articoli di cronaca mi hanno talvolta regalato la triste sensazione di fotografare la realtà in modo superficiale, troppo freddi e difficilmente esaustivi. Con il passar degli anni purtroppo, mi piacciono sempre meno soprattutto se si tratta di cronaca giudiziaria. Riscontro con tristezza che man mano che la bravura del cronista si riduce, si fa strada una cronaca sottomessa e deludente, eppure dovrebbe essere la cronaca di un fatto naturale, non il risultato di un uso strumentale di qualcuno a danno di altri. Certa cronaca si limita a “surfare” e resta in superficie senza nemmeno tuffarsi nelle acque dell’informazione.

Che dire poi di coloro che usano i cronisti per tradurre il loro servizio in veicolo di manipolazione delle coscienze e delle menti? Purtroppo non passa giorno che dobbiamo assistere a questo deprecabile uso dei media. E duole notare come la fanno da padrone taluni esponenti della magistratura inquirente, quella che fa indagine per intenderci.

Nei giorni scorsi mi ha colpito un articolo comparso su un giornale di provincia che esordisce così: «Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa trasmesso per disposizione del procuratore della Repubblica…». È la prima volta che leggo su un quotidiano una precisazione che dichiara apertamente chi abbia e voglia divulgare notizie di attività investigative. Non si trattava di una fuga di notizie di cui incolpare un generico qualcuno. Mi è parso che chi scriveva l’articolo, facesse un atto di coraggio e tra le righe ho letto un chiaro messaggio: «Non è il giornale che scrive ma la Procura; e se poi il processo manda assolto l’imputato, il giornale non risponde del male fatto».

E sì che di male si tratta. È ormai presente nel sistema una macchina infernale che miete malcapitate vittime sempre più numerose. E a nulla poi valgono smentite che non fanno notizia o risarcimenti dei danni che se e quando ci sono, gravano sulla collettività e non certo su chi il danno l’ha cagionato.

Ma la domanda che mi pongo è: che Stato è quello in cui un rilevante esponente del potere giurisdizionale sente l’esigenza di avvalersi degli organi di informazione? Forse per dare forza alla propria attività? Forse che c’è la necessità di appoggiarsi agli organi di stampa per poter manipolare l’opinione e trovar credito nelle masse?

E poi: ma i processi non devono celebrarsi nelle aule di Tribunale? Esiste ancora la presunzione di non colpevolezza e di innocenza fino alla condanna definitiva? La giustizia giusta che necessità avrebbe di dichiarare pubblicamente che un individuo potrebbe essere colpevole prima ancora di essere condannato? Perché non aspettare che l’indagato/imputato si difenda? Queste e tante altre inquietanti domande si fanno largo nella mia mente e le risposte veramente sarebbero le più svariate.

Qui voglio celebrare il ruolo indispensabile e benemerito di chi assicura alla giustizia chi la viola, ma voglio anche indignarmi liberamente di fronte a chi non aspetta le sentenze passate in giudicato per far sapere di aver applicato correttamente la legge.

Questo atteggiamento, che parrebbe di autocelebrazione, mal si addice ad un potere dello Stato. Chiunque potrebbe essere bersaglio e cadere anche casualmente in reti investigative e dunque chiunque dovrebbe sentire l’urgente necessità di ribellarsi a questo stato di fatto che tante sofferenze, sempre più spesso, ingiustificate, provoca.

Le sofferenze colpiscono il diretto interessato, che in fase di indagine si presume non colpevole/innocente, ma che colpevole potrebbe diventare. Va però urlata coram populo la ribellione di fronte alla sofferenza causata ai terzi coinvolti, penso ai figli, ai genitori, ai parenti, agli amici…

Infine, che dire di tutti i pubblici ministeri coscienziosi che lavorano senza ricercare palcoscenici e riflettori, ma che devono essere assolutamente supportati dall’opinione pubblica per le loro battaglie contro la criminalità? A loro va tutta la mia ammirazione, considerazione e gratitudine, nella assoluta convinzione che un’opinione pubblica attenta troverà sempre i modi più opportuni per far emergere il loro inestimabile valore.

 

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