Fare giustizia alla scuola: ripensarla!

Una puntuale analisi sul mondo della scuola. Come ripartire dopo la pandemia?

Alle scuole per il Recovery assegnati in questi giorni fondi per 1,5 miliardi. Alla Camera è in discussione la legge per riformare gli Istituti tecnici superiori che diventeranno Accademie. Si tratta di una vera sfida per la formazione in Italia avviando corsi di studio su digitale e green a livello avanzato per fornire direttamente alle imprese le competenze richieste dal Pnrr.
Come rendere protagonisti i nostri ragazzi questa estate dopo la pandemia
?

La ministra per la Famiglia Elena Bonetti ed il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi hanno delineato una strategia per il dopo isolamento. Sono state stanziate risorse per le scuole, per il Terzo settore e Comuni. Abbiamo pertanto occasioni di crescita degli studenti con associazioni, oratori, teatro, sport. Sulla educazione non formale è possibile creare sinergie attraverso i Patti di comunità. Nel 2020 erano stati stanziati 135 milioni per i progetti di 6300 Comuni e 35 milioni per il bando Educare rivolti a Ets. Tali cifre dovrebbero essere confermate per il 2021. Così i ragazzi potranno finalmente esprimere sé stessi, i loro sogni in un processo educativo di protagonisti di educazione tra pari. Le scuole hanno bisogno di una rete, intorno a loro, di enti del Terzo settore, della cultura e dello sport. 25 milioni sono destinati in particolare al contrasto alle povertà educative. 4 milioni per favorire la cultura scientifica delle ragazze soprattutto, attraverso le materie scientifiche e tecnologiche Stem.

I Centri estivi nelle scuole hanno le condizioni per partire di nuovo. I progetti devono favorire la dimensione esperienziale dell’apprendimento. Si impara facendo, incontrando, vivendo. Sport, teatro e musica sono fondamentali. Ad esempio il jazz è uno strumento di inclusione per realtà disagiate. La riqualificazione urbana di aree degradate ma con vocazione turistica, può coinvolgere le scuole. Il Terzo settore deve essere sempre più consapevole della sua vocazione educativa, non solo assistenziale, in rapporti di coprogettazione con i ministeri dell’Istruzione e della famiglia, con le singole scuole dell’autonomia.

Parliamo dei Patti educativi di comunità del Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Occorre coprogettare con gli stessi studenti attraverso le Consulte giovanili, le rappresentanze studentesche, i Comuni. I giovani sono infatti cittadini del presente e del futuro. Vanno coinvolti ragazzi disabili e di famiglie disagiate con servizi gratuiti per uscire dalla emarginazione.
La scuola ora, dopo la pandemia, ha bisogno di alcuni scenari-base prioritari per ripensare sé stessa. Registriamo una grave crisi prospettica, strutturale ed organizzativa da alcuni decenni. Diversi fattori culturali, politici, economici hanno condotto fin qui ma è innegabile che è prioritaria, per un nuovo modello di sviluppo sostenibile, una Riforma del sistema nazionale di istruzione ed educazione di media e lunga traiettoria verso l’Italia del 2050, a transizione ecologica, sociale e digitale effettuate.

Partiamo quindi da una grande campagna di ascolto e di dialogo tra insegnanti, genitori, studenti, dirigenti, primi e diretti soggetti interessati al cambiamento, in dialogo con Terzo Settore, Amministrazioni locali, partiti, sindacati, per non demandare solo al Parlamento ed al Governo la Riforma di un settore strategico della vita nazionale. Parliamo di un ascolto sostanziale e continuativo, non formale, sulla base di pressanti richieste di cambiamento da parte di una società orientata allo sviluppo sulla base degli Obiettivi Onu 2030 e della Next Generation UE.

Per questo una vasta rete di associazioni di docenti e di studenti chiede di aprire nei prossimi mesi un dialogo su possibili scenari di Riforma con il Ministro Bianchi, oltre la gestione non facile dell’emergenza Covid degli ultimi due anni scolastici. Lo richiede poi lo stesso spazio applicativo della Next Generation Ue. È impensabile che queste notevoli risorse europee vengano spese senza coinvolgere chi vive nel mondo della scuola, Enti locali e Ets che vivono i Patti di Comunità.

Si tratta pertanto di individuare insieme a Ministro e Reti significative di docenti, studenti e genitori, scenari di Riforma a medio e lungo termine e alcune concrete e prioritarie indicazioni per il biennio 2022-2023, durata presunta di vita di questo Governo.

Alcune considerazioni conclusive sulla dura prova della pandemia:
1.  I due anni di chiusure hanno lasciato ferite aperte. È aumentato il disagio dei ragazzi così come gli abbandoni al Sud e al Nord. Non possiamo ripartire senza un cambiamento. La dispersione non è omogenea. Ha colpito alcune aree in particolare, i giovani più poveri e di origine straniera.

2. Riflessione su educazione, scuola e tecnologie digitali. Abbiamo scoperto potenzialità e limiti del digitale insieme a nuove disuguaglianze da Covid 19. La scuola è una realtà esperienziale in un luogo fisico e prospettico in cui maturano relazioni, conoscenze, trasformazioni delle menti e della personalità, oltre il semplice accumulo di conoscenze. La qualità e la validità della didattica digitale devono essere viste in questa ottica. È pur sempre una didattica che prepara alla vita attraverso la vita. Il territorio virtuale della Didattica a distanza e della Didattica digitale integrata si è connesso con i territori reali dei ragazzi? L’assenza di socialità e di didattica in presenza ha sconvolto un numero grandissimo di studenti privi di famiglie con competenti e solide risorse relazionali e strumentali familiari. È aumentata la povertà educativa.

3. Quali metodologie educative e strumenti tecnologici?  Due decreti del ministro dell’istruzione del 26 giugno e del 7 agosto 2020 avevano individuato nella Didattica Digitale Integrata (DDI) una metodologia innovativa di insegnamento-apprendimento per gli studenti delle superiori, come integrazione della normale attività in presenza. Il Covid-19 ha costretto la scuola italiana ad accelerare nell’utilizzo delle nuove tecnologie a fini didattici. Importante però è uscire dalla logica del metodo trasmissivo-frontale per non sottoutilizzare le nuove tecnologie. Spesso la didattica a distanza (DAD) si è limitata a riprodurre la pratica della tradizionale lezione frontale con esiti peggiorativi. Diversi docenti hanno colto invece l’occasione per sperimentare metodi interattivi. Ad esempio, efficace è la costruzione della conoscenza wiki, in cui più persone, studenti compresi, possono costruire in modo collaborativo il sapere, con possibilità di approfondimenti in piccoli gruppi. In casi consentiti, gli studenti potrebbero incontrarsi nelle abitazioni, in pochi, superando anche il digital divide. Esiste poi possibilità di interlocuzione tra il relatore ed il gruppo con il padlet per una interazione immediata o per un apprendimento asincrono di alcuni contenuti o per una discussione di intero gruppo in modo sincrono. La tecnologia delle piattaforme Moodle consente poi di attivare veri e propri corsi online con modalità sincrone e asincrone, lavorando in modo interattivo e cooperativo. Il digitale, in conclusione, è un potente strumento per introdurre nella scuola innovazioni nelle metodologie didattiche superando definitivamente il modello idealistico-gentiliano di tipo trasmissivo. 

4. Quali speranze per il futuro?  Il Pnrr getta una forte luce di speranza con 19,44 mld di euro di investimenti in servizi strategici per l’Istruzione e 19,8 mld per l’inclusione sociale. Un’occasione storica per combattere la povertà educativa, il digital divide e ripensare la scuola nel suo complesso. Nello specifico, sono notevoli gli investimenti per asili nido, scuole dell’infanzia, incentivo al lavoro delle donne, interventi sul servizio civile volontario, infrastrutture sociali tra scuola, famiglie e Terzo settore. ” Nulla sarà più come prima” ma le nuove tecnologie non potranno sostituire la formazione con didattica in presenza, fondata sui paradigmi pedagogici delle scienze umane. È ora di fare giustizia alla scuola, dopo decenni di tagli e mancate vere riforme: ripensarla e metterla al centro dello sviluppo sostenibile ed inclusivo del Paese nell’ottica del Patto educativo globale lanciato da papa Francesco.

 

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