I Giubbotti di salvataggio diventano borse

L’idea è della Makers Unite, un’azienda olandese che ha ideato un progetto di inclusione sociale destinato a tutti quei rifugiati arrivati sulle coste europee via mare.

Le oltre 850 mila persone sbarcate sulle spiagge della Grecia dal 2015 ad oggi, hanno come unica ancora di salvezza un giubbotto di salvataggio. Ed è proprio dai giubbotti di salvataggio abbandonati che oggi i rifugiati creano bellissime borse.

Dopo gli sbarchi, ciò che resta, sono migliaia di giubbotti di salvataggio arancioni, abbandonati da chi è sopravvissuto ed è riuscito a raggiungere l’Europa. La Makers Unite, azienda olandese, ha deciso di riutilizzare proprio i giubbotti salvavita per un progetto di inclusione sociale che coinvolge quei rifugiati che i giubbotti li hanno indossati realmente.

Per ora, sono più di 70 gli immigrati coinvolti nel progetto, che dopo corsi di specializzazione organizzati dall’associazione stessa, hanno imparato a tagliare e cucire per trasformare i giubbotti in bellissime borse nere e arancioni, porta pc e porta documenti. Un modo per affrontare il dolore vissuto, raccontarlo a chi lavora nella sedia accanto e ha un’altra storia da raccontare, ma anche un’esperienza che insegna un mestiere e permette ai rifugiati di lavorare e vivere nel paese che li ospita.

Attraverso corsi di formazione e tirocini, e grazie alla rete di aziende ed organizzazioni collegate alla Makers Unite, a molti ragazzi sono state offerte reali opportunità di lavoro. Ogni mese, sono oltre 100 le borse vendute, principalmente via internet: è possibile infatti comprare direttamente sul loro sito.

Proprio grazie a questi risultati che il progetto ha vinto anche il premio What Design Can Do – Refugee Challenge, assegnato dall’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati e dalla Fondazione Ikea. Un progetto che parte dal basso, sono infatti i rifugiati stessi a realizzare i prodotti e così viene data loro l’opportunità di realizzarsi ed integrarsi nel nuovo paese.

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