Galà d’addio di Alessandra Ferri

Al culmine di una strepitosa carriera durata ventisette anni Alessandra Ferri, all’età di quarantaquattro, con la maturità della donna e dell’artista, ha dato l’addio alla sua attività di ballerina. E lo ha fatto al Teatro Antico di Taormina, su invito del direttore artistico di TaorminaArte Enrico Castiglione. Corpo ancora in gran forma, e dallo stile incomparabile, la Ferri rimane una delle più grandi protagoniste della danza degli ultimi decenni. Nata a Milano, formatasi al Royal Ballet di Londra dove Kenneth MacMillan la lanciò sulla scena internazionale nei ruoli-culto di Giulietta e Manon, nel 1985 entra all’American Ballet Theatre di New York voluta da Mikhail Baryshnikov, diventando prima ballerina étoile. Da lì è un’ascesa inarrestabile, un susseguirsi di successi che la vedono nei teatri d’opera più importanti al mondo, interprete di quasi tutti i classici dell’Ottocento e dei grandi coreografi del Novecento. Alcuni di questi brani che hanno segnato la sua carriera costituivano la serata Galà. Passi di stelle accompagnata, oltre che da ballerini provenienti da alcune prestigiose compagnie, dai suoi partner più recenti: il nostro Roberto Bolle, il brasiliano Marcelo Gomes e, a sorpresa, l’argentino Julio Bocca. L’indimenticabile, fatale Carmen nella coreografia di Roland Petit ha aperto la serata catalizzando subito con quei guizzi soffici e felini che l’hanno resa interprete ineguagliabile e prediletta di Petit, dopo Zizi Jeanmarie, per questo ruolo. La caratteristica di ballerina dall’istinto drammatico, con un’aderenza emotiva ai sentimenti dei personaggi, l’abbiamo ritrovata espressa nella versione intimista della Dame aux camélias di John Neumeier, creato nel 1978 per la grande Marcia Haydée, con la Ferri tutta fremiti e cuore; e nella scena finale della ribelle e fragile Manon che muore tra le braccia dell’amato Des Grieux come un uccello ferito che lancia il suo ultimo grido disperato alla vita. A questi noti pas de deux si è aggiunto un brano dall’Othello creato da Lar Lubovitch, una prima esclusiva per l’Italia, dove il pathos del celebre dramma di Shakespeare era tutto condensato nei movimenti tesi e vibranti della coppia Ferri-Gomes. Applauditissime anche le altre coppie più giovani che si sono alternate sul palcoscenico, con coreografie di autori contemporanei. Una serata, quindi, all’insegna della grande danza. L’unica sottolineatura che ci verrebbe di fare sullo spettacolo è che quattro coreografie interpretate dalla Ferri ci sono sembrate poche. Avremmo voluto vederla danzare in altri cammei della sua carriera dato che l’evento era lei, il suo addio alla danza. Inoltre, senza voler sminuire il suo indiscusso talento, credo che l’affermazione fatta a un quotidiano di non vedere attualmente altre eredi italiane – anzi, il fatto che me ne vada sarà uno stimolo per cercarle, come ha sottolineato – sia poco elegante da parte di una vera artista quale è la Ferri. Anche perché nel firmamento ballettistico internazionale altre grandi ballerine brillano luminose già da tempo. Un nome per tutte: Viviana Durante.

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