Fuerza Bahía Blanca

La solidarietà è sempre la risposta? Riflessione sulla catastrofe ambientale in Argentina
Gentileza Claudio Eberhardt-Cooperativa Giornale Ecomedios-Bahía Blanca

La città argentina di Bahía Blanca si trova a 573 km dalla città di Buenos Aires, capitale della Repubblica Argentina. È nota per il suo sviluppo commerciale, in quanto ospita un importante polo petrolchimico. È conosciuta come la “Porta e il Porto” del sud dell’Argentina, in quanto si trova all’ingresso della regione patagonica e il suo porto è in acque profonde, il che favorisce l’operatività di navi dal pescaggio elevato. È un importante centro culturale e accademico.

Ha 300.000 abitanti, con importanti aree di multiculturalità in quanto ha accolto un gran numero di migranti. È famosa per il suo festival delle collettività in cui polacchi, tedeschi, italiani ricordano le loro culture di origine; recentemente si sono aggiunti anche i venezuelani. Questi migranti hanno anche proposto i principi del cooperativismo, le prime espressioni di questo tipo di organizzazione sociale risalgono al 1912. Allo stesso tempo la città ha centri militari molto importanti.

Sabato 16 dicembre, alle 19.00, è iniziato un temporale: una massa d’aria molto calda si è scontrata con una massa fredda proveniente da sud, provocando venti da 150 a 180 chilometri orari, e una grande quantità di acqua e grandine. Circa 5.000 alberi sono caduti e 100 tetti sono stati spazzati via.

La tragedia più grande è stata la morte di tredici persone, che in un piccolo club stavano condividendo l’evento di chiusura dell’anno di pattinaggio. Le strutture sportive di queste città più piccole sono in molti casi più precarie di quelle delle grandi città. Immediatamente tutto è crollato, la città è rimasta senza elettricità e connettività e con poche possibilità di transito. Gradualmente, il comune e la provincia di Buenos Aires hanno iniziato a fornire alcune risorse, sempre insufficienti.

Gentileza Claudio Eberhardt-Cooperativa Giornale Ecomedios-Bahía Blanca

Alcuni settori proclamano che ogni regione dovrebbe essere autosuficiente, la parola sintesi di questo pensiero sarebbe il famoso slogan “si salvi chi può”, quando invece lo Stato dovrebbe accompagnare soprattutto in questi momenti le situazioni di fragilitá, perché per diversi motivi non tutti hanno le stesse posibilitá.

Come sempre, la cosa più bella è la solidarietà che si genera tra le diverse comunità: dove non arrivano i grandi interessi economici, arrivano le Chiese e le persone impegnate per il bene comune. Dalla cittá vicina di Punta Alta, colpita anche per questa tragedia, dove i focolari contano con il centro di accompagnamento comunitario, persone del movimento Nuovi orizzonti, mi raccontano: «Domenica pomeriggio, grazie all’aiuto del Comune, abbiamo potuto mettere a disposizione uno spazio per la consegna di materassi e cibo. Una volta coperto il necessario per il quartiere, ciò che è rimasto è stato dato al quartiere vicino. Venerdì, cinquanta famiglie riceveranno i pacchi di Natale, grazie all’impegno di molti della nostra comunità. Soprattutto i giovani si sono impegnati. Vedere come si comportano dà molta gioia e speranza».

Innumerevoli atti concreti di generosità si stanno mobilitando per rispondere ai bisogni di tutti. Le persone portano cibo ai centri in cui sono ospitate le persone le cui case sono state danneggiate, offrono le loro auto per il trasporto, fanno campagne per rispondere ad ogni necessitá.

Alla domanda che apre l’articolo, rispondiamo che sì, la solidarietà può risolvere i problemi in profondità, ma è una solidarietà che si articola necessariamente in risposte istituzionali. Le organizzazioni della società civile possono fare molto, ma come si afferma da diversi anni, i problemi dell’esclusione sociale sono così gravi che questo lavoro non è sufficiente.

Come comunità globale, dobbiamo incoraggiare i nostri Stati ad impegnarsi a fondo per accompagnare coloro che, per vari motivi, non hanno accesso ai beni della nostra casa comune.

Oggi ci sono molte guerre: Ucraina-Russia, Israele-Palestina, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Camerun, Repubblica Centrafricana, Etiopia, Mali, Mozambico, Nigeria e Senegal; si tratta di guerre politiche,ma allo stesso tempo sono guerre per l’ambiente – quanto accaduto a Bahia Blanca ne è un esempio – e anche le guerre per le disuguaglianze sociali.

Tutto questo è il risultato di un sistema economico ingiusto che si trasforma in molti volti, come l’Idra di Lerna, che continua a prevalere con nuove teste raddoppiate. Forse la proposta sia quella di continuare ad articolare le azioni creative degli attivisti dei vari movimenti di solidarietà per ottenere i cambiamenti strutturali in economia, politica, ecologia, comunicazione, ecc., che questa nuova fase del capitalismo globale richiede.

La scritta “Forza Bahia Blanca” è stata riportata sulla doppia maglia di Lautaro Martinez dell’Inter di Milano. Il giocatore argentino è originario di questa città e quando ha segnato un gol per la sua squadra, il giorno dopo la catastrofe, ha voluto fare questo gesto per esprimere la sua solidarietà. Per molti è stato toccante. Sicuramente questi gesti di vicinanza o projimità, come ama dire papa Francesco, sono la chiave per generare processi di vera trasformazione sociale.

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