“Fronte del porto”, dal cinema al teatro

Fra gli appuntamenti della settimana la trasposizione teatrale del film di Elia Kazan, del romanzo di Elio Vittorini “Uomini e no”, e, oltre all’immancabile Pirandello, una storia della giovane autrice Francesca Garolla. La danza omaggia Pina Bausch a Torino.

“Fronte del porto”, dal cinema al teatro

Un’altra “storia cinematografica” firmata da Alessandro Gassmann che dirige Daniele Russo e altri 10 attori in una riscrittura in cui Enrico Ianniello fonde le suggestioni del testo originale con quelle dei poliziotteschi napoletani degli anni ‘80. Ambientata nella Napoli di 40 anni fa la storia gioca, dal punto di vista formale, con le musiche dei film, con i colori sgargianti della moda, con i riferimenti culturali di quegli anni in cui, dice Ianniello, «la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione criminale, gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il porto era sempre di più al centro di interessi diversi, legali e illegali». Sulla scena la storia prende vita tra la baraccopoli di Calata Marinella, la Chiesa del Carmine, il molo Bausan, la Darsena Granili e l’avveniristica Casa del Portuale di Aldo Rossi, per restituirci la forza delle vicende e delle intense e rabbiose relazioni tra i personaggi che la popolano. “Fronte del porto”, di Budd Schulberg con Stan Silverman, traduzione e adattamento Enrico Ianniello, regia e scene Alessandro Gassmann, con Daniele Russo e Antimo Casertano, Orlando Cinque, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Edoardo Sorgente, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice, costumi Mariano Tufano, luci Marco Palmieri, videografie Marco Schiavoni, musiche Pivio e Aldo De Scalzi, sound designer Alessio Foglia. Coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania. A Napoli, Teatro Bellini fino al 25/11, a Catania, Teatro Verga, dal 19/2/2019 al 3/3.

I giovani Uomini e no di Vittorini

Un cast di giovani attori, della stessa età dei partigiani ventenni che, nel romanzo di Elio Vittorini (drammaturgicamente ridotto per il teatro da Michele Santeramo), combattono il nazifascismo, in una Milano martoriata dalla guerra civile. Sul palcoscenico scenograficamente tagliato da un tram d’epoca spaccato in due, la tormentata storia d’amore tra Enne2, capitano dei GAP a Milano, e Berta, sposata a un altro uomo che non riesce a lasciare, fa da contraltare alle atrocità del conflitto, tra attentati organizzati dalla Resistenza e rappresaglie, con fucilazioni sommarie, condotte con lucida crudeltà dai nazisti del Capitano Clemm e dalle milizie fasciste di Cane Nero. “Uomini e no”, di Michele Santeramo, tratto dal romanzo di Elio Vittorini, regia Carmelo Rifici, scene Paolo Di Benedetto, luci Claudio De Pace, costumi Margherita Baldoni, musiche Zeno Gabaglio. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, dal 13 al 23/11.

Maratona Bausch. Danzare la memoria, ripensare la storia

Il progetto, curato da Susanne Franco – dal 16 al 18/11 alla Lavanderia a Vapore di Torino, per Piemonte dal Vivo – è stato pensato per rendere omaggio a Pina Bausch in vista dell’imminente decennale della sua scomparsa avvenuta nel 2009. La storia del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch e dei suoi spettacoli, attraversa il tempo anche con la trasmissione della poetica di Bausch a nuove generazioni di artisti, grazie ai danzatori che hanno continuato a far parte della compagnia dopo il 2009 e a quelli che hanno proseguito i propri percorsi altrove come interpreti, insegnanti o coreografi. Questo patrimonio artistico ha segnato in modo indelebile la scena teatrale del XX e del XXI secolo e l’immaginario degli spettatori, che a loro volta ne custodiscono la memoria e il mito. Tre spettacoli – Jessica and Me di Cristiana Morganti, Rewind di D. Deflorian e A. Tagliarini, Oro di Francesca Foscarini e G. Lopalco -, un cortometraggio di Rossella Schillaci, una video-installazione, una mostra fotografica, un workshop per danzatori, un seminario di studio, incontri con artisti e presentazioni di libri offriranno allo spettatore di oggi l’occasione di confrontarsi con i diversi aspetti di questa eredità e con le molte dimensioni della memoria.

Il Fu Mattia Pascal di Daniele Pecci

«Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: – Io mi chiamo Mattia Pascal. – Grazie, caro. Questo lo so. – E ti par poco?”». Così scriveva Luigi Pirandello. A interpretare questo tra i personaggi più conosciuti della sua narrativa teatrale, è ora Daniele Pecci con la regia di Guglielmo Ferro che, nelle sue note di regia scrive: «L’adozione di una recitazione lineare, l’essenzialità del messaggio drammaturgico servono ad assegnare ai tre personaggi, tre punti di vista delle diverse vicende. I portali del baratro sono sempre in azione. Si aprono e si chiudono su ricordi, incubi, amori, malumori, famiglie, donne, città. Un’acrobazia della coscienza sull’incoscienza, della Morte sulla vita. Ed è in questi azzardi di Mattia che cadono gli altri personaggi: tutti traditi e traditori. Vittime e carnefici impastati. E allora Mattia è un codardo o è un eroe negativo? ». “Il fu Mattia Pascal”, di Luigi Pirandello, adattamento di Daniele Pecci, e con Giovanni Maria Briganti, Adriano Giraldi, Diana Höbel, Marzia Postogna, Vincenzo Volo, scene Salvo Manciagli, costumi Françoise Raybaud, musiche Massimiliano Pace, regia Guglielmo Ferro. Produzione Arca Azzurra Teatro, La Contrada Teatro Stabile di Trieste, ABC Produzioni. A Roma, Teatro Quirino, fino al 18/11; a Catania, teatro ABC, dal 2 al 9/12. In tournée.

Tu es libre, storia di una donna libera

Una sconcertante riflessione sulla possibilità di scegliere qualcosa che sia anche molto distante dalla nostra etica o dalla nostra morale. Protagonista è Haner, una giovane donna francese, che decide di partire per la Siria e aderire a un sistema socio-culturale totalmente diverso da quello cui apparteniamo. Haner non ha origini mediorientali, non è un’immigrata, non è un’emarginata, non è stata manipolata e non è pazza. È una giovane donna francese che può fare, ed essere, tutto ciò che vuole. Libera di scegliere, semplicemente mette in atto la propria libertà. Una libertà che si mostra in tutta la sua violenza, che va oltre il valore della morte e della vita, oltre la comprensione e al di là di qualsiasi previsione. In sette giorni, la madre, il padre, un innamorato e un’amica di Haner tentano di dare un senso alla sua storia e attraverso le loro parole la stessa autrice, in scena, cerca una possibile definizione all’improbabile, oscena, incredibile libertà di Haner. “Tu es libre”, di Francesca Garolla, regia di Renzo Martinelli, con Liliana Benini, Maria Caggianelli Villani, Francesca Garolla, Viola Graziosi, Paolo Lorimer, Alberto Malanchino, suono di Giuseppe Ielasi, luci di Mattia De Pace, costumi Laura Claus. Produzione Teatro i. A Milano, Teatro i, dal 14/11 al 6/12.

 

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