Franco Siddi: Intercettazioni e stampa come procedere?

Vengono divulgate giorno dopo giorno le trascrizioni di conversazioni telefoniche intercettate nel quadro di inchieste giudiziarie. Va bene il dovere di cronaca, ma il rispetto del segreto d’ufficio dove lo mettiamo? E quello della privacy? Gli scandali emersi negli ultimi mesi, anche grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte dalla magistratura, non sono costruiti dai giornalisti o dai giornali, i quali sono stati messi in condizione di pubblicare ed hanno pubblicato. Il dovere di cronaca, che è speculare al diritto dei cittadini ad essere informati, è incardinato nel principio costituzionale della libertà di espressione e di stampa. Ai giornalisti tocca il compito di diffondere le notizie, non in modo arbitrario ed irresponsabile certo. I confini di questa responsabilità stanno nelle leggi della repubblica come anche nelle norme deontologiche che la categoria si è data o, come nel caso del codice di deontologia sulla privacy, ha costruito insieme con il garante della privacy. Va anche detto, con il senno di poi, che riguardo ad alcune intercettazioni una maggiore attenzione poteva e doveva essere posta a tutela di persone, familiari e conoscenti, che non erano direttamente coinvolte o responsabili per atti e fatti concernenti pubblici personaggi, per i quali – come si sa – il diritto alla privacy conosce motivate e legittime limitazioni. È certamente maturo il tempo per l’istituzione, anche nel quadro di una riforma della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, di un giurì per la lealtà dell’informazione capace di correggere, in tempi rapidi, storture ed abusi nei confronti di cittadini. Per scavare nel problema, ci si chiede poi quali siano i criteri di autorizzazione delle intercettazioni e quali i criteri del loro uso. È giusto e opportuno interrogarsi costantemente sui criteri e la portata delle indagini giudiziarie, dal momento che queste possono in alcuni casi incidere profondamente sull’immagine e persino sulla libertà delle persone. I destinatari di questi dubbi ed interrogativi sono anzitutto i magistrati, in quanto depositari dei poteri d’indagine, e subito dopo il parlamento, al quale spetta l’eventuale correzione delle norme presenti nei codici, a partire dal codice penale e dal codice di procedura penale. Per quanto riguarda i giornalisti ed il loro lavoro, non va sottaciuta la nostra preoccupazione per una recentissima normativa che pone interamente nelle mani dei capi delle procure della repubblica la facoltà di dialogare con la stampa. Sarebbe stato meglio, ed auspichiamo che rapidamente si correggano in tal senso le norme, individuare insieme, stampa e magistratura procedure e metodi al fine di evitare, nel corretto intento di regolamentare la diffusione delle notizie, corridoi troppo stretti ed a senso unico nel flusso delle informazioni giudiziarie. Per i giornalisti il punto fermo è uno: le notizie sono le principesse dell’informazione e se di interesse pubblico vanno date, perché è di tutta evidenza che vicende che mettono in luce comportamenti discutibili di personaggi pubblici debbano essere conosciute. Le intercettazioni, quando disponibili, sono materiale grezzo da trattare a questo fine, con discernimento, spirito critico, responsabilità, attenzione alla dignità delle persone. Questo è il compito del buon giornalista. Nelle intercettazioni emerge un degrado morale che toccherebbe tanti ambienti della vita pubblica italiana. Secondo lei, le testate giornalistiche potrebbero contribuire a migliorare il tasso etico – oltre che lo stile – della nostra vita civile? Non credo, né immagino che la stampa, ed il giornalismo in generale, possano arrogarsi o svolgere una funzione maieutica ed educativa. Ciò ci avvicinerebbe inesorabilmente a condizioni riassumibili nelle definizioni di stato etico e di società dirigistica. I giornali e i giornalisti possono e debbono fare al meglio il loro mestiere, sempre tesi alla ricerca della verità sostanziale dei fatti, senza indurre nella tentazione dello scoop a tutti i costi, nella consapevolezza che qui c’è anche una funzione educativa. La cronaca è il sale del giornalismo ed è da essa che bisogna sempre ripartire per costruire un sistema dell’informazione sempre più aggiornato e capace di dare stimoli al lettore, penso anzitutto ai giovani, invogliandolo all’approfondimento ed all’ampliamento del personale bagaglio culturale.

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