Francesco nella periferia baltica

Che cosa incontra il papa nei tre Paesi ex-sovietici? La dimensione ecumenica sarà preponderante, ma non andrà dimenticata l’importanza “politica” della visita del weekend: rassicurare i popoli estone, lettone e lituano contro ogni dittatura. E porre di nuovo la questione di Dio

L’anima, il carattere e le tradizioni dei tre piccoli Paesi che Bergoglio incontrerà questo weekend sono composite. Simili e nel contempo diversissimi. L’Estonia, il Paese più a Nord dei tre, vive di una laicità profonda (75% della popolazione si dice senza religione); la Lettonia è cattolica solo al 20%, con un 50% di agnostici, mentre la Lituania è cattolica all’80%. Queste percentuali suggeriscono la profonda diversità che attraversa questi popoli, che non hanno mai voluto fondersi in un’entità più vasta anche se nell’immaginario collettivo sono sempre stati associati. Li uniscono, tra l’altro, il mare che tanta arte ha ispirato – provate ad ascoltare una composizione del grandissimo musicista estone Arvo Pärt passeggiando su una spiaggia al Parco Kadriorg di Tallinn, capitale dell’Estonia –, l’ingombrante vicino russo – a Riga fa impressione, è un duro pugno nello stomaco, il Museo dell’occupazione della Lettonia, che narra drammaticamente il maglio nazista e la tenaglia sovietica – e una capacità di sofferenza fuori dal comune – basti percorrere le strette viuzze della Collina delle croci nella Lituania a Šiauliai per capire quanto sangue del corpo e dell’anima abbiano versato gli uomini e le donne baltici dei tre Paesi –.

Nel programma, da sabato a martedì, il papa visiterà i tre Paesi con base nella cattolicissima Vilnius. In Lituania si recherà al santuario Mater Misericordiae, incontrerà i giovani, andrà a Kaunas per la messa domenicale e l’Angelus prima di incontrare vescovi, sacerdoti e religiosi. Poi, di nuovo a Vilnius, visita al Museo delle occupazioni e lotte per la libertà e al Monumento delle vittime del ghetto. In Lettonia, lunedì, incontri ecumenici in programma, nel Rigas Doms, luterano, e nella Cattedrale cattolica, quindi visita al santuario della Madre di Dio di Aglona e messa. Martedì tappa finale in Estonia: incontro ecumenico con i giovani nella Kaarli Lutheran Church e visita alle opere di carità della Chiesa, quindi messa in piazza della libertà. Poi si tornerà a Roma.

Se il carattere ecumenico del viaggio appare scontato, soprattutto in Lettonia ed Estonia, altrettanto importante appare il monito che il papa rivolgerà a vicini e lontani perché la libertà non venga mai più soffocata da nessun potere politico, di qualsiasi colore esso si rivesta, da qualsiasi ideologia esso nasca. E rivolgerà parallelamente l’invito a preservare i caratteri culturali di ogni singolo popolo, per quanto piccoli essi siano. A questo proposito, una giornalista della Tass all’incontro di presentazione del viaggio in Vaticano, ha rivolto a Greg Burke, responsabile della sala stampa, una domanda sul possibile richiamo del papa al rispetto delle minoranze russe presenti nei tre Paesi, in particolare in Estonia. Burke ha solo risposto: «Wait and see», aspetta e vedrai. Certamente il problema non è di second’ordine, visto che nel periodo sovietico le autorità moscovite avevano incentivato l’afflusso di uomini e donne di etnia russa nei tre Paesi, come d’altronde era stato fatto in tutta la zona sovietica non russa. Oggi le tensioni affiorano qua e là, e le popolazioni stentano a integrarsi. Infine, non va dimenticato che il papa si troverà a incontrare popolazioni che, forse con l’eccezione lituana, sono ormai assai post-cristiane. Cercherà certamente, con il suo stile libero e conciliante, di riproporre la questione di Dio, della dimensione spirituale della vita, della necessità per l’uomo di non chiudere i propri orizzonti. Anche stando in periferia.

 

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons