Fragili e egocentrici

«Sono una maestra elementare e i bambini sono maleducati e capricciosi. Non mi venga a dire che dipende dalla mancanza di regole perché le regole ci sono e le capiscono». Anna - Roma
Scuola elementare

Una ricerca svolta in Italia in alcuni istituti comprensivi ha individuato che l’attenzione labile, le difficoltà di concentrazione, la maleducazione e l’ipercinesi degli alunni sono al centro delle preoccupazioni delle insegnanti. Appare chiaro che è in crisi tutto quanto riguarda l’autocontrollo, l’autonomia, la disciplina, il rispetto delle regole, insomma, le relazioni sociali.

Eppure occorre constatare che oggi bambini e ragazzi ricevono più regole rispetto a un tempo e vengono educati da tante agenzie formative.

Dov’è allora il problema? Penso che la radice più profonda sia in quel processo che viene denominato come adultizzazione infantile, processo per cui il bambino viene considerato un piccolo adulto, tralasciando il percorso del controllo emotivo e dell’educazione al sacrificio. Inoltre la società odierna avanza una serie di richieste ai nostri bambini, costringendoli a diventare bravi e grandi in fretta.

Dal punto di vista cognitivo il bambino viene considerato grande, mentre emotivamente è ancora piccolo e viene sottoposto a forti emozioni senza avere gli strumenti di controllo per gestirli. Si struttura così un narcisismo di fondo, come difesa di fronte a tutto ciò che comporta andare oltre il sé, protetto dal mondo adulto.

Cosa fare? È importante comprendere che l’educazione all’autocontrollo avviene sin da piccoli e comporta due caratteristiche: lo stimolo adeguato e l’indicazione paziente della risposta. Educare al sacrificio significa far comprendere e sperimentare al bambino che l’apparente rinuncia porterà a una gioia più grande nel diventare libero e in grado di gestire sé stesso.

Per la scuola è arrivato il tempo di promuovere una concreta educazione alle emozioni e una contrattualizzazione delle regole per tutti i bambini. Solo così i nostri bambini saranno in grado di rapportarsi al mondo che dovranno costruire nel futuro.

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