Forza Italia 2.0, si accelera

Berlusconi convoca l’Ufficio di presidenza del Pdl per formalizzare la proposta di confluenza del partito nel remake di Forza Italia. Alfano ed i governativi disertano il vertice. Resa dei conti rinviata al Consiglio nazionale dell’8 dicembre. Ma intanto tutte le cariche sono azzerate ed il vice-premier non è più segretario. Scissione in vista?
Silvio Berlusconi rilancia Forza Italia

Alcuni passi propedeutici erano già stati consumati. I lettori ricorderanno come lo scorso Ferragosto una pattuglia di nove Piper della brianzola Aertraining avesse sorvolato i litorali delle più frequentate spiagge del Centro-Nord (da Capalbio all’Argentario, da Sorrento a Forte dei Marmi, da Riccione a Rimini, da Sabaudia a Portofino…), con uno striscione lungo 25 metri: “Forza Italia Forza Silvio”. Era un’idea dell’ala dura del Pdl, nata subito dopo la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset, per confermare – certo – il sostegno incondizionato al leader storico, ma anche per segnare l’inizio di una lunga campagna in vista di possibili elezioni, nel nome della risorta Forza Italia che avrebbe dovuto mandare in soffitta il simbolo Pdl.

Un mese dopo, il 19 settembre, il giorno successivo alla diffusione del videomessaggio (nel quale l’ex premier annunciava che, anche se fosse decaduto dalla carica di senatore, avrebbe continuato a fare politica fuori dal Parlamento), Silvio Berlusconi (accompagnato da Alfano, Brunetta, Schifani, Bondi, Santanché e Lupi) inaugurava già la nuova sede di Forza Italia.

Per sancire la rinascita del partito fondato nel 1994, si traslocava da via dell’Umiltà in un nuovo e lussuoso edificio: 3mila metri quadrati in Piazza San Lorenzo in Lucina, nel pieno centro di Roma, sempre dalle parti di via del Corso.

È chiaro che non bastava un cambiamento di sede per formalizzare compiutamente il passaggio dal Pdl a Forza Italia, perché si richiedeva la messa in atto di talune procedure rituali, ma la via sembrava ormai segnata.

Passa un altro mese e si arriva al dunque, con una improvvisa accelerazione. Dopo alcune conversazioni telefoniche con il vicepremier, definite “di fuoco”, il cavaliere convoca una riunione dell’Ufficio di presidenza del Pdl. Alfano chiede un rinvio, ma Berlusconi va avanti e i governativi (5 sui 24 convocati) disertano l'incontro. L'ufficio di presidenza sancisce il passaggio dal Pdl a Forza Italia, con l’azzeramento di tutte le cariche. Alfano non è più segretario ed il timone passa a Berlusconi, cui viene conferita la presidenza con pieni poteri.

Adesso si attenderà la ratifica da parte del Consiglio nazionale del Pdl, previsto per l’8 dicembre. È la stessa data in cui si svolgeranno le primarie per la segreteria del Pd:  un giorno di fuoco, dunque, per la resa dei conti all’interno dei due maggiori partiti della coalizione di governo.

Scissione in vista? Berlusconi dichiara: «Alfano ha tutta la mia stima ed il mio affetto: resteremo uniti». E riguardo alle possibili ripercussioni sull’esecutivo assicura: «Continueremo a dare il nostro sostegno al governo». Anche Alfano, conserva l’aplomb e parla di unità del partito, pur se tra le colombe sono in tanti coloro che lo sollecitano a creare subito gruppi parlamentari autonomi.

Ma per Il Giornale la riunione di ieri «è la cartina di tornasole del braccio di ferro interno al Pdl tra colombe e lealisti». E secondo Libero: «La spaccatura nel Pdl è scontata, ed i tempi non potranno che essere brevi». Una delle ipotesi è una scissione vera e propria, «tra una Forza Italia colonizzata dai falchi e un Pdl governativo affidato ad Alfano»; mossa che, per il quotidiano, sarebbe pur sempre «concordata col Cavaliere, il che consentirebbe ai due partiti di presentarsi alleati alle elezioni».

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