Figlio mio che sei in terra: alle radici del Cielo

Per continuare a credere nell'umanità buona e giusta insieme a Carlo Carretto
infinito

“Padre nostro che sei nei cieli”, prega l’umanità perché così Gesù ci ha insegnato a pregare. E dal canto Suo, il Padre prega: “Figlio mio che sei in terra”. Quello che ci sorprende sempre di Carlo Carretto è il suo genuino rapporto con Dio, il suo totale abbandono all’amore del Padre. Una fede incrollabile ma sempre messa in discussione, fede nell’uomo e in Dio, come quella del racconto evangelico di Pietro che cammina sulle acque, invitato da Gesù a raggiungerlo, ma che preso dalla paura, grida: "Signore, salvami!". Andare verso Cristo non è una passeggiata, scrive Carretto, ma la fede riesce a trasformare l’acqua in sentiero che ti conduce passo dopo passo verso la piena unione con l’eterno.

 

Dirigente dell’Azione Cattolica negli anni ’30, Carretto aveva fondato circoli giovanili durante gli anni della ricostruzione post bellica, cercato le persone migliori da formare, anche come futuri dirigenti dell’Azione cattolica, organizzato l’attività della stampa associativa con una serie di riviste.

 

A 44 anni egli lascia tutto, associazionismo, politica, amici e si ritira nel deserto, seguendo i Piccoli Fratelli di Gesù (comunità ispirata alla spiritualità di Charles de Foucauld). Nel deserto si abbandona completamente a Dio, dieci anni di lungo silenzio, di preghiera e di ascolto. Ritorna in Italia con l’incarico di fondare una fraternità e sceglie il convento abbandonato di San Girolamo a Spello. Il sindaco lo concede soltanto dopo aver sentito la risposta di Carretto a questa domanda: "Perché ha scelto quel luogo?". E Carlo: "Perché voglio la Chiesa dei poveri, voglio essere vicino alla gente semplice perché è in essa che trovo la vera fede in Dio".

 

E qui fratel Carlo scrive i suoi libri più belli: Il deserto nella città; Ho cercato e ho trovato; Al di là delle cose; Ciò che conta è amare; E Dio vide che era cosa buona; Un cammino senza fine; nei quali parla di sé, della sua vocazione, della spiritualità, della ricerca di Dio, del desiderio di preghiera.

 

 “E Dio vide che era cosa buona e giusta”: in questi tempi nei quali l’umanità viene da una parte cacciata e dall’altra respinta, le parole di Carretto entrano nel cuore immettendone linfa vitale che ci permette di continuare a vivere per un mondo rinnovato da un amore puro per l’uomo, creatura prediletta di Dio. Per continuare anche noi a credere nell’umanità, “buona e giusta”.

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