Falcone e Borsellino, 20 anni dopo

Arte, impegno e passione civile sul palcoscenico nel mese di maggio

Falcone e Borsellino, 20 anni dopo

Il 1992 fu un anno oscuro e orribile della storia italiana. Mentre si segnava la fine della cosiddetta Prima Repubblica con i processi “mediatici” di Tangentopoli che coinvolsero principalmente i tribunali milanesi, i due magistrati simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, saltarono in aria con chili e chili di tritolo. Da allora, si cerca affannosamente una verità. Venticinque anni dopo, Claudio Fava  prova a raccontare fuori dalla cronaca, lontano dalla commiserazione, la forza di quegli uomini, la loro umanità, il rigore dei pensieri, il loro senso profondo dello Stato e, soprattutto, la solitudine a cui furono condannati. Di nuovo tra noi, in un tempo presente, condannati a vivere, i due giudici ripensano alle cose accadute, ascoltano le vite degli altri, osservano questi venticinque anni di cose torbide, di frasi lasciate a metà, di trattative e di baratti… E intanto mettono in scena la loro allegria e la loro agonia, la voglia di vivere e l’attesa della fine. “Novantadue. Falcone e Borsellino, 20 anni dopo”, di Claudio Fava, allestimento e regia Marcello Cotugno con Filippo Dini, Giovanni Moschella, Pierluigi Corallo, Luci Stefano Valentini, suono Gianfranco Pedetti. Produzione BAM Teatro in collaborazione con XXXVII Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano e Festival L’Opera galleggiante. A Roma, Piccolo Eliseo, dal 2 al 6/5.

Il cielo non è un fondale

Lo spettacolo parte da un sogno che è a sua volta generato da una canzone. È lì, tra il buio e il corpo della musica che inizia il vero, paradossale, lavoro del teatro: sognare gli altri assieme a loro, in uno spazio scenico vuoto che si ingrandisce e si restringe, come l’architettura, a un tempo contratta e smisurata, della nostra mente. In questo luogo sospeso, Antonio racconta di aver sognato Daria nei panni di una barbona e, pur avendola riconosciuta, di essere passato oltre; quel gesto innesca una ritmica di incontri e di misconoscimenti, di cadute e di incidenti, di parole e di canzoni, scandita da due sentimenti contraddittori: la paura di essere noi stessi l’altro, l’escluso, “l’uomo che mentre tutti sono al riparo resta da solo sotto la pioggia” e il desiderio di metterci, per una volta, al suo posto. “Il cielo non è un fondale”, di e con Daria Deflorian, Antonio Tagliarini, e con Francesco Alberici, Monica Demuru; testo su Jack London Attilio Scarpellini, disegno luci Gianni Staropoli con la collaborazione di Giulia Pastore, costumi Metella Raboni. A Milano, Piccolo Teatro Studio Melato dal 2 al 6/5.

Festa di famiglia

Lo spettacolo è una riflessione sulle dinamiche di violenza e sopruso che si possono scatenare all’interno del nucleo familiare. Il pretesto per parlarne è il compleanno di una madre di sessant’anni festeggiata dalle sue tre figlie.Il testo nasce da un originale assemblaggio di testi di Pirandello: commedie e materiali estratti dalle sue novelle e dai romanzi tagliati e cuciti insieme sotto la guida speciale di un maestro di ironia qual è Andrea Camilleri. Il metodo di lavoro della compagnia Minipretese è sempre quello di un lavoro collettivo di drammaturgia, regia, scrittura e  messinscena.”Il tema è drammatico e la storia che raccontiamo lascia pochi spiragli alla speranza, ma la sfida che ci proponiamo è quella di riuscire a raccontarne anche il lato tragicomico, di riuscire a vedere ciò che di grottesco e ridicolo si cela dietro le umane miserie, e speriamo che in questo Pirandello ci faccia da maestro”. “Festa di Famiglia” da Luigi Pirandello, testo e regia Mitipretese,collaborazione drammaturgica di Andrea Camilleri, con Fabio Cocifoglia, Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Diego Ribon  Sandra Toffolatti, Mariángeles Torres; luci e impianto scenico Mauro De Santis, direzione musicale: Sandro Nidi con canti dal vivo della tradizione popolare italiana e musiche originali. A Roma, teatro Vascello, dal 2 al 6/5.

La grande danza a Palermo

Proseguono, dal 2 al 5 maggio, le rappresentazioni  al Teatro Massimo di Palermo de La grande danza: Doda, Duato, Kylián, con tre coreografie di Gentian Doda, Nacho Duato e Jiri Kylián, protagonista il Corpo di ballo del Teatro Massimo con l’Orchestra diretta da Alessandro Cadario. Sin lo cual no dell’albanese Gentian Doda, su musiche di Joaquín Segade, è una coreografia che vede i ballerini passare dall’immobilità forzata alla frenesia, a volte muovendosi insieme come ingranaggi di una gigantesca macchina, a volte chiusi ognuno come in un proprio personale delirio. È invece la natura con i suoi misteriosi poteri al centro di Duende, coreografia di Nacho Duato, su musiche di Claude Debussy. Alle più intellettuali e spiritose risorse dell’umanità, incarnate nel secolo dei lumi e nella musica di Mozart, fa invece allusione Sechs Tänze su coreografia, scene e costumi di Jiri Kylián, costruito sulle musiche delle Sei danze tedesche di Mozart. Per Kylian sono “sei momenti apparentemente privi di senso, impossibilitati a svilupparsi davanti al mondo d’oggi sempre turbato che, per ragioni imprecisate, ciascuno porta dentro di sé”, utilizzando quel “favoloso strumento che è il nostro corpo, così ricco che supera tutte le lingue del mondo”.

May Days – Incontro con la danza d’autore

Il progetto vede due teatri di Parma, il Teatro delle Briciole e Europa Teatri, impegnarsi congiuntamente nella promozione della giovane danza contemporanea, nel segno preciso di una forte attenzione a integrare i momenti della fruizione e della riflessione, della visione e della formazione. L’analisi degli stormi degli uccelli è il tema portante degli appuntamenti di May Days al Teatro Europa affidati a Daniele Albanese, danzatore e coreografo, curatore del progetto «Birds Flocking», di cui vede la luce la prima tappa (il 6/5) che si sviluppa tra prove, ricerca ed esiti performativi. Gli appuntamenti prevedono: Camilla Monga in Quartetto per oggetti, che rielabora l’idea compositiva di «Ionisation», opera per tredici percussionisti del compositore Edgar Varèse (1883-1965), mediante l’utilizzo di tredici oggetti d’uso comune; Barbara Berti in Bau#2, spettacolo che esplora le connessioni invisibili tra corpo e mente attivate in tempo reale dal performer e dagli spettatori (il 4/5); Manfredi Perego presenta Primitiva, spettacolo che nasce da una ricerca incentrata su elementi primari che abitano la corporeità; il CollettivO CineticO presenta il premiato Sylphidarium, un’autopsia del balletto classico, trasformato e ibridato con ginnastica, acrobatica, culturismo e con un finale aerobico modellato sui video di Jane Fonda, con costumi argentati, lunari, sempre nel bianco di una scena che vuole ripetere l’effetto abbacinante del volteggiare dei tutù (il 5/5).

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