Era mio padre

Chicago, 1931. Michael Sullivan potrebbe sembrare un normale padre di famiglia: una moglie, due figli, una casetta nei sobborghi. Ma ciò che i figli non immaginano è che il loro tranquillo genitore sia in realtà uno dei più spietati killer della gang del vecchio John Rooney, di cui è il figlio putativo. Una notte, però, il figlio maggiore di Michael scopre la verità seguendo di nascosto il padre e assistendo a una strage che questi compie insieme insieme al figlio del boss. Quest’ultimo, allora, tenta di eliminare Michael e il suo primogenito per togliere di mezzo testimoni scomodi, ma riesce a uccidere solo la moglie e il figlio più piccolo. Michael Sullivan e il figlio si ritrovano così a essere allo stesso tempo prede e cacciatori: devono sfuggire ai killer incaricati di ucciderli e allo stesso tempo cercano di vendicare l’uccisione dei loro cari… In Era mio padre la proporzione del dramma è quella tipica della tragedia greca in cui convenzioni sociali radicate, anche nell’ambiente malavitoso, sono stravolte dall’incedere degli eventi. Il conflitto edipico qui si contorce: Michael Sullivan per proteggere il figlio deve uccidere l’uomo che gli ha fatto da padre e John Rooney è pronto a sacrificare quello che sente come suo figlio per salvare la sua progenie naturale. Un tema complesso che, a tratti, riesce a scavare in profondità nei personaggi. Come considerare questo film? Il gangster movie ha sempre esercitato un certo fascino sul cinema d’autore e anche Mendes non ha resistito alla tentazione di cimentarsi con il genere. Ma Mendes non è Abel Ferrara e nemmeno Martin Scorsese e il suo film funziona solo nella prima parte, dove il tono cupo e opprimente e la dolente figura del gangster, carico di rimorsi e di intima repulsione per il mestiere che è costretto a fare, conferiscono spessore e significato alla storia. Nella quale prende forma anche il tema della paternità nei suoi risvolti più complessi. In alcuni momenti, tuttavia, il film si adagia su sé stesso fino allo scontato finale. Peccato, perché storia e personaggi, con un po’ di coraggio in più, avrebbero potuto condurre condurre a esiti ben più convincenti. Regia di Sam Mendes; con Tom Hanks, Paul Newman, Jude Law, Tyler Hoechlin, Jennifer Jason Leigh, Stanley Tucci, Daniel Craig, Liam Aiken.

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