EcoOne a “Fa’ la cosa giusta!”

In Umbria la fiera del consumo critico e degli stili sostenibili: Connessi, Coinvolti, con... testa, mani, cuore

Il weekend del 18-20 novembre 2022, presso Umbria Fiere di Bastia Umbra, nella cornice delle colline di Assisi, si è tenuta nuovamente in presenza una delle manifestazioni annuali della Fiera “FA’ LA COSA GIUSTA!”, fiera del consumo critico e degli stili sostenibili, nata da un’idea della casa editrice Terre di mezzo e organizzata in collaborazione con Fair Lab Srls e Associazione Il Colibrì aps, con il patrocinio della Regione Umbria, della Provincia e del Comune di Perugia, con Arpa Umbria quale partner tecnico scientifico.

Numeri notevoli ha fatto registrare questa settima edizione: non solo dieci aree espositive, oltre 140 stand e aziende, più di 150 eventi gratuiti ma anche un ricco programma culturale, fruibile anche dalle scuole. L’obiettivo è quello di dare spazio e visibilità alle varie realtà imprenditoriali, associazionistiche e istituzionali che sposano la causa del consumo consapevole e degli stili di vita sostenibili, ponendo al centro del proprio interesse la persona e l’ambiente, cercando di coniugare sviluppo con equità, occupazione solidale e risparmio di qualità.

In uno stand dedicato, intitolato significativamente Prendersi cura, sono state ospitate una ventina di realtà territoriali, in un incastro mirabile di buone pratiche, valori, concretezza, reciprocità, complementarietà nella risposta ai bisogni, sotto il coordinamento e l’organizzazione della Diocesi di Perugia Città della Pieve e la Pastorale Sociale, del Lavoro e della Custodia del Creato.

Un tema, quello del prendersi cura, declinato in varie forme, che ha cercato di far conoscere e valorizzare coloro che sono sul territorio e se ne prendono cura, facendosi carico, con passione, della sua complessità, e dove economia, politica, giustizia, salute, ecologia non sono elementi isolati ma un tutt’uno. Un’ecologia integrale che non ha ricette confezionate ma solo creatività, fantasia, volontà di aprire nuovi sentieri stando vicino alle persone in modo concreto.

Ben rappresentato l’ambito emergente dell’Economia civile con la presenza dei giovani dell’Economy of Francesco e alcune realtà associative del territorio, come Re.Leg.Art. Onlus, il Consorzio Sale della terra di Benevento e tanti altri.

Anche EcoOne – iniziativa internazionale e interdisciplinare, che cerca di declinare il carisma di Chiara Lubich nelle discipline ambientali – ha aderito con entusiasmo all’invito della Pastorale della Diocesi di Perugia, partecipando alla Fiera con alcuni suoi rappresentanti, provenienti da tutta Italia. Titolo della proposta: “Coinvolti, Consapevoli, Connessi, Con… testa cuore e mani – Attiva i tuoi sensi… connettiti con la natura”.

Ecco cosa ci hanno raccontato di quanto da loro vissuto:

Thalassia: «La preparazione è cominciata già due mesi prima e si è costruita grazie ad un ascolto paziente reciproco fra noi: partendo dalle idee ed ispirazioni di ciascuno è stato possibile realizzare un progetto ambizioso: comunicare in maniera laica e appassionata l’importanza delle relazioni e delle interconnessioni tra la famiglia umana e il pianeta, secondo prospettive diverse, con l’obiettivo di stimolare la riflessione dei visitatori sulle motivazioni intime e profonde che legano ciascuno e ciascuna alla cura e custodia del mondo animale, vegetale, minerale e umano».

Andrea: «Una volta presa consapevolezza della fragilità del nostro pianeta e della nostra “piccolezza” nell’universo, ho illustrato ai ragazzi come ogni cellula del corpo umano e di ogni altro essere vivente o ogni elemento del mondo minerale sia costituita da elementi che possono provenire solo dalle stelle e dai loro cicli di trasformazione, come ad esempio le reazioni che avvengono nel nostro Sole o da una supernova. Ecco un primo livello di reciproca interconnessione che possiamo definire su scala cosmica».

Prendere consapevolezza dei propri impatti è importante ma non basta: poi bisogna agire di conseguenza, ma la società in cui siamo inseriti rema contro, ci rende le cose difficili, ed è facile scoraggiarci se non riusciamo più di tanto a diminuire la nostra impronta. Cosa fare allora? L’idea è di rilanciare il nostro impegno con due proposte, secondo l’approccio che tiene uniti “testa, cuore e mani”:

– la sottoscrizione di un patto di responsabilità per l’umanità e per il pianeta

– l’adesione al progetto DPSAR, che ha già coinvolto numerose scuole. Consiste nel convertire in denaro azioni di sostenibilità comuni, di piccola entità: prima si compiono, poi si monetizzano, sponsorizzate da qualcuno (es. dai genitori dei ragazzi), da devolvere in aiuto alle popolazioni che ora stanno subendo gli effetti più gravi delle calamità dovute ai cambiamenti climatici, magari in paesi molto lontani. Tutto questo mediante l’adesione al “Patto di risparmio energetico” e tramite l’uso di un’apposita Applicazione (https://www.youtube.com/watch?v=xI9Ka_x2U7k) e ha il molteplice vantaggio di unire la riduzione delle emissioni climalteranti (l’azione sostenibile), la cultura del dare (corrispettivo in denaro) e la mitigazione (dove non possibile, la compensazione) delle emissioni (progetti nei paesi vittima di calamità). È possibile aderire al “Patto di risparmio energetico” in piccole o grandi comunità (una classe scolastica, in famiglia, un’associazione di persone), fissare degli obiettivi via via crescenti, sfidarsi in gare di sostenibilità, innescando circoli virtuosi.

Thalassia: «Ogni particella del mio corpo ha una storia lunghissima, durante la quale può aver fatto parte di un’onda del mare, di un pezzo di carbone, della cima di una montagna, di una raffica di vento o semplicemente di una banana… L’atomo di carbonio lega tutti gli esseri viventi, mondo minerale compreso, in un intreccio di connessione reciproca e dinamica, che apre la mente ad un’altra prospettiva unitaria: tutti siamo tutto. Ci porta via via a sentirci come parte di un tutto e a percepire sulla nostra pelle il grido di dolore del pianeta e dell’umanità come se lo si provasse nel proprio cuore, nella propria mente e nel corpo».

Gianmaria: «Abbiamo chiesto: “Quando avete fatto l’ultima passeggiata in un bosco o lungo una scogliera a picco sul mare, intorno ad un lago, a una palude? Provate a chiudere gli occhi e immaginate di essere proprio lì dove vi siete sentiti bene. Ora provate a contare tutti i suoni che avvertite: quanti provengono da attività umane e quanto dall’ambiente naturale, vivente o non vivente?”. Abbiamo provato questo esperimento, con l’aiuto di alcune registrazioni di paesaggi sonori: cosa non banale nel contesto rumoroso di una fiera. In una seconda fase dell’esperimento abbiamo provato ad eludere le sorgenti di rumore antropiche: ecco che ora facilmente riuscivamo a contare più specie animali o a percepire rumori in secondo piano, come il fruscio del vento sulle fronde, il gorgogliare dell’acqua di un ruscello o una lieve pioggerellina. Non tanto per sottolineare la poesia o il romanticismo, la sensazione di benessere dell’esperienza che possiamo fare stando più a contatto con la natura, che pure è indiscutibile, ma soprattutto si è trattato di scoprire che ogni suono, così come ogni odore, colore si esprime in natura in una dinamica continua che è sinfonia permanente, non scritta, improvvisata, ma comunque armonica».

Elena: «Quante volte ci siamo liberati di un giornale, magari nemmeno letto per intero, ritenendolo uno scarto? Eppure la creatività umana permette di trovare sempre nuovi modi di riutilizzo, un’alternativa avvincente e nobilitante sia per chi la compie che per il materiale, come ad esempio avviene tutti i giorni nella “Bottega Cartura” a Catania, in cui lavoro, in cui da parecchi anni fabbrichiamo artigianalmente soggetti in cartapesta, partendo da semplice carta di giornale e colla di farina e acqua. Ogni nostra opera, si riappropria di una nuova identità e valore, proprio attraverso la nostra arte manuale ed espressiva. È affascinante scoprire come ognuno percepisce in modo diverso l’intenzione e il vissuto che traspare dalle nostre creazioni, la storia del materiale che prende una nuova forma, una nuova vita».

Dopo testa e cuore, abbiamo messo in azione anche le mani, attraverso un workshop sul riutilizzo creativo di plastica e giornali che abbiamo chiamato Dagli un’altra chance – con le mani in plastica. È stato possibile sperimentare l’incontro e la relazione tra generazioni, dai bambini, ai ragazzi, agli adulti, tutti e tutte coinvolti nella creatività e nel dialogo.”

Un weekend molto intenso, dunque, vissuto nella città della Pace, Assisi, che non può lasciare indifferenti; un weekend in cui è stato possibile sperimentare una sinergia importante, proficua, nuovi sentieri tracciati che promettono percorsi condivisi fra gli attori coinvolti. Un esperimento riuscito, a dimostrazione, una volta di più, che lavorare insieme ti mette in discussione, richiede lo sforzo di trascendere la propria identità, ma ripaga e porta frutti succulenti che tutti possono gustare.

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