Donne consacrate in prima linea

La via della speranza è la profezia: questo il tema affrontato da 850 superiore generali di 80 Paesi diversi in un convegno a Roma. L’incontro col papa

Seminatrici di speranza profetica” è il tema della XXI assemblea plenaria della UISG che si è svolta a Roma presso l’Hotel Ergife dal 6 al 10 maggio e ha visto 850 superiore generali di 80 paesi diversi incontrarsi per riflettere su come la vita religiosa possa essere segno di speranza nel mondo di oggi, diviso e conflittuale. Un mondo dove soprattutto donne e bambini stanno soffrendo.

Durante le tavole rotonde e le conversazioni in gruppo per lingue, suore e laiche hanno raccontato varie e differenti esperienze vissute su più fronti; tali conversazioni, attraverso i rapporti fatti nell’assemblea plenaria, hanno favorito il confronto, il dialogo, la condivisione fra le tutte le superiore generali, divenendo mezzo privilegiato per guardare la vita reale, i problemi, gli appelli dell’umanità di oggi.

Sr. Teresa Maya, ccvi, nella sua introduzione ci ha interpellate nel modo seguente: «Chi siamo? Dove stiamo andando? Sono interrogativi inderogabili che ci hanno divise e tormentate. Il dibattito sul rinnovamento deve essere lasciato riposare per il bene della visione del Regno di Dio che siamo state chiamate a testimoniare: le persone del nostro tempo sono alla disperata ricerca di speranza».

Come essere quindi seminatrici profetiche di speranza oggi? Durante la settimana si sono affrontate e sviluppate tematiche importanti come la visione della vita religiosa per il futuro, l’interculturalità, la salvaguardia del creato, il dialogo interreligioso, corredate da testimonianze che hanno documentato come molte donne consacrate sono in prima linea nelle diverse periferie del mondo.

Una presenza che non fa notizia, che non fa rumore, ma che c’è e prende sempre più coscienza dell’importanza e dell’urgenza di farsi “voce” dei più fragili, dei più poveri, di interpellare le autorità politiche e sociali, di sviluppare reti tra le congregazioni e le associazioni che lavorano per restituire la dignità a coloro cui è stata rubata.

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Si prende coscienza della necessità della presenza profetica della vita religiosa nel mondo, sottolineando che i carismi, mantenendo l’intuizione originaria, rispondono e si adattano ai cambiamenti. Il papa nel discorso scritto per l’udienza, tra l’altro dice: «Sviluppate piuttosto la fantasia della carità e vivete la fedeltà creativa ai vostri carismi. Con esse sarete capaci di “riproporre l’inventiva e la santità dei fondatori” (San Giovani Paolo II, Esortazione Apostolica Vita Consecrata, n. 37), aprendo nuove vie per portare l’incoraggiamento e la luce del Vangelo alle diverse culture in cui vivete e lavorate nei più svariati ambiti della società, come essi fecero al loro tempo. Con loro sarete capaci di rivisitare i vostri carismi, di andare alla radice, vivendo il presente convenientemente, senza avere paura di camminare, “senza permettere che l’acqua smetta di scorrere”».

Molte comunità religiose in tutto il mondo hanno una fisionomia multiculturale: vivono la vita e la missione inter-culturalmente. Questa realtà è una vocazione e un segno di speranza profetica come quella che ha testimoniato suor Elisabetta Flick, raccontando l’esperienza inter-congregazionale vissuta dedicandosi in questi anni all’accoglienza dei migranti in più contesti. Forte e commovente è stata la testimonianza di suor Elvira Tutuolo che ha descritto, a partire da fatti avvenuti in Centro-Africa, raccontati dai protagonisti, la realtà cruda, dura e violenta che vive la sua gente. In quest’area turbolenta per la guerra, molti se ne sono andati via e la gente rimasta, disperata, ha posto alle suore questa domanda: anche voi volete andare via da qui?. «La missione delle religiose lì è di non smettere – noi con loro –, continua sr. Elvira, di farci samaritane, insieme al Dio della speranza, della resurrezione e della vita».

Anche voi andate via? L’espressione ripresa da suor Carmen Sammut, presidente della UISG, durante l’Udienza del papa ha ricordato che «questa domanda dice quella fragilità della quale noi facciamo parte. Se non siamo nelle zone fragili, non possiamo neanche essere veramente madri».

Altre testimonianze e interventi si sono susseguiti in ordine alla responsabilità della vita religiosa riguardo al pianeta in una prospettiva biblica (Sr. Judette Gallares, RC), b); alla presentazione della Campagna UISG “Seminare speranza per il pianeta: la strada da seguire” (sr. Sheila Kinsay, fcjm); al dialogo inter-culturale (suor Adriana Carla Milmanda  SSpS); al dialogo interreligioso (Donna Orsuto).

Alla plenaria è intervenuto anche il cardinale João Braz de Aviz che ha risposto alle domande poste da 12 superiore generali e ha celebrato la Messa conclusiva in San Pietro il 10 maggio seguita dall’Udienza di papa Francesco.

Dopo il lancio della campagna del 10° anniversario della fondazione Talitha Kum, una rete anti-tratta che coinvolge più di duemila religiose, donne dedite ad aiutare altre donne, che opera in 77 paesi, e la visita alla mostra fotografica di Lisa Kristine Nuns healing hearts, che racconta la storia, l’accoglienza e l’assistenza fornite a persone sfruttate, ha avuto luogo nell’aula Nervi l’udienza di papa Francesco per le partecipanti al congresso. A sorpresa ha lasciato il discorso scritto, consegnandolo alla presidente, e ha parlato a braccio rispondendo alle domande delle religiose in sala.

Il papa ha toccato diversi argomenti: riguardo gli abusi ha detto «Ieri è uscito un altro documento (il Motu proprio: Vos estis lux mundi). Stiamo prendendo coscienza con molta vergogna […]. È incominciato un processo, ma dobbiamo andare avanti, passo dopo passo, per risolvere il problema […]. L’abuso delle religiose è un problema serio, è un problema grave, io ne sono cosciente […]. E non solo l’abuso sessuale della religiosa: anche l’abuso di potere, l’abuso di coscienza. Dobbiamo lottare contro questo. E anche il servizio delle religiose: per favore, servizio sì, servitù no. Tu non ti sei fatta religiosa per diventare la domestica di un chierico, servitù no, servizio sì».

Riguardo al diaconato femminile che era stato affrontato nella precedente plenaria: «La commissione istituita ha lavorato bene – ha detto il papa –, ma sono arrivati fino ad un certo punto tutti d’accordo, poi ognuno aveva la sua idea». Così papa Francesco ha detto che consegnerà alla presidente «il risultato del poco a cui sono arrivati tutti d’accordo», promettendo che si continuerà a studiare. Ha poi concluso: «Io non posso fare un decreto sacramentale senza un fondamento teologico, storico. Ma si è lavorato abbastanza. È vero, il risultato non è un granché. Ma è un passo avanti». E rispetto all’impegno delle suore nella Chiesa: «Quale è il lavoro della suora nella Chiesa, della donna e della donna consacrata? Non sbagliare pensando che sia solo un lavoro funzionale… Può darsi, sì, che lo sia, un capo dicastero… ma l’importante è una cosa che va oltre le funzioni, che ancora non è stata maturata, che ancora noi non abbiamo capito bene. Io dico “la Chiesa è femminile”, “la Chiesa è donna”, e qualcuno dice: “Sì, ma questa è un’immagine”. No, è la realtà. Nella Bibbia, nell’Apocalisse la chiamano “la sposa”, è la sposa di Gesù, è una donna. Ma su questa teologia della donna dobbiamo andare avanti».

Dopo aver risposto ad altre domande e prima del congedo, il papa ha raccolto l’invito di una suora a partecipare almeno ad una parte della prossima assemblea del 2022: «Prendo sul serio l’invito, se sarò vivo ci andrò».

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