Discriminazione a Pomigliano? La versione della Fiat

«La competizione richiede nuove regole. Le assunzioni non vengono fatte guardando all'iscrizione sindacale». La multinazionale risponde alle accuse della Fiom
Protesta dei lavoratori di Pomigliano

L’accusa di discriminazione nell’assunzione degli operai iscritti alla Fiom presso la nuova società partenopea della Fiat di Pomigliano D’Arco, denominata Fabbrica Italia Pomigliano Spa, è contenuta in un dossier dei metalmeccanici della Cgil. Ma testimonianze e denunce pubbliche compaiono su diversi mezzi di informazione, trasmissioni Rai incluse.
 
I tribunali del lavoro saranno investiti da un numero significativo di vertenze sul tema e fa scuola la sentenza del giudice d’appello di Potenza, che ha definito discriminatorio il licenziamento dei tre operai iscritti alla Fiom, accusati di sabotaggio, come altri pronunciamenti sempre a sfavore della fabbrica torinese.

Ma come replica alle accuse la Fiat di Marchionne? L’ufficio stampa ci ha rimandato alle dichiarazioni già rese presso altre sedi, non essendoci ad oggi un comunicato  ufficiale sulla questione delle discriminazioni. L' avvocato napoletano Raffaele De Luca Tamajo, ordinario di diritto del lavoro e riconosciuto da molti come l’inventore della soluzione giuridica del nuovo impianto di Pomigliano è il legale del gruppo automobilistico e ha ribadito che non «non c’è nessun tentativo di escludere la Fiom, ma la competizione richiede nuove regole, ne va del futuro dell’auto e forse dell’economia nazionale».
Nello stesso modo ha risposto Paolo Rebaudengo, responsabile delle relazioni industriali della Fiat alle denunce della Fiom sulla mancata assunzione di tesserati Fiom nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, nella trasmissione Presadiretta di Rai3 di domenica 4 marzo 2012.
 
Non esiste solo la Fiom  Come riportato dall’ufficio stampa della Rai, il dirigente della casa automobilistica ha affermato: «Oggi a Pomigliano lavorano già 2071 persone e le assunzioni non vengono assolutamente fatte con criteri che facciano riferimento all’iscrizione sindacale. A parte che da gennaio noi non siamo più a conoscenza degli iscritti Fiom, perché da gennaio, in applicazione del nuovo contratto, le aziende non sono più obbligate a effettuare le trattenute sindacali alla Fiom. Pertanto, da gennaio, teoricamente a noi non risulta più nessun iscritto alla Fiom. Voi pensate che la Fiom sia il sindacato. In Italia ci sono anche altri sindacati e in Fiat la Fiom non è la maggioranza».
 
Nella stessa trasmissione Rebaudengo ha parlato anche dei tre operai della Fiat Sata di Melfi, reintegrati sul posto di lavoro dopo un licenziamento ritenuto ingiustificato e discriminatorio da parte del giudice. Circa la decisione dell’azienda di non far comunque rientrare in fabbrica i tre lavoratori, il responsabile delle relazioni sindacali del gruppo ha affermato: «Non è previsto dall’ordinamento, dalle norme di legge, dalla giurisprudenza che noi siamo costretti a tenere in fabbrica delle persone nei confronti delle quali il rapporto fiduciario è totalmente saltato in relazione al loro comportamento gravemente scorretto. La Fiom ha già fatto una denuncia penale in tal senso che è stata archiviata. Noi aspetteremo di vedere le motivazioni, faremo ricorso in Cassazione. Abbiamo recentemente registrato da parte della Corte d’appello di Salerno una sentenza a nostro favore di un lavoratore anche lui iscritto Fiom, nove anni fa licenziato dalla Fiat di Melfi. E la Corte d’appello di Salerno ha confermato il licenziamento di questo lavoratore. Ci abbiamo messo nove anni per avere giustizia. Abbiamo pazienza, la Fiat ha 112 anni di storia, può aspettare».
 
 

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