Dalla crisi alla fraternità

Nella suggestiva cornice di Montefalco, assemblea, convegno e terzo premio Chiara Lubich per la fraternità in terra d’Umbria per l’Associazione Città per la Fraternità
montefalco

Idealmente disegnano un parallelogramma, posto nel cuore dell’Italia, i Comuni di Montefalco, Deruta, Massa Martana e Spoleto. Sono la radice di quella significativa esperienza amministrativa e culturale che si chiama “Città in rete in terra d’Umbria” e che fa parte di quel più vasto progetto che raduna 122 comuni italiani, l’Associazione Città per la fraternità. Ora la rete ha acquisito altre città, come Norcia, Marsciano, Passignano al Trasimeno, ma la corsa continua….

 

Come da prassi ormai consolidata, i magnifici quattro, vincitori lo scorso anno del Premio internazionale Chiara Lubich per la fraternità, ne ospitano l’edizione 2011 con il convegno Dalla crisi alla Fraternità: un momento per riflettere sulla sfide che la fraternità propone quale categoria politica, nodo che completa e unisce libertà e uguaglianza, gli altri due cardini della “modernità”.

 

Proprio il 4 dicembre l’Associazione spegne la terza candelina. Da quell’inizio che ha conosciuto un’espansione naturale e contagiosa, coinvolgendo, oltre amministrazioni comunali anche una regione, la Campania, cliccando il tasto rewind per scorrere le immagini dall’inizio, con le sue iniziative, esperienze, convegni, buone prassi e quant’altro c’è da rimanere in qualche modo meravigliati. Ma forse molto è dato da una forte convinzione e dalla conseguente urgenza di essere rete, che, grazie alla reciprocità, consente sinergie sulla base di scelte sempre più finalizzate al bene comune, interscambiabili ed imitabili. Questo anche per ridare centralità alla comunità, ai cittadini che rappresentano sicuramente il valore aggiunto per il raggiungimento di questo obiettivo. I comuni che hanno sviluppato un’esperienza di dialogo e confronto tra di loro e che sentono, nell’ambito del più vasto e complesso lavoro di tipo politico-amministrativo, la necessità di promuovere un laboratorio permanente di esperienze positive da mettere in rete e da moltiplicare per progettare le città del futuro, per pensarle come contenitori di fiducia e spazi dove sviluppare relazioni nuove, come risposte alle profonde domande che oggi ci si pone.

 

La mattina a Spoleto, nella Casa comunale, il sindaco Daniele Benedetti ha accolto l’assemblea dei Comuni aderenti, presieduta dal Presidente Pasquale Boccia. Un momento per fare una sintesi del cammino percorso e delle mete da raggiungere perché la fraternità, sfrondata da ambiguità e buonismi, possa declinarsi nelle buone pratiche amministrative e politiche, per essere sempre più servizio al bene comune.

 

Nel pomeriggio a Montefalco, presso la sala consiliare, il convegno nazionale dall’associazione: Dalla crisi alla fraternità. Dapprima il benvenuto del Sindaco Donatella Tesei, da sempre una delle amministratrici più convinte dal progetto, con la lettura dei messaggi giunti dal presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini, da Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, da Marco Fatuzzo, presidente internazionale del Movimento politico per l’unità, e dai sindaci di Trento e Pisa. Poi la parola a Pasquale Boccia, che ha sottolineato come in questi tre anni, densi di iniziative, eventi e relazioni feconde, la fraternità stia trovando spazi sempre più ampi proprio perché la crisi di valori, di senso, oltreché economica, impone un salto, una visione ed una prospettiva che non possono essere rimandate. Rivolgendosi poi alla collega di Genova, Marta Vincenzi, presente al convegno, le ha espresso tutta la vicinanza dell’Associazione e l’ammirazione per essere stata in piedi di fronte ad una tragedia che avrebbe piegato chiunque. «Tutto questo si configura in un processo di rinnovamento efficace sia della politica che della vita civica, a partire da un rinnovato senso della vita democratica – ha proseguito Boccia – Proprio nei momenti in cui sembra che una società, un sistema economico, una cultura abbiano perduto gli elementi di coesione e il senso di una direzione comune, la politica può e deve svolgere la sua funzione insostituibile ricominciando dallo spazio della città».

 

Nel tema centrale svolto si è posto l’accento sulla volontà di passare dalla proposta che l’Associazione ha lanciato in questo tempo al progetto, riproponendo in modo chiaro ed inequivocabile la categoria della fraternità anche attraverso la formazione dei giovani e dei cittadini, realtà che non può prescindere dall’altro cardine che è la relazione, le relazioni tra persone, col fine di costruire le comunità.

 

Infine, la cerimonia della premiazione. Cinque i premi assegnati, di cui una menzione d’onore ed un premio speciale. Quest’ultimo ai protagonisti dell’iniziativa suggerita dal sindaco di Montecosaro e vice presidente dell’Associazione, “La fraternità corre in vespa” (vedi città Nuova n. 20/2011) Giuliana Foresi e Giorgio Serafino, i due vespisti che, nel 150 dell’unità d’Italia, hanno percorso dal 4 settembre al 26 ottobre 6000 km e toccato 60 Comuni portando il messaggio della fraternità. La menzione speciale al Comune Argentino di Roland, nella provincia di Santa Fe, per un progetto di promozione di comunità. È la seconda volta che un comune del continente Latinoamericano fa giungere un progetto all’Associazione, aprendo di fatto, concrete prospettive internazionali Poi i premi a Trento, Bra e, primo premio a Genova che i quattro Comuni umbri vincitori dell’edizione 2010: Deruta, Massa Martana, Spoleto, Montefalco, consegnano al sindaco della città della Lanterna.

 

Commoventi e coinvolgenti le parole della sindaco Vincenzi nel ringraziare per questo premio, assegnatole ancor prima della tragedia che ha subito. E ripercorrendo appassionatamente la storia di Genova, ha ricordato che essa non ha mai conquistato od occupato, ma ha dialogato ed accolto, come particolare porta del Mare Nostrum. Ed ha ricordato che è soprattutto nel dopoguerra che si staglia la sua attuale fisionomia, segno della ripresa economica, ma con cui adesso occorre fare i conti, con i suoi molteplici rischi ambientali. In un momento di assoluta, commossa interazione con i presenti, ha espresso il dolore per la ferita che l’alluvione aveva inferto alla città, alla comunità ed anche a lei, sua prima cittadina, dove ha più volte sentito fortemente il peso, il dolore e la solitudine per quanto avvenuto. Ma anche tanta vicinanza, presente anche oggi con una folta delegazione di genovesi che pur da idee e prospettive anche diverse non hanno fatto mai mancare un contributo. La sindaco ha concluso sottolineando la necessità di essere rete per non tirarsi indietro e sorreggere le situazioni civili e umane drammatiche. Un video, poi, ha reso partecipi dell’iniziativa nata nei giorni immediatamente successivi all’alluvione, realizzata anche grazie ai social network e alle tecnologie care ai giovani, che, una volta mollati i notebook e gli smartphone, si sono rimboccati le maniche e che hanno lavorato per liberare Genova dal fango, dandosi un motto suggestivo: “Non c’è fango che tenga”. Il prossimo anno sarà proprio Genova, che tutti speriamo sanata, dentro e fuori, ad ospitare la quarta edizione Premio Chiara Lubich per la Fraternità.

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