Da Mozart a Boulez

Occasione unica, grazie all’Accademia di Santa Cecilia in Roma, quella di esplorare il percorso – unitario e molteplice insieme – dello spirito occidentale attraverso la musica, interpretata da grandi artisti. Daniel Oren afferra con ebbra passione la Quinta Sinfonia di ? Ciaikovskji, fa cantare all’orchestra il suo dubbio: abbandonarsi al fato o alla fede? Oren calca sui colori dello strumentale, per estrarne fuochi, terrori della morte e ancora voglia “golosa” di vita. L’orchestra ceciliana suona miracolosamente, elettrizzata e libera dopo le Cuatro Estaciones Portenas di Piazzolla, dove jazz e classico si amalgamano in quadri espressionisti di ferina primitività: danza il bandonéon di Richard Galliano, creatura viva: il tango da folk diventa sfida per la vita. Grande prova dei solisti: piano, Velia de Vita, e primo violino, Carlo Maria Parazzoli, pubblico incandescente. Identico effetto quando Victoria Mullova, moscovita di razza, affronta il Mozart dei Concerti n. 2 e 3 per violino e orchestra: il diciannovenne Salisbughese scoppia di vivacità, acutezza, fantasia, la malinconia futura è lontanissima e la Mullova, agile e scattante, gli presta la chiarezza precisa del suono. Con l’Orchestra of the age of Enlightment – dal 1986 puntata al barocco su strumenti originali – la violinista trova accordo di colori fra le impennate violinistiche e il timbro caldo, scuro di archi ed ottoni: un gioco di rapporti “musicali” esemplare. Daniel Baremboim, a Roma dopo 50 anni, distinto signore di 60 anni, incornicia l’iperromantico Liszt degli Années de pèlerinage con superiore distacco: il tocco signorile, forte e vellutato, privo di concessioni sentimentalistiche o furiose all’onnivoro mondo lisztiano, nasconde la magia tecnica con una lettura perfetta, ma che, accennando più che dicendo tutto, vuol lasciar libero spazio all’ascoltatore di entrare a colloquio con Liszt. Il che accade – ed è grande successo – nonostante la poca disciplina di parte del pubblico. Il quale invece è conquistato e attento, al Parco della musica, da Pierre Boulez e il suo Ensemble Intercontemporain, nato nel 1976. Il Novecento di Luciano Berio (Sequenza VI per viola, Chemins II) e dello stesso Boulez (Incises per piano e Sur Incises per 9 strumenti) è lancinante, impaurito, quasi una creatura morta incapace ormai di amare: se in Berio, nel brano per viola, si avverte lo sforzo immane di andar oltre alla musica stessa, superando il “male di vivere”; in Boulez la fantasia gorgoglia solitaria in un universo in cerca di unità. Musica di ricerca appassionata, di colori ritmi suoni quasi impossibili, pure commoventi nell’attesa gridata di una luce. Stupendo l’Ensemble non solo per il virtuosismo sonoro dietro al gesto asciutto di Boulez, ma per quel dialogare – uniti e distinti – dei componenti, musicisti di razza straordinaria e di giovanile entusiasmo. C’è speranza per la musica del Terzo Millennio. 39° Festival Nuova Consonanza – Il “suono sacro” a Roma già dal 9/11 vanta un dicembre ricco di appuntamenti: presentazione del volume Viaggio al centro del suono di Giacinto Celsi al Goethe Institut con un concerto di musiche dell’autore l’1; brani di Celsi, Nono,Gesualdo, Perezzani, Baggiani il 5 con i Neue Vocalsolisten di Stoccarda. Pezzi di Sebastiani, Riehm e Schubert l’8 con l’Orchestra di Roma e Lazio (Auditorio Pio), il 9 al Parco della musica con il Freon Ensemble diretto da Stefano Cardi. Il 10 Messiaen e Latry a Santa Maria sopra Minerva, e il 15 brani di Panni, Scelsi, Dall’Ongaro, Evans e Messiaen (Parco della musica). info@nuovaconsonanza.it

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