Il Cristo velato nella Lingua dei segni

Tutto esaurito a Napoli per il lungo ponte iniziato durante la Settimana Santa. Uno dei capolavori del centro storico, la celebre Cappella Sansevero, ora è fruibile anche per non udenti

Tra le mete d’arte scelte dal grande turismo nazionale e internazionale, subito dopo Roma e Firenze spicca Napoli, meravigliosa, vitalissima, dai contrasti stridenti e dall’indiscussa capacità di accogliere e stupire. Pur non brillando in accessibilità per le persone con difficoltà motorie, il capoluogo partenopeo vanta numerosi progetti di inclusione sociale, sia attraverso la sperimentazione di percorsi storico-artistici accessibili a tutti, sia attraverso collaborazioni con enti pubblici e privati. Tra questi, il progetto curato dal centralissimo Museo Cappella Sansevero in collaborazione con l’Ente nazionale sordi (Ens), sezione provinciale di Napoli, e l’Associazione Progetto Museo (www.museosansevero.it). L’iniziativa offre alle persone sorde l’opportunità di partecipare a visite guidate dedicate, in cui la storia del principe Raimondo di Sangro, le leggende e la sontuosità barocca della Cappella vengono trasmesse nella Lingua dei segni italiana.

Si tratta di un luogo del centro storico intriso dei misteri che ruotano intorno al personaggio più esaltante e forse più enigmatico del ‘700 napoletano: il principe di Sansevero, quel leggendario Raimondo Di Sangro (Torremaggiore 1710 – Napoli 1771) che nell’Età dei Lumi fu letterato, inventore, editore, mecenate, Gran Maestro della massoneria, e che Salvatore Di Giacomo descrisse, nel 1896, in Celebrità napoletane, con queste parole: «Uomo di grande ingegno e grandissimo spirito: se non mi sbaglio, si valse dell’una cosa più per diletto proprio che per altro, e dell’altra usò per burlarsi di tutti. È anche, e specie per questo, ch’egli ha meritato di passare alla posterità».

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E alla posterità Raimondo di Sangro è passato soprattutto per il ricco simbolismo della Cappella che ne porta il nome, con ingresso in un vicolo stretto, attiguo al Palazzo di famiglia dei Sansevero, in cui è difficile finanche passare in questi giorni di festa, data la folla di visitatori. All’interno, tra le numerose opere degne di nota, come il Disinganno, ed alcune enigmatiche presenze, come le Macchine anatomiche, si può ammirare una delle sculture più note e suggestive della storia dell’arte italiana e non solo, il drammatico Cristo velato, opera di Giuseppe Sanmartino. Lo scultore partenopeo venne incaricato dal Principe di scolpire una statua a grandezza naturale, rappresentante Cristo morto, coperto da un sudario trasparente, realizzato dallo stesso blocco di marmo bianco. Il risultato è qualcosa di sorprendente, di cui non si finirebbe mai di contemplare i dettagli: il morbido ricamo che pare di velo sottile, deposto delicatamente sul corpo senza vita, i segni della recente agonia, il costato trafitto, i fori dei chiodi sulle mani e sui piedi, la vena ancora gonfia di sofferenza sulla fronte, il corpo scavato. Un’opera mirabile che specialmente nella Settimana Santa induce a riflettere sul mistero della sofferenza e della morte e sul valore redentivo della passione di Cristo.

Il progetto di fruizione della Cappella Sansevero in Lis – un sistema codificato di segni delle mani, espressioni del viso e movimenti del corpo –, come spiegano gli organizzatori, si avvale dell’esperienza di 4 operatori sordi, associati Ens, dopo una accurata formazione che ha messo a disposizione del gruppo modalità e strumenti preziosi per trasmettere le emozioni che la bellezza della cappella suscita nei visitatori di tutto il mondo e per raccontare il mondo del principe di Sansevero senza filtri: non attraverso una mera traduzione della lingua parlata ma con una vera e propria interpretazione di una lingua nazionale. Per partecipare alla visita gratuita è necessaria la prenotazione tramite l’Ente nazionale sordi (mail: prenotazioni.ensnapoli@gmail.com). Un’occasione da non perdere per godere di una città sempre più accogliente.

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