Cremazione, sì o no?

Cimiteri

«Vorrei conoscere il parere della Chiesa sulla cremazione, visto che oggi è sempre più in uso. Io personalmente non sarei contrario, visto che nella Bibbia si legge: “Sei polvere e in polvere ritornerai”. Un tempo, non ammettendo una vita nell’aldilà, questo metodo veniva usato come disprezzo dell’uomo che finiva con la morte».

Benito Morandini – Udine

 

Proprio perché è caduto, nella mentalità comune, questo legame tra cremazione e “disprezzo” dell’uomo come essere destinato all’immortalità, la Chiesa oggi la consente come metodo di sepoltura. Il “corpo” non è una realtà separata dall’essere personale, certamente, ma esprime la persona nel suo cammino storico. Mentre ciò che diciamo “anima” è la persona stessa nella sua destinazione oltre la storia. Corpo e anima, soprattutto nella cultura semitica, sono due punti di vista con cui guardare alla totalità della persona, unica nel suo cammino storico e nell’oltre la storia.

La cremazione, allora, non è la “distruzione” della persona, ma un modo di concludere il cammino storico, che, come tale, non è eterno. Paolo scrive che «si semina un corpo materiale, risorge un corpo spirituale» (1Cor 15, 44). Per noi, che siamo discepoli di una tradizione culturale tendente a distinguere, e talvolta a separare, più che a vedere le cose in unità, non è sempre facile partire da un punto di vista “unitario” in cui prenda senso anche la distinzione.

Quindi, il riferimento biblico da lei citato non è molto attinente al discorso che stiamo facendo, soprattutto se inteso in senso letterale: è piuttosto il richiamo a una fragilità legata a una mancanza di “potere” sulla vita stessa. Il senso globale del nostro essere persona va ricompreso nel “destino” di Gesù morto e risorto, come appunto fa Paolo: «Se non è vero che i morti risorgono, allora neanche Cristo è risorto. E, se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede!» (1Cor 15, 16).

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