Cosa resta dell’Italicum

Le diverse e contrastanti reazioni dei partiti dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale della Camera, in attesa delle decisioni di Mattarella e della pubblicazione delle motivazioni della Consulta
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

«Dopo la decisione della Corte Costituzionale resta in campo un sistema tecnicamente funzionante, ma disallineato tra Camera e Senato. Questo può lasciare aperta un’esigenza politica, ma non tecnica (…). Se i giudici avessero operato un’amputazione drastica, non sarebbe possibile andare al voto prima dell’intervento di una nuova legge. Questa possibilità, invece, è assicurata”. Il presidente emerito della Consulta, Valerio Onida, commenta così all’Ansa la sentenza della Corte chiamata a valutare la costituzionalità di alcuni aspetti dell’Italicum, la legge elettorale approvata dal governo Renzi, dopo il ricorso di un pool di avvocati.

Nel merito i giudici hanno bocciato il ballottaggio e la libertà per i capilista pluricandidati di scegliere il collegio di elezione, che invece sarà indicato tramite sorteggio. Restano salvi il premio di maggioranza al 40%, i 100 capilista bloccati che ciascun partito può indicare, uno per ognuno dei 100 collegi in cui viene suddiviso il Paese, e la possibilità di pluri-candidature (fino a un massimo di 10).

La conseguenza politica più rilevante della decisione della Corte è che l’Italicum così modificato è comunque utilizzabile e sebbene i due sistemi non siano identici, essi non sono inconciliabili. In altre parole la Corte riconsegna al Parlamento una legge pronta all’uso. Su questo punto nelle ultime ore si è acceso il dibattito politico, fra i sostenitori del “voto subito”, PD, Lega, M5S e Fratelli d’Italia, e quelli che preferiscono rimandare l’appuntamento con i seggi, Forza Italia, Ncd e Sinistra italiana.

Matteo Renzi
Matteo Renzi

L’ex premier Matteo Renzi sarebbe “soddisfatto” per la sentenza che in buona parte conferma l’Italicum, e decisoad andare al voto, magari entro giugno e ripescando il Mattarellum, valido per entrambe le Camere: “Basta melina, il Pd è per il Mattarellum, i partiti dicano subito se vogliono il confronto. Altrimenti la strada è il voto”, è la linea che il segretario dem avrebbe indicato ai suoi.

Suoi che tuttavia non sono compatti. La minoranza dem per voce di Francesco Laforgia attribuisce la parziale bocciatura ad una mancanza di “mediazione e di umiltà” e ammonisce: “Senza una discussione sul progetto che il Pd vuole presentare al Paese e senza conoscere lo schema di alleanze, il Pd rischia non solo di non trovare il consenso ma la tenuta del partito stesso”. E Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, rilancia l’ipotesi di una “coalizione di centro sinistra, nello spirito dell’Ulivo, fondata su programma e leadership condivisi”.

Il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, si rivolge ai 5stelle: “Vedo che ora il Movimento lancia la palla in tribuna dicendo ‘parliamo della legge elettorale’. Se questa disponibilità riguarda anche il Mattarellum bene, sennò una legge elettorale c’è e si può andare a votare con i due Consultellum per Camera e Senato”.

La pensa diversamente il Movimento che propone di applicare l’Italicum modificato anche al Senato e andare al voto. “Ci vuole una legge di poche righe e i voti dei parlamentari. C’è una proposta di legge del Movimento 5 Stelle già depositata in Parlamento, chi non la voterà lo fa perchè vuole intascarsi la pensione a settembre”, afferma Beppe Grillo che dichiara di puntare al 40%: “il nostro obiettivo per governare”.

Conferma la linea il deputato 5stelle Alessandro Di Battista che se la prende con Renzi e Boschi: “hanno sbagliato tutto. Dovrebbero chiedere scusa e sparire dalla scena politica”. Mentre il vicepresidente della Came

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

ra Luigi Di Maio fuga ogni dubbio su possibili coalizioni del M5S: né con Salvini né con la Meloni.

Per il leader della Lega Matteo Salvini “E’ una bella giornata per la democrazia” e propone per il voto la data del 23 aprile. La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni invita a scendere in strada: “Non ci sono più scuse: sabato 28 gennaio tutti in piazza a Roma per chiedere elezioni subito”.

Da Forza Italia il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri chiede di “fare una legge elettorale per il Senato analoga a quella della Camera” e Renato Brunetta, capogruppo alla Camera, incalza: “Noi vogliamo omogeneità tra la sentenza di oggi ed il Consultellum del Senato”. Di certo Forza Italia trarrebbe vantaggio da un prolungamento della legislatura, visto che il leader Silvio Berlusconi potrebbe entro l’anno ricevere una riabilitazione da parte della Corte di Strasburgo, che si pronuncerà sulla sua condanna per frode fiscale e potrebbe restituirgli l’agibilità politica. In conseguenza della condanna infatti, il Cavaliere è incandidabile fino al 2019.

Ad oggi tuttavia si attendono le motivazioni della sentenza della Corte che potrebbe esprimersi sulla omogeneità delle due leggi al momento in vigore. Motivazioni che potrebbero dare ulteriore forza alla richiesta di un voto immediato. Ma per il ritorno alle urne serve comunque il consenso di Mattarella, l’unico che può sciogliere le Camere. Consenso per nulla scontato.

 

 

 

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