Continua così

Chiara, due anni fa. Il suo sguardo attraversa cultura, storia e geografia.
Chiara Lubich

Da tanti anni noi giornalisti di Città Nuova godiamo di un vantaggio professionale che tanti colleghi vorrebbero avere: trovare nei Paesi in cui si atterra per motivi di lavoro delle persone che sappiano introdurti nelle realtà civile ed ecclesiale locali, con cognizione di causa e col dono della sintesi. In pochi giorni, talvolta in poche ore, bisogna in effetti penetrare nella realtà locale e avere i buoni contatti per tornare a casa con materiale plausibile, verificato e chiaro.

 

Le comunità del movimento nel mondo ci sono in ciò di eccellente aiuto. Senza questi aiuti, mai e poi mai potremmo “capire” dall’interno le situazioni, le persone e i popoli incontrati. Non a caso. In effetti, seguendo Chiara nelle sue peregrinazioni in giro per il mondo, avevamo intuito come il suo sguardo materno e acuto potesse attraversare cultura, storia e geografia per intuire il “dover essere” di una regione particolare.

 

La stessa intuizione, il medesimo acume emerge oggi da coloro che si avvicinano alle singole realtà locali con lo spirito d’amore e d’unità “di marca chiariana”. È una lucidità che viene da quell’arte di amare che Chiara ha proposto a tutti, da sempre, per arrivare all’unità. In quest’arte, innovativo è il “farsi uno”, cioè il cercare di “entrare nell’altro”, mettere da parte le proprie visioni, giudizi e pregiudizi, per accogliere l’altro. Ciò vale per singoli e popoli. È questa una prova, sul campo, che Chiara “continua”, nel mondo intero.

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