Il conflitto russo-ucraino visto dagli ucraini in Italia

Intervista a Oles Horodetskyy, presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia
Il monumento all'indipendenza a Kiev - Ucraina (AP Photo/Efrem Lukatsky)

La tensione tra Russia e Ucraina, sotto gli occhi di tutto il mondo da un po’ di giorni a questa parte, è brace di un fuoco che – a conti fatti – arde da troppo tempo. Nello specifico, l’acutizzarsi della tensione recente trae origine dall’istaurazione nel 2014, in Ucraina, di un governo filoccidentale, a discapito del presidente filorusso Yanukovic. La risposta della Russia di Putin è stata l’annessione della Crimea, con il conseguente sostegno della rivolta nel Donbass, regione sudorientale del Paese. La crisi persiste da otto anni.

La partita oggi si gioca su un ipotetico ingresso dell’Ucraina nella Nato: osteggiato con fermezza da Putin, ribadito più volte sui tavoli della negoziazione. La situazione è molto fluida.

Oles Horodetskyy
Oles Horodetskyy

Ne abbiamo parlato con Oles Horodetskyy, presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia. Oles, classe 1976, è nato nell’Unione Sovietica e ha vissuto l’indipendenza del 1991. Laureato in medicina, dal 2001 vive e lavora in Italia.

Al netto delle tensioni belliche e delle posizioni geostrategiche, l’Italia dovrebbe sentirsi un po’ più coinvolta nella crisi ucraina?
In Italia ci sono circa duecentocinquantamila cittadini ucraini regolari, ai quali si aggiungono naturalizzati e irregolari. Si stima che siano quasi mezzo milione. È il terzo gruppo per nazionalità straniera presente in Italia. La maggior parte di loro (80%) è di sesso femminile, per lo più si occupa di assistenza domestica e servizi alla persona.

Di che si occupa la vostra associazione?
Esistiamo dal 2004 e ci occupiamo di promozione culturale, organizzazione di eventi e pubblicazioni. Facciamo assistenza amministrativa alla popolazione, operiamo in ambito politico e sociale. La nostra rete è abbastanza diffusa e capillare.

Relativamente al conflitto?
Già dai primi giorni di conflitto abbiamo iniziato a mandare viveri e aiuti in Ucraina in maniera massiva. Ultimamente però il conflitto è diventato a bassa intensità, adesso mandiamo 15/20 pacchi a soggetti mirati, come orfanotrofi e ospedali.

C’è la percezione della guerra imminente in Ucraina?
La guerra da noi non è mai finita, ma a Kyiv e nella gran parte del Paese non c’è una percezione di guerra imminente. Ormai le persone convivono come si convive con il Covid. Da noi, purtroppo, non fanno più notizia le morti dei giovani che vengono uccisi. Purtroppo, ci siamo quasi abituati alla morte. Sono appena stato a Kyiv: lì ormai si convive con l’idea del conflitto.

Ha avuto lutti in famiglia?
Ho perso molti amici nella guerra. Tanti erano in Ucraina e sono andati a combattere. Qualcuno è partito anche da qui. Un mio amico, che viveva a Roma da anni, Zenoviy Flekey, si è arruolato e ha perso la vita in guerra.

Quale è il vostro sentimento adesso?
Parlano di Ucraina come di uno “Stato Cuscinetto”, ma che vuol dire? Io mi sento come quando compravano gli schiavi al mercato, quando gli guardavano i denti per valutarne la salute. Siamo merce di scambio tra Occidente e Russia. Dovrebbero chiedere anche a noi: «cosa vogliono questi ucraini?».

Venite accusati di essere nazionalisti di estrema destra, come mai?
La Russia crea questa guerra ibrida per giustificare sé stessa. Fa parte della propaganda Russa, è una strumentalizzazione ad hoc, ma non esistono partiti nazisti in ucraina. Non possiamo tacciare il patriottismo di nazismo per mistificare le carte. Il messaggio è sbagliato, si gioca su un tema molto sensibile all’Occidente, ma è una fake new. Noi siamo patrioti, non c’è nazismo in Ucraina, anzi. C’è stato un lungo percorso democratico dal 1991 ad oggi, con una sana alternanza di partiti ed elezioni vere.

Quindi si tratta di propaganda?
Certo. Io seguo spesso i media russi, oltre a quelli italiani e ucraini. Lì sembra non sia mai finita l’Unione Sovietica: gli ucraini sono sempre dipinti come i cattivi di turno, così come gli americani, mentre per l’Europa si parla di dittatura dell’omosessualità.

E di questo cosa arriva in Italia?
Sicuramente la questione del nazismo. Poi in generale si tende a giustificare quanto commesso dalla Russia in Ucraina. Spesso alcune reti private adottano posizioni filorusse. Devo complimentarmi invece con gli inviati Rai dall’Ucraina, che ultimamente stanno svolgendo un lavoro eccellente.

Come si può uscire da questa situazione?
In Occidente si riconoscono determinati principi, su tutti democrazia e autodeterminazione: allora dateci una mano. Non abbiamo mai fatto la guerra a nessuno. L’Ucraina vuole vivere senza influenza della Russia. Perché dobbiamo essere “violentati”, costretti a fare amicizia con chi ci fa male? Un po’ di regole ci devono essere, perché per noi non valgono?

 

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