Comunicare per

Un laboratorio con giovani di diverse nazionalità, tra social, fake news, uso di linguaggi e strumenti

 

Un momento di condivisione e dibattito quello che si è tenuto nel Forum dedicato alla Comunicazione durante la tre giorni di circa 200 giovani impegnati in ambito parrocchiale, il mese scorso, presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Grazie ad Aurora Nicosia, direttore di Città Nuova, invitata come relatrice dell’incontro, i giovani hanno potuto raccontarsi e confrontarsi su che cosa sia per loro la comunicazione e su quali siano gli elementi fondamentali di una comunicazione positiva ed efficace. Dall’intervista fatta al direttore è emerso quanto la comunicazione mediatica, a partire da quella prettamente giornalistica o televisiva, per arrivare poi a quella dei social-network, sia davvero essenziale.

Molto apprezzato l’ascolto di diversi estratti di Chiara Lubich sull’importanza della comunicazione non solo nell’ottica di una diffusione dell’ideale di unità dei Focolari, ma anche perché essa sia sempre più un dono al mondo per «sottolineare il positivo». Diceva la Lubich: «È sempre stato nel nostro stile mettere in luce ciò che è buono, convinti che sia infinitamente più costruttivo evidenziare il bene, insistere sulle cose buone e sulle prospettive positive, che non fermarsi al negativo, anche se la denuncia opportuna di errori, limiti e colpe, è doverosa per chi ha responsabilità». I giovani, inoltre, sono rimasti colpiti dall’invito di Chiara ad accettare quanto più possibile l’offerta di utilizzare o “appropriarsi” di mezzi mediatici, quali la radio e la televisione. Una sorta di invito, il suo, a non avere paura del nuovo, ma a farne un mezzo buono per tutti. Importante, però, perché la comunicazione sia proficua, essere ben preparati, avendo grande cura della fase organizzativa.

Importantissima anche la discussione sviluppatasi sulle fake-news per essere capaci non solo di individuarle quanto anche di contrastarle. I giovani, infatti, hanno mostrato un grande desiderio di essere portatori di una comunicazione che sia utile alla società, nel rispetto della persona e soprattutto della Verità. Inoltre in una realtà, sempre più segnata dall’individualismo e dalla solitudine, ci si è soffermati sulla bellezza delle relazioni personali e reciproche, su quanto sia fondamentale essere capaci di raccontarsi, ascoltare, sospendere il giudizio, trattando gli altri come si vorrebbe essere trattati.

Interessante, per approfondire più punti di vista, è stato l’intervento di un gruppo di giovani ungheresi che, esprimendo ciò che per loro è necessario in una buona comunicazione, hanno parlato di distanza fisica dall’interlocutore per mostrargli rispetto, di linguaggio consono e non volgare e di scelta attenta negli argomenti da trattare. Tali considerazioni hanno permesso ai giovani di riflettere anche su alcune differenze prettamente culturali legate alla comunicazione.

Infine un altro elemento, reputato indispensabile dai giovani, è riassunto in queste parole di Chiara Lubich: «Per comunicare, sentiamo di dover “farci uno” con chi ascolta. Anche quando si parla o si svolge un tema, non ci si limita ad esporre il contenuto del nostro pensiero. Prima sentiamo l’esigenza di sapere chi abbiamo dinanzi, conoscere l’ascoltatore o il pubblico, le sue esigenze, i desideri, i problemi. Così pure farci conoscere, spiegare perché si desidera fare quel discorso, che cosa ci ha spinti, quali gli effetti di esso su noi stessi e creare con ciò una certa reciprocità. In tal modo il messaggio viene non solo intellettualmente recepito, ma anche partecipato e condiviso».

Un altro gruppo di giovani ha stilato una sorta di “dieci comandamenti della comunicazione” con l’invito, ad esempio, a «non avere altre fonti al di fuori della verità, non invadere la privacy altrui, non scrivere degli altri ciò che non vorresti fosse scritto di te…».

Un laboratorio molto partecipato e che non rimarrà un momento isolato.

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