“Ciò che conta è amare”: la beata M. Pierina De Micheli

Una santità vissuta nella contemplazione appassionata del Sacro Volto di Gesù. Un ardente amore alla Chiesa e una fecondità inimmaginabile nella comunione e nella testimonianza della carità.
Maria Pierina De Micheli
Domenica 30 maggio 2010 nella basilica romana di Santa Maria Maggiore è stata beatificata M. Pierina De Micheli, Figlia dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires. Nata a Milano l’11 settembre 1890, ultima figlia della famiglia De Micheli, e rimasta senza padre all’età di soli due anni, Giuseppina conosce nel 1912 la Congregazione delle Figlie dell’Immacolata Concezione.

 

Frequenta a Milano l’oratorio femminile della Parrocchia di San Pietro in Sala, affidato alle religiose, ed il 15 ottobre 1913, a 23 anni, entra nella Congregazione. Il 16 maggio 1914 indossa l’abito religioso e prende il nome di Maria Pierina.

Il 7 giugno1945 viaggia su un camion da Roma fino a Milano per rivedere le consorelle separate dalla guerra e sincerarsi del loro stato di salute. Nei primi giorni del mese successivo arriva fino a Centonara d’Artò (attualmente in provincia di Verbania), dove, nella Casa del Santo Volto, il 26 luglio 1945, conclude la sua vita terrena – all’età di 54 anni – circondata dalle sue consorelle.

 

Quattro anni prima, il 19 luglio 1941, lei stessa nel suo Diario aveva parlato della sua morte come di un “trapasso di amore”: “Ho sentito un immenso bisogno di vivere sempre più unita a Gesù, di amarlo intensamente, perché la mia morte non sia che un trapasso di amore allo sposo Gesù[1].

 

Contemplare il Santo Volto di Cristo

 

Fin da bambina Giuseppina avverte il sentimento della riparazione, che cresce in lei con il passare degli anni e la conduce fino all’immolazione completa di se stessa. A 12 anni, mentre si trova in parrocchia per il venerdì santo, sente una voce ben distinta che le dice: “Nessuno mi dà un bacio d’amore in volto, per riparare il bacio di Giuda?”. Tutta la sua vita rimane segnata da questo momento: anziché baciare le piaghe del Crocifisso, bacia il volto di Gesù.

 

Nella notte tra il giovedì e il venerdì santo dell’anno di noviziato, le viene concesso di fare l’adorazione notturna, e pregando davanti al Crocifisso si sente dire di nuovo: “Baciami”. Poco a poco il Santo Volto di Gesù diviene il suo “libro di meditazione”, la porta d’entrata del suo cuore.

Una volta, durante la preghiera, mentre dal viso suda sangue, Gesù le dice espressamente: “Voglio che il mio Volto, il quale riflette le pene intime del mio animo, il dolore e l’amore del mio Cuore, sia più onorato. Chi mi contempla mi consola”.

 

Nel maggio 1938, sempre durante la preghiera, vide una bella signora che in un fascio di luce teneva in mano due panni bianchi di uno scapolare, sui quali rispettivamente vi erano un’immagine del Santo Volto di Gesù, con scritto intorno “Illumina Domine Vultum Tuum super nos”, Illuminaci col Tuo Volto o Signore, e un’ostia circondata da raggi e dalla frase “Mane nobiscum Domine”, Resta con noi, Signore.

 

Maria Pierina così inizia a diffondere l’amore per il Santo Volto di Gesù, facendo coniare una medaglia ormai molto nota. Coloro che l’avrebbero portata sarebbero stati fortificati nella fede, pronti nel difenderla, capaci di superare tutte le difficoltà interne ed esterne, e avrebbero avuto una morte serena sotto lo sguardo amabile di Gesù.

La contemplazione del Volto di Cristo fu dunque il sostegno della sua vicenda umana, tanto straordinaria nella routine della quotidiana logorante normalità, quanto privilegiata per un fitto intreccio di preghiera, anche mistica, e di grande immolazione di sé, proprio nell’oblio del nascondimento quotidiano. Non a caso le consorelle, e non solo, notano che “quando parla di Gesù, [ne parla] come di uno che lei conosce in prima persona”.

 

“Dare a Gesù, dare sempre, dare tutto”

 

Il 12 aprile 1928, appena nominata superiora, e chiamata così a guidare la comunità, il noviziato e le opere che le religiose dell’Immacolata hanno in Italia, obbedisce prontamente. Poi va subito da Gesù Eucaristia a dirgli: “Provvedi Tu, dammi luce, fortezza, fammi crescere nell’amore per Te e per le sorelle, per la tua Chiesa”. Maria Pierina vive tutta protesa nella ricerca quotidiana della volontà di Dio: “Voglio quello che Dio vuole e basta. I ‘vorrei’ non mi appartengono…Gesù, fai di me quello che vuoi tu”.

 

Si considera la serva delle sue figlie, e spesso sceglie per se stessa i lavori più umili: “Le novizie se la trovano spesso compagna di lavoro in lavanderia e cercano di allontanarla, ma lei sorridente, risponde: ‘Scusate, figliole, io voglio solo lavare un po’ di biancheria delle Spose di Gesù!’. Collabora in cucina e in portineria. Impugna la scopa e pulisce i pavimenti. Si prende cura e annaffia i vasi e il giardino, nelle giornate estive più afose. Un giorno raccoglie un mazzo di rose e lo porta alla suora sacrestana affinché lo metta sull’altare, vicino a Gesù: ‘Non ho mai avuto – dice – il piacere di compiere questo ufficio’. Quando assegna un incarico e si sente rispondere: ‘Non so fare, non sono capace’, incoraggia: ‘Imparerà un po’ per volta, non si perda d’animo!’. Ella stessa l’aiuta e la guida… Si guadagna la confidenza delle suore, ascoltando le difficoltà di ognuna di loro e verso ognuna ha la giusta parola[2].

 

Lo sguardo d’amore a Gesù le dilata l’anima, e così vuole che siano le sue consorelle: “L’anima consacrata a Gesù deve avere un grande cuore come il suo, che abbraccia tutto il mondo. Dobbiamo pregare per la Chiesa, per il Papa, per i Sacerdoti, per i peccatori, per tutti. Non siate delle anime che hanno il cuore piccolo come quello delle galline, che pensano solo a sé. Più date agli altri, più date a voi stesse; dunque siate generose, date, date al Signore, non stancatevi mai”.

Oltre a manifestare lungo tutto il corso della vita una grande fiducia in Maria (“Madre mia, fiducia mia”, dice spesso), ha particolarmente a cuore la preghiera per la santificazione dei sacerdoti. Nel suo Epistolario troviamo più di cento lettere indirizzate a vari sacerdoti per ragioni spirituali o di vita vissuta[3].

 

Quando la sua giornata terrena volge al termine, raccomanda ancora alle religiose l’incessante preghiera per i sacerdoti: “Quanto bisogno c’è di pregare per i sacerdoti: pregate molto. Se santi saranno i sacerdoti, sante saranno anche le popolazioni… Noi non possiamo essere sacerdoti, ma chi ci vieta di essere anime sacerdotali? L’importante è amare il Signore ed essere sollievo ai nostri fratelli[4].

 

“Rimani con noi”, per l’unità nella carità

 

Formatrice di anime, Maria Pierina dà queste raccomandazioni: “Siamo unite nella carità, figliole, compatiamoci l’una con l’altra; dei difetti ce ne saranno sempre: dobbiamo lottare sino alla morte… Io voglio delle anime che attendano seriamente alla santità… vere religiose che camminano a passi da gigante nelle vie del Signore, che non si perdono in sciocchezze”.

Essere “sante insieme” diventa anche il segreto pastorale e del compito educativo che le religiose dell’Immacolata Concezione assolvono nelle loro scuole: “Figliole – raccomanda – il segreto per far del bene alle anime giovanili che il Signore ci affida, è la nostra santificazione. Cominciamo subito compiendo bene la nostra preghiera. Se non cercate la perfezione, non pensate di poter fare del bene. Se avrete dei successi, sarà dovuto soltanto a qualche vostra consorella occupata in umili uffici che nel nascondimento prega e si santifica”.

 

Così le indicazioni pedagogiche che offre sono fondamentalmente semplici, ma nel contempo intrise di sapienza “che viene dall’alto”: “Siete di malumore? Le bambine non devono accorgersene. Se amate le vostre alunne, vi sacrificherete volentieri per loro. Se pensate che queste anime sono state redente dal Sangue di Gesù, e che gli sono care, nessun sacrificio potrà fermarvi nel cercare il loro bene. Esse devono comprendere che noi vogliamo loro bene. Date buon esempio, non agite con impeto, perché fareste loro del male”.

 

Maria Pierina sa che Dio è gioia, Dio è amore, e per questo aggiunge: “Tutte le suore devono rendere gioiosa la ricreazione, serena e lieta la vita”.

Gesù Risorto ha assicurato ai discepoli la sua presenza “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20), e lei ne è pienamente consapevole. In una delle sue preghiere più famose, “Mane nobiscum Domine”, Resta con noi, Signore, scritta sul retro di un’immagine del Volto Santo, si rivolge a Gesù con la stessa espressione dei discepoli di Emmaus (cf. Lc 24, 29).

 

Così recita: “Sì, dolcissimo Gesù, rimani con noi, che si fa sera, e un raggio del tuo Volto divino, che noi adoriamo sotto i veli eucaristici, illumini le nostre menti e dissipi le tenebre che avvolgono la povera nostra umanità.

Gesù amabilissimo, rimani con noi a consolarci nelle angosce della vita, a insegnarci a soffrire con Te nella pace, e a impreziosire il nostro dolore.

Rimani con noi, Maestro amabile di verità, perché fiduciosi camminiamo verso l’eterna salvezza, nel trionfo del Regno di Dio.

Gesù, rimani con noi, nutrendoci delle tue Carni immacolate, perché germoglino i Vergini, gli Apostoli e i Santi a rinnovare la faccia della terra.

Gesù dolcissimo, fonte di ogni bene, rimani con noi nell’Eucaristia, e nel tuo Vicario in terra, perché tutti uniti in un solo Pastore, glorifichiamo Dio, qui nella luce della fede, per glorificarlo eternamente nella visione e nell’amore, in Paradiso”.

 

Un esempio per tutti

 

La preghiera, tutt’altro che invocazione intimistica, è invece segno di una grande sensibilità ecclesiale: “Non è semplice dialogo personale, ma espressione della sua partecipazione alla vita della Chiesa, della sua comunione con tutta la Chiesa… Senso di partecipazione alla Chiesa e precisa percezione che la vita di unione con Dio comincia già su questa terra, anticipazione della lode a Dio nella gloria della visione… Ella insiste nel supplicare che Egli rimanga con noi. Toccherà poi a ciascuno di noi avvertire la presenza di Dio, scoprirlo in mezzo a noi[5].

 

Nel nascondimento e nella silenziosa obbedienza Maria Pierina è dunque stata chiamata ad essere anzitutto una contemplatrice e una “consolatrice” del Crocifisso, e insieme una missionaria del suo Santo Volto. La sua vicenda è un’ulteriore conferma che ciò che conta in ogni genere di vita è la carità vissuta a gloria di Dio e per il bene del prossimo.

Così nota P. Risso: “Nulla e nessun altro ci indica, per la soluzione dei nostri problemi e per la nostra redenzione e salvezza in questa vita e nell’aldilà, che questo Volto, Gesù stesso, che oggi e sempre è il Sole divino, l’unico Sole del mondo e dell’eternità…

Nel tuo cuore ti agita la sete di un Amore infinito ed eterno. Possono essere molti ‘gli amori’ sulla terra, ma uno solo è l’Amore che sazia: Dio-Amore. Non è una teoria o un sogno, perché l’Amore è un Uomo: Gesù Cristo, Dio fatto uomo. Gesù ti ama perdutamente, infinitamente, come nessun altro. E pensa a te, come se esistessi tu solo al mondo. E ti chiama per nome. Allora ti fermi a guardarlo e subito ti accorgi quanto è affascinante. Sperimenti cos’è l’amore vero, tocchi con mano dove conduce l’amore per Lui. Vivrai la più affascinante e sublime ‘storia d’amore’[6].

 



[1] M.P. De Micheli, Dal Diario, Roma 2007, pp. 36-37.

[2] P. Risso, Innamorata di Gesù. Madre Pierina De Micheli, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo 2009, pp. 37-41.

[3] Cf. A. Pedrini, Madre M. Pierina De Micheli e il sacerdote. Riflessioni ascetico-mistiche desunte dalle Lettere e dalla Positio, cit.; G. Cerafogli, Lettere ai Sacerdoti di Madre Pierina De Micheli, Suore Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires, Roma, s.d.

[4] P. Risso, op. cit., p. 118.

[5] M.P. De Micheli,  op. cit., p. 174.

[6] P. Risso, op. cit., p. 138.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons