Chi vuole essere immortale ?

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Tra le tante notizie che quotidianamente ci arrivano dal pianeta scienza, ce n’è una che potrebbe avere effetti straordinari sulla nostra società e sul modo di considerare noi stessi e la nostra vita. Ricercatori americani hanno scoperto che l’invecchiamento della pelle può essere fermato bloccando l’azione di un solo gene regolatore di alto livello, la cui attività normalmente aumenta con l’avanzare dell’età. Questo significa che il processo di invecchiamento è plastico, cioè può essere manipolato, anzi addirittura invertito. Se le promesse della scoperta verranno mantenute, avere pelle liscia e giovanile non sarà più un sogno irraggiungibile. E come oggi è difficile trovare qualcuno che porta i capelli bianchi, domani sarà inutile cercare qualcuno con le rughe nel viso. Certo, una società in cui tutti sono, o meglio sembrano giovani sembra un incubo più che una cosa desiderabile. D’altra parte ognuno di noi rivendicherà il diritto di non essere brutto, di sentirsi a posto in mezzo agli altri. Quindi tanto vale che ci abituiamo alla prospettiva e cominciamo a pensare alle problematiche nuove della società che ci aspetta. Per esempio i ragazzi avranno forse qualche difficoltà in più a trovare la persona giusta con cui costruire la vita, evitando i falsi giovani. La notizia però ha impatto non solo sul ringiovanimento della pelle, ma più in generale sulla durata della vita. Finora infatti si pensava che la vecchiaia fosse la conseguenza di fattori ambientali esterni – come stress, fatica, incidenti – e fattori interni come la consunzione, cioè il lento accumularsi di errori ed imprecisioni dovuti al processo di duplicazione delle cellule del nostro organismo. La novità è che esiste un terzo fattore, un preciso programma genetico che prevede il progressivo deterioramento degli organi, quindi l’invecchiamento, quindi la morte. L’esistenza di un programma simile era già stata scoperta all’interno delle singole cellule, che sono pronte ad autodistruggersi se non ricevono in continuazione precisi messaggi che le invitano a rimanere in vita. Ora si sa che questo programma esiste anche a livello di organismo e forse riusciremo a interromperlo, rendendo l’età media molto più lunga. Quanto più lunga dipenderà da vari fattori, ambientali e interni, non ultime le malattie della vecchiaia, che diverranno tanto più numerose e diffuse, quanto più si allungherà la durata media della vita. In futuro dovremo quindi prendere decisioni inedite. Il nostro medico probabilmente prima o poi ci chiederà: A quale età vuoi interrompere il tuo processo di invecchiamento, a 20, 30 o 40 anni?. E chi avrà il coraggio di rifiutare? Discorso a parte va fatto con il cervello, visto che la nostra personalità è costituita anche dai nostri ricordi e dalle nostre esperienze. Quindi forse non riusciremo, e non avrà senso, ringiovanire anche quello. Ma allora sorge la domanda: ha senso essere lisci e giovanili fuori, mentre si è vecchi dentro, nel profondo, nell’anima? Domande difficili, a cui dobbiamo prepararci a rispondere. Personalmente sono incline a pensarla come Giovanni Casoli che, nell’articolo che precede, dichiara di non essere interessato all’immortalità. Anche maturità e vecchiaia hanno un significato, una dignità, preziosa sia per ognuno di noi singolarmente che per la società nel suo insieme. La mia collega di stanza, saggiamente commenta: Ma perché non ci fanno vivere e morire in pace? Io non voglio che la mia vita si allunghi più del necessario! . L’ultima considerazione parrebbe riservata a chi è credente, ma in realtà mi sembra universale, al di là del contesto da cui nasce: qualche anno fa le veggenti di Medjugorie hanno chiesto a Maria come facesse ad essere così bella. La risposta è stata: perché amo.

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