Che succede in Vaticano?

Due cardinali sospesi dalle loro funzioni in pochi giorni: Pelle e Müller, responsabili di organismi fondamentali per la Santa Sede. La “logica” di Bergoglio
Monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer

Non credo che in Vaticano tiri un vento particolarmente impetuoso. Immagino Bergoglio al solito attento alla sua agenda, Messa a Santa Marta, udienze private, consultazioni coi suoi collaboratori, studio, redazione di discorsi, visite a sorpresa, preghiera per i casi più duri… Certe cronache parlano di un pontefice assediato, di misure punitive, di collere papali, di insofferenze curiali. Certamente qualcosa di vero ci sarà, ma non credo proprio che il papa sia “sconvolto” dai recenti eventi.

A leggerli bene, in effetti, anche gli ultimi due avvenimenti curiali vanno nella linea inflessibile e gesuiticamente rigorosa del pontefice. Vediamo il primo caso: il cardinale australiano George Pell, da tempo nel mirino degli inquirenti del suo Paese per aver coperto abusi sui minori compiuti nell’esercizio delle sue funzioni di vescovo a Ballarat, Melbourne e Sidney, ora viene accusato di avere lui stesso commesso atti del genere. Per poter assistere al dibattimento processuale a metà luglio e per potersi adeguatamente difendere dalle accuse, il papa ha sospeso dalle sue funzioni a tempo indeterminato il cardinale. Il quale, sentiti medici e superiori, s’è deciso per il viaggio verso casa. Non si sa se tornerà a Roma. In questo caso il papa ha seguito la sua strategia, che poi era quella di Benedetto XVI, sull’abuso ai minori: tolleranza zero, collaborazione con la giustizia ordinaria, nessuna condanna mediatica prima delle sentenze. Episodi del passato, come le vicende dei cardinali Bernardin di Chicago e Barbarin di Lione, inducono comunque alla prudenza.

Il secondo caso riguarda il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, che non è stato riconfermato alla guida della più nota congregazione vaticana, quella della Dottrina della Fede. Insediato nel suo ruolo da Benedetto XVI nel 2012, oggi non si viene ricondotto “automaticamente” per un ulteriore quinquennio, come tacitamente avveniva per i capi dicastero vaticani, salvo per problemi di salute o di cambio di incarico. Müller si è dichiarato «sorpreso» dalla decisione di Bergoglio, non sembra abbia accettato nuovi incarichi, resterà in Italia, per condurre «lavoro scientifico», mantenendosi «attivo nella cura delle anime». E ha aggiunto, come scrive il Corriere della Sera: «Continuerò a proclamare la fede e a difenderne la verità, sia che ciò appaia opportuno o inopportuno». Che vi siano state divergenze di opinioni tra il papa e il prefetto, soprattutto a proposito della morale familiare, è fuor di dubbio. La parresia auspicata da Bergoglio prima e durante i due sinodi sulla famiglia è stata evidente tra i due, nessuno scandalo. Ma ha il papa il diritto di scegliere i suoi collaboratori? Credo di sì. Tanto più che sin dall’inizio del suo pontificato ha detto di non voler riconfermare automaticamente i capi-dicastero vaticani.

Quanto avviene Oltretevere deve essere sempre scandagliato accuratamente, così come le indiscrezioni che arrivano su certa stampa, che cerca costantemente di contrastare in qualche modo l’incredibile ondata di simpatia suscitata da Francesco soprattutto all’esterno delle mura vaticane. Penso oggi al paradossale articolo apparso stamane su la Repubblica, a firma Emiliano Fittipaldi, in cui si accusa il successore di Müller, il gesuita spagnolo Ladaria Ferrer (attuale segretario della Congregazione), di aver protetto un prete pedofilo pugliese, pur avendo – per esplicita precisazione dell’autore – seguito tutte le prassi canoniche allora in vigore! Una tempesta in un bicchier d’acqua, insomma.

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