Cassie. L’istante di un sì

20aprile 1999. Due ragazzi entrano armati nel Columbine High, un liceo di Littleton in Colorado. Sparano all’impazzata, e tra le tredici vittime, c’è anche Cassie Bernall. Dobbiamo alla penna ed alla sensibilità di sua madre Misty se l’esperienza in un certo senso emblematica di questa ragazza americana, con le sue asperità e debolezze, alle prese con un’impacciata, a volte dolorosa “ricerca di senso”, è andata ben al di là dei confini del suo paese. Cassie fu trovata morta nella biblioteca della scuola, dove si era recata verso le 11 di quella mattina per completare il suo ultimo compito, uno studio del Macbeth. È stato Josh, un compagno che la conosceva bene, a raccogliere i suoi ultimi istanti, o almeno le sue ultime parole, che sentì distintamente mentre era accovacciato sotto una scrivania, da dove aveva assistito terrorizzato alla scena dei due ragazzi – Eric e Dylan – che erano entrati urlando parole sconnesse e ridendo dopo ogni sparo. “I ragazzi – racconterà in seguito – le si avvicinarono: non riuscivo a vederla, ma riconobbi la sua voce. Sentivo ogni cosa, ed era come se accadesse proprio accanto a me. Uno di loro chiese a Cassie se credeva in Dio. Lei fece una pausa, come se non sapesse cosa rispondere, e quindi disse sì. Doveva essere spaventata, ma la sua voce non tremava. Era forte. Quindi le domandarono perché, ma non le diedero nemmeno la possibilità di rispondere. Le spararono”. Quella parola non è stata certo pronunciata per caso. L’approdo alla fede di Cassie – come racconta sua madre – è stato per lei un punto di arrivo, l’esito di un percorso tortuoso e difficile, ed anche imprevedibile. Guardando ora a distanza l’intera vicenda, Misty e suo marito Brad riconoscono nel cambiamento di Cassie i segni premonitori che qualcosa di grave, di irreparabile stesse succedendo alla loro figlia. Ma non sapevano dare corpo a queste loro impressioni. Nel giro di pochi mesi, da ragazzina affidabile e serena, Cassie si era trasformata in una sorta di estranea perennemente imbronciata. La vedevano assorta, distaccata dalla famiglia, di cui andava rifiutando i valori e le regole concordemente accettati. Cassie era brava a trovare scuse. Si fermava a scuola dopo le lezioni perché – lei diceva – “devo migliorare il mio voto in arte”. Ma chi poteva immaginare che, contrariamente a quanto i genitori credevano, non c’era in quell’ora nessun controllo? Un giorno Brad andò a prendere Cassie a scuola, e tornò a casa inquieto: tutti i disegni realizzati erano decorati con simboli occulti. Se poi mostrava i suoi nuovi cd, evitava di tirar fuori quelli che i genitori non avrebbero approvato. “Di solito – riconosce Misty – mio marito aveva più fortuna di me nel trattare con Cassie. Invece io e lei eravamo sempre in disaccordo su qualcosa. Sui suoi gusti musicali, ad esempio. Ma anche quando a un genitore non piace la musica che ascolta il figlio, non è certo facile esercitare un controllo, perché “tutti” a scuola ascoltano la stessa musica. Così ti dici che anche tu ti sei ribellato contro i gusti dei tuoi genitori, e che forse si tratta solo di una fase di passaggio…”. Che si trattasse invece di qualcosa di più serio, Misty avrà modo di scoprirlo del tutto casualmente verso la fine del 1996. Cassie aveva allora 14 anni. Così la signora Bernall descrive la scoperta che avrebbe cambiato completamente il corso della sua vita e quello della sua famiglia: “Mancavano due settimane a Natale, ed avevo preso un periodo di ferie per dedicarmi un po’ di più ai ragazzi. Quella mattina mi trovavo a riflettere sulla mia incapacità di comunicare con Cassie, e mi ricordai che mio fratello e sua moglie le avevano regalato una Bibbia per adolescenti, con una sorta di guida rivolta ai giovani lettori nel rapporto con i loro genitori. Sperando di trovare un aiuto per me, entrai nella camera di Cassie e cominciai a cercare la Bibbia nei cassetti”. La trovò, è vero; ma le capitò tra le mani anche un plico di lettere. Una era indirizzata alla figlia dalla sua migliore amica, Mona, ed iniziava con discorsi allusivi e con una serie di pettegolezzi scolastici. Continuava parlando di un’insegnante, mrs. R., e invitando Cassie: “Vuoi aiutarmi ad ucciderla? Ha parlato con i miei genitori del mio Fr.”. Una conteneva un promemoria riguardo ad una “precisa formula magica”, disegni di coltelli, di denti di vampiri e di tutto un macabro armamentario accompagnato da deliranti formule scarabocchiate. Un’altra lettera raccontava la vicenda di un compagno di classe la cui ragazza aveva presenziato ad un “culto satanico dove si doveva bere il sangue di un gattino”. Diverse lettere, con disegni allusivi, consigliavano inoltre a Cassie di eliminare la sua famiglia… Il mondo le crollava addosso. Misty avvertì per telefono suo marito, che accorse subito. Rilessero insieme quelle lettere. Rimasero a lungo seduti sul letto, sotto shock per l’impatto della scoperta. Alla fine fu chiaro per entrambi che non potevano affrontare il problema da soli. Si misero perciò in contatto con la madre di Mona, con il dipartimento dello sceriffo e con George, il pastore della loro chiesa. Affrontarono direttamente la loro figlia al suo rientro da scuola. Lei tentò all’inizio di minimizzare, ma avendo capito che i genitori non le lasciavano via di uscita, diventò isterica, minacciando di uccidersi o di andar via di casa. L’autodifesa di Cassie non li sorprese, ma sollevò domande che li avrebbero accompagnati nei mesi successivi: si trovarono a dover affrontare il lato tenebroso ed oscuro di Cassie, impedendole, anche con la forza, di fare del male a se stessa. Trasferiscono immediatamente la ragazza in un’altra scuola; esercitano un controllo sistematico e minuzioso sulla sua stanza e sul suo zaino; sorvegliano il telefono, proibendole di uscire senza il loro permesso; le impediscono pure di incontrare Mona e i vecchi amici. Insomma, è guerra dichiarata, senza quartiere. Non le fanno mancare tuttavia la tenerezza e l’attenzione di cui ha bisogno. Tre mesi dopo essersi trasferita nella nuova scuola, Cassie, tornando a casa, dice ai genitori che Jamie, la sua nuova amica, l’aveva invitata a un ritiro giovanile. “Brad e io ne parlammo subito – ricorda Misty – ma non ci sentivamo di acconsentire a cuor leggero: Cassie stava finalmente facendo progressi e volevamo continuare a seguire una linea prudente. Alla fine, dopo lunghi ripensamenti, le demmo il permesso”. Jamie racconterà in seguito ai genitori di Cassie: “Frequentavo un gruppo nel quale mi trovavo pienamente a mio agio. Molti ragazzi vestivano come punk, erano tipi alternativi con capelli strani… Ero quasi certa che Cassie si sarebbe trovata ugualmente bene con noi, anche perché esteriormente i ragazzi somigliavano a quelli dell’ambiente da cui lei proveniva. L’incontro avvenne ad Estes Park, sulle Montagne Rocciose: eravamo circa 300 tra ragazzi e ragazze. Non mi aspettavo grandi risultati, anche perché Cassie sembrava restare un po’ sulle sue. Pensavo: “Un week-end soltanto, anche se la può aiutare, non la cambierà di certo”. Così, quando Cassie crollò, rimasi sorpresa. Forse furono i canti, che in qualche modo aprirono una breccia nel muro che si era costruita intorno. Ricordo che eravamo fuori dall’edificio quando Cassie iniziò a piangere. Stava iniziando ad aprirsi; penso che stesse pregando. E chiedeva perdono a Dio. Mi raccontò di aver vissuto un vero inferno, e voleva evitare che ci passasse anche il fratello minore. Dopo la liturgia, Cassie, io ed altri tre ragazzi uscimmo e ci fermammo a guardare le stelle. Siamo rimasti lì in silenzio per lunghi minuti. È stato un momento unico: sentivamo tutta la nostra miseria e l’immensità del cielo. La grandezza di Dio era per noi qualcosa di reale”. Cassie ritornò da quel ritiro cambiata, trasformata. Portava ancora le collane di metallo ed i suoi vecchi vestiti, ma il suo animo era diverso. Si portava dietro la sua timidezza, ma i suoi occhi erano luminosi. Sarà un cambiamento duraturo, con le sue ombre e le sue luci, seguito con trepidazione dai genitori. Cassie alla fine del 1998 passerà al liceo Columbino, dove troverà la morte che abbiamo descritto. Saranno recuperate altre lettere, di ben altro tono, come questa indirizzata all’amica Cassandra, un anno dopo la sua “conversione”: “So di dover offrire tutto a Cristo, ma è così difficile! Proprio quando penso di aver trovato finalmente la strada, mi ritrovo di nuovo a cercare di riprendere il controllo della mia via. Devo essere completamente onesta con me e con Dio e smettere di ingannarlo. Lui è Dio, non posso scendere a compromessi con lui. Non posso essere tiepida”. E questa grande lealtà, questa sincerità estrema, è forse l’eredità più bella che Cassie ci ha lasciato.

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