Carismi e istituzione

Una giornata di riflessione a Roma tra teologi e canonisti, sulla linea della Lettera Iuvenescit Ecclesia

Nella splendida cornice di Palazzo della Cancelleria, a Roma, si è svolta una giornata di studio, non solo per specialisti, dal titolo: Carisma e Istituzione in Movimenti e Comunità ecclesiali. Lo spazio di approfondimento e dibattito aperto intendeva porsi in linea con la Lettera Iuvenescit Ecclesia ai vescovi della Chiesa cattolica, sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici.

L’iniziativa, promossa dal “Centro di alta formazione Evangelii Gaudium” dell’Istituto Universitario Sophia, sotto il patrocinio dell’Associazione Canonistica italiana, ha visto tra i Movimenti organizzatori: Nuovi Orizzonti, Famiglia della Speranza, Comunità cattolica Shalom, Comunità dell’Emanuele, Comunità papa Giovanni XXIII e Movimento dei Focolari.

Proprio Maria Voce, presidente dei Focolari, ha portato il saluto iniziale, insieme a Giuseppe Pica (vice-presidente Ascai) e S. Em. card. Kevin Farrell (presidente del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita).

Nella sessione mattutina si sono alternati teologi e canonisti. Le quattro relazioni hanno approfondito gli aspetti teologici ed ecclesiologici (mons. Piero Coda), la natura dei carismi, le questioni giuridiche e i limiti (mons. Luis Navarro), i moderatori laici e la potestà di governo (p. Gianfranco Ghirlanda s.j.), la sinodalità dei processi decisionali (s.e. Christoph Hegge).

Pur nella cautela dovuta ad un dibattito tra esperti tuttora in corso, le relazioni hanno analizzato con chiarezza le problematiche poste al Diritto della Chiesa dai nuovi movimenti e aggregazioni ecclesiali, così come le possibili piste di soluzione. Accenno, tra i tanti, solo ad alcuni dei concetti sottolineati dai relatori:

  • nell’affrontare le problematiche poste dal rapporto tra doni gerarchici e carismatici, non bisogna cominciare troppo presto (o unicamente) dalla questione canonica, pur decisiva, ma guardare in primis alla sinodalità come a uno spirito e a uno stile pervasivo e permanente d’essere Chiesa;
  • davanti alla grande varietà e diversità dei doni carismatici serve un vestito confezionato ad hoc per ogni movimento. A questo proposito, una delle prime cose da chiarire è quale sia la linea di forza di un movimento, se tende verso la vita consacrata o secolare: la presenza di persone che vivono i consigli evangelici non è di per se determinante, bisognerà tornare alle origini, verificare se si ispira ad un carisma religioso o no;
  • ogni membro di un movimento ha diritto a non essere sottoposto a pressione psicologica, ad essere trattato come soggetto e non come oggetto. Dovrebbe essere valorizzato, ascoltato, consultato, senza essere considerato un eterno minorenne. Nel caso di giovani è prudente che completino la formazione professionale ed accademica. Per quanto riguarda la situazione economica dovrebbe essere mantenuta traccia dei contributi dati al movimento, con la garanzia di una pensione alla fine dell’età lavorativa. Qualora una persona abbandoni il movimento bisogna assicurare che riceva, nei primi tempi, l’aiuto necessario per iniziare una nuova vita;
  • non sembra corretta l’interpretazione di coloro che ritengono, sulla base del Concilio Vaticano II, l’origine sacramentale della potestà di governo.

Per chi, pur non specialista, ha condiviso negli anni pre e post Concilio Vaticano II i primi (timidi) passi relativi all’inserimento nella Chiesa dei nuovi Movimenti e Comunità ecclesiali, fa un certo effetto vedere come va ormai maturando negli ultimi anni la riflessione su questi temi.

Nel pomeriggio si sono affrontate le specifiche questioni tecniche aperte, con un confronto tra canonisti coordinato dall’avv. Carlo Fusco.

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