Canonizzazione Artemide Zatti: la santità nell’amore per gli ultimi

Artemide Zatti, salesiano coauditore è stato canonizzato domenica 9 ottobre. Papa Francesco lo ha ricordato come un "parente dei poveri".
Foto: La Presse

Dalla campagna Emiliana alla Santità, passando per un lungo, ricco, tortuoso sentiero ma fecondo percorso di carità, bellezza e servizio al prossimo. Non è facile raccontare in poche righe la figura di Artemide Zatti, salesiano coadiutore canonizzato domenica 9 ottobre alle 10:15 da Papa Francesco.

Foto Vatican Media/LaPresse

Nato in provincia di Reggio Emilia nel 1880 in una famiglia povera, a Zatti toccò la sorte di molti italiani dell’epoca: l’emigrazione. Raggiunse l’Argentina insieme alla famiglia nel 1887. Da subito l’incontro con i salesiani, il percorso di fede e la chiamata vocazionale, con una particolarità che gli ha condizionato la vita. Zatti era infatti in procinto di prendere i voti, ma fu fermato dalla tubercolosi, contratta curando un confratello. La preghiera all’Ausiliatrice condizionò la vita di Artemide, che una volta guarito scelse di diventare salesiano coadiutore e infermiere, e di dedicare se stesso al servizio e alla cura del prossimo.

Tutta la vita di Zatti fu al servizio degli ultimi e dei poveri, riconoscendo in ognuno di loro la presenza del Signore. Una lettura di Fede chiara, un servizio iscritto anche nella comunità e nel coinvolgimento del prossimo: laici, infermieri e volontari. Nell’ospedale che gestiva a Viedma, nella Patagonia, Zatti si occupava principalmente di curare i poveri. Persone che non avevano mezzi per medicine o ricovero e che lui assisteva gratuitamente. Fuori dall’ospedale, Zatti inforcava la bicicletta e si premurava di andare a curare i malati a domicilio sulle rive del fiume Negro.

Una vita al servizio senza risparmiarsi, ma con un equilibrio forte nella quotidianità. Si spense il 15 marzo nel 1951 a causa di un tumore, diagnosticato da egli stesso.

La vita di Zatti è emblematica della storia missionaria dei salesiani per due motivi. Il primo è che furono inviati da Don Bosco proprio con lo scopo di prendersi cura dei più fragili, dei più piccoli, degli ultimi. Il secondo è racchiuso nella scelta vocazionale: Artemide decide di essere un coadiutore: una scelta di servizio pura, accompagnata da Maria Ausiliatrice.

Foto Vatican Media/LaPresse

Così don Pierluigi Cameroni, Postulatore generale dei salesiani: «Artemide Zatti ha vissuto sia l’esperienza del migrante, sia quella della malattia, testimoniando in esse la forza salvifica della Pasqua e quella gioia che caratterizza lo stile di don Bosco e che permea tutta la Famiglia Salesiana di cui faceva parte. È un modello di santità particolarmente attuale in questi tempi segnati dalla pandemia e in cui tanti sono costretti ad abbandonare le proprie terre d’origine e per questo la sua canonizzazione sarà una festa per tanti un nuovo santo vicino ai sofferenti e non solo perché ha speso la sua vita per loro, ma perché ha vissuto su di sé l’esperienza della malattia, maturando una sensibilità straordinaria nei confronti dei malati e non perdendo mai la speranza e la gioia».

Papa Francesco ha sottolineato come Zatti fosse un “parente dei poveri”, una figura che si è spesa per il prossimo e che nel prossimo ha cercato Gesù. È il primo salesiano coadiutore non martire ad essere elevato a santità. Un salesiano coadiutore: una “peculiare testimonianza di vita consacrata” con un “carisma che si alimenta nella preghiera e nel lavoro”. Oggi più che mai, in un clima di chiusura e diffidenza, la figura di Zatti potrebbe insegnare l’amore gratuito verso il prossimo.

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