Burundi e Congo-Zaire

Una vita per l'Africa e per l'Ideale dell'unità. La storia di un religioso che ha contributo allo sviluppo del Movimento dei Focolari nel continente africano.

Ho vissuto nel Burundi dal 1951 al 1979 ed ho lavorato in tre piccoli seminari per la formazione dei sacerdoti diocesani africani. Ero felice di vedere crescere la Chiesa del Burundi. Nel 1951 c’era solo qualche sacerdote diocesano. Il primo era stato ordinato nel 1925, anno di fondazione del primo seminario del Burundi. A quel tempo, con l’arrivo di molti Padri Bianchi, si moltiplicarono le parrocchie e poco a poco si crearono nuove diocesi.

Nel 1964, ero stato incaricato dal vescovo di Bujumbura di avviare l’Azione Cattolica per gli insegnanti, le “Equipes enseignantes”, restando però professore in seminario. Nel 1967 sentì parlare del Movimento dei focolari da un confratello italiano, F. Alberton, che avevo conosciuto nel nostro seminario di teologia in Tunisia, e da un prete austriaco, J. Distelberger.

Chiesi loro: “È un Movimento di azione cattolica?”. Mi risposero: “Sì e no”. Poco tempo dopo, padre Alberton mi pregò di scrivere a macchina in più copie un testo di Chiara Lubich su Gesù in mezzo a noi. Trovai quel testo molto bello. Nello stesso anno, la rivista Vivante Afrique fece uscire un numero unico su Loppiano e il Movimento dei focolari con questo titolo: Dio vede il mondo nell’unità.

Poi padre Alberton mi disse: “Tu vai in vacanza; puoi andare alla Mariapoli di Rodez, vicino al tuo paese”. Vi andai e trovai più di mille persone di ogni età e condizione. Grazie a questa fraternità ben visibile, ho sentito che c’era qualcosa, o piuttosto Qualcuno, Gesù, in mezzo a tutta questa gente unita dall’amore reciproco, secondo la parola di Gesù: “Là dove ci sono due o tre riuniti nel mio Nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20). 

Parola di vita

Nel 1969 iniziammo a Bujumbura un piccolo gruppo della Parola di vita, e subito dopo altri piccoli gruppi si formarono nelle scuole secondarie. A causa dei ritardi della posta era impossibile ricevere la Parola di vita scritta da Chiara Lubich. E dato che avevo un policopiatore, sceglievo io stesso una parola del Vangelo e ne facevo un breve commento e la inviavo a tutti i gruppi.

Un po’ di tempo dopo avemmo la possibilità di ricevere la Parola mensile di Chiara che dovevamo solo tradurre nella lingua locale e diffonderla anche in francese per gli studenti. Da allora, fino al mio ritorno definitivo in Francia nel 2002, ho copiato e fatto stampare in Burundi e Congo mille copie della Parola di vita.

Anche alcuni seminaristi, religiosi e religiose erano interessati al Movimento dei focolari. Questi seminaristi sono diventati i primi sacerdoti focolarini o sacerdoti volontari e hanno contribuito molto allo sviluppo del Movimento nelle parrocchie. 

La Mariapoli

Nel 1971 padre Alberton mi disse: “Faremo una Mariapoli. Verrà qualcuno da Fontem”. Avendo visto un migliaio di persone riunite alla Mariapoli di Rodez, ero piuttosto scettico. Mi fu detto: “Anche per un piccolo gruppo con Gesù in mezzo, ne vale la pena”. Eravamo appena 40 persone, ma c’era proprio l’atmosfera tipica di una Mariapoli.

L’anno dopo il numero era raddoppiato. La Mariapoli si svolse durante le vacanze di Pasqua e venne anche Marilen con due focolarini di Fontem. La scelta di quel periodo fu provvidenziale, perché a fine maggio si scatenarono i terribili massacri che per due mesi seminarono la morte in tutto il paese.

Furono i due mesi più sofferti della mia vita, durante i quali compresi con la vita Gesù che grida sulla croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (cf. Mc 15, 34). Pensavamo che i frutti della Mariapoli sarebbero stati travolti da questa tormenta nella quale vennero uccisi 19 sacerdoti, catechisti, centinaia di insegnanti e numerosi studenti, tra i quali anche qualche membro del Movimento nascente. I Gen invece ripresero i loro incontri, desiderosi di ricostruire l’unità infranta, amando tutti e perdonando.

Nel 1973, riuscimmo ad organizzare alcune “giornate” in diversi luoghi del paese. Marilen tornò per incoraggiarci e invitò padre Distelberger a Fontem, dove erano sempre più numerosi i cristiani. Padre Alberton invece rientrò definitivamente in Italia. Io pensai: “Non si può lasciar cadere questa Opera di Maria”. Così con padre Berthon e padre Baumeister a volte facevamo il ritiro insieme, approfondendo sempre di più la spiritualità dell’unità. 

Il focolare

Nel maggio del 1976, dopo un anno di esperienza nel Centro internazionale di spiritualità per sacerdoti, prima di tornare in, andai a Fontem. Partendo, dissi a Marilen: “Se io ritorno in Burundi è solo per preparare la venuta di Gesù in mezzo di un focolare. E quando il focolare sarà arrivato, io potrò dire come il vecchio Simeone che prese tra le braccia il bambino Gesù: ‘Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace’”. Credo che questa frase mi sia stata ispirata dallo Spirito Santo, perché si è realizzata tre anni più tardi.

Ricordo un episodio che ha tutto il sapore dei “fioretti”. Ritornato in Burundi, avevo incontrato una gen che desiderava entrare in focolare. Però era asmatica. Fontem, l’unico focolare in quel momento, non era un luogo adatto a causa dell’umidità della foresta equatoriale. Lei mi ha detto: “Siccome volevo dare la mia vita al Signore per il Movimento e visto che questa non è la volontà di Dio, offro la mia vita al Signore per il Movimento; che mi prenda quando Lui vorrà”. E Dio ha accettato il suo sacrificio. Alla vigilia della Mariapoli, per la quale aveva lavorato alle traduzioni, mi fu detto: “Fides è morta all’ospedale”. Andai a pregare per lei, ringraziando Dio di aver accettato il suo sacrificio che avrebbe portato certamente dei frutti.

Alla fine della Mariapoli, un’altra gen mi comunicò il suo desiderio di diventare focolarina. Partì per Fontem l’anno seguente, dopo aver terminato i suoi studi secondari. Quando poi chiese un nome nuovo, Chiara le diede il nome di Fides. Quando venni a sapere questo fatto, rimasi meravigliato del disegno di Dio e della realtà della comunione dei santi. In questo modo Fides e Denise sono divenute le due prime focolarine del Burundi. Un ragazzo, Venant, il primo focolarino burundese, era già partito nel 1972 per Loppiano. 

La partenza

Nel mese di giugno 1979 il presidente Bagaza iniziò improvvisamente l’espulsione sistematica dei missionari. Salì sull’aereo insieme ad una cinquantina di missionari. Ciascuno aveva ricevuto un foglio di espulsione da mettere in atto entro 24 ore. Bisognava dunque lasciare tutto: questo paese dove avevo lavorato per 28 anni, i seminari in costruzione, l’Opera di Maria appena lanciata e tutte le persone che amavo.

Qualche giorno prima però avevo ricevuto i nomi delle focolarine che avrebbero fondato il primo focolare in Burundi. Così ho potuto dire ancora una volta la parola del vecchio Simeone: “Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace”.

Scendendo a Bujumbura, mi sono fermato per salutare qualche gen. Una di loro mi ha detto subito: “Dio vuole senza dubbio mandarla a iniziare il Movimento altrove”. Ed è proprio quello che è successo. Una pagina della mia vita è girata. Addio Burundi, benvenuto in Congo! 

Congo

Nel Congo sono stato nominato formatore in una casa di futuri missionari africani. Bisognava comunicare lo spirito missionario a queste giovani Chiese africane e suscitare delle vocazioni. Si realizzava così una parola profetica del nostro fondatore, il card. Lavigerie: “Voi siete degli iniziatori, ma l’Africa sarà convertita in profondità dagli Africani diventati cristiani e apostoli”.

Nel settembre 1979 arrivai a Bambumines (il paese delle miniere d’oro, vicino a Bunia), dove era sorto un seminario di filosofia. Capì subito che c’era bisogno dell’ideale dell’unità per superare l’eccessivo attaccamento alla tribù, per sviluppare il sentimento nazionale e poco a poco la fraternità universale.

Attendevo un segnale della Provvidenza per poter parlare della spiritualità dell’unità che già altri religiosi avevano fatto conoscere in Congo: Duverney cicm, Turine sj, Casali imc, Santolini omi, ecc. Un giorno tre maestre, in ricerca della loro vocazione, avendo saputo che conoscevo i Focolari, mi chiesero di parlarne. Di esse, una è diventata religiosa e un’altra è entrata in focolare.

Nel 1981 il nostro seminario si trasferì verso Bukavu, 600 km al sud di Bunia, da dove ho continuato a inviare le Parole di vita a Bunia, nella speranza che un focolare si stabilisse a Goma e potesse visitare Bunia. Nel frattempo, una religiosa aveva lanciato il Movimento nella diocesi di Mahagi, al nord di Bunia, vicino al Sudan. Tutti questi gruppi della Parola di vita hanno resistito. 

Campi di unità

A Bukavu fondammo il seminario sulle rive del lago Kivu. Ho saputo poco dopo che una religiosa aveva lanciato un gruppo della Parola di vita in una scuola di infermiere. Durante le vacanze del 1982 organizzai due “campi di unità”, al quale parteciparaono ragazze e ragazzi di Goma, dove il Movimento era già un po’ conosciuto, grazie a due religiosi, un saveriano e un mio confratello.

Parteciparono ai campi una quindicina di ragazzi per due settimane e una ventina di ragazze per altre due settimane, insieme alla religiosa che le accompagnava. Una di loro partì per Fontem l’anno dopo, fu la prima focolarina di Goma e attualmente è responsabile del primo focolare della Repubblica Centrafricana.

Quando Piero Pasolini, che conoscevo molto bene, morì a Nairobi, lo pregai di procurarci un piccolo centro per l’Africa dell’Est, meno lontano di Fontem. E Chiara decise che Nairobi sarebbe stato il centro del Movimento per l’Africa sud-saharica, con la Mariapoli permanente. Un nuovo miracolo della Provvidenza!

Nell’anno giubilare del 2000, Chiara visitò Fontem per quindici giorni e ritrovai i focolarini e le focolarine originari di Goma. Eravamo più di 1000, venuti da ogni angolo dell’Africa sub-saharica. Ho visto tutti i frutti di questo incontro: Chiara ha fatto di Fontem una luce che irradia la fraternità universale in tutta l’Africa, a cominciare dai due re delle tribù vicine che hanno fatto il patto di unità fra di loro.

Nel 2001, ho festeggiato i miei 50 anni di sacerdozio e durante le vacanze abbiamo avuto il primo focolare temporaneo, preludio di un focolare definitivo. Nel giugno 2002, a causa di una epatite B, sono rientrato in Francia definitivamente, dopo sessanta anni d’Africa (nove anni in Tunisia, ventotto in Burundi e ventitré in Congo). Ho accettato questa volontà di Dio che mi chiedeva il distacco da tutte le persone di Goma. 

Francia

Ed eccomi all’ultima tappa della mia vita sulla terra. Mi sento nell’anticamera del paradiso in questa casa di ritiro dei Padri Bianchi, dove viviamo fra noi come una famiglia. I più forti, per esempio, spingono la carrozzina dei più deboli. Soprattutto posso ancora fare l’esperienza di Gesù in mezzo con un mio confratello. Offro tutti i giorni le mie preghiere e le sofferenze della vecchiaia per l’Africa, in particolare perché l’Ideale dell’unità si diffonda in tutte le Chiese dell’Africa e perché si realizzi la preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno!”.

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