Genova, il sindaco Bucci nominato commissario

Il sindaco del capoluogo ligure è stato eletto commissario straordinario per la ricostruzione del ponte Morandi. C'è l'urgenza di iniziare a lavorare da subito perché la situazione economica di molte aziende genovesi è sempre più critica.
Il moncone di ponte Morandi visto dal limite della Zona Rossa, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci.

Marco Bucci è il commissario straordinario per la ricostruzione del Morandi. La comunicazione è arrivata in mattinata dal presidente del Consiglio al governatore della Regione Toti che lo ha ufficializzato. Bucci è il sindaco di Genova, quell’uomo che ha lavorato alacremente a fianco del governatore Toti dal 14 agosto, giorno del crollo, ad oggi. Stimato per la sua capacità di essere a fianco dei suoi cittadini, in quei mille modi che potevano essere fondamentali in questa emergenza spaventosa.

Marco Bucci  è nato a Genova il 31 ottobre del 1959, sposato e con figli, laureato in farmacia e in chimica e tecnologie farmaceutiche, si è specializzato negli States, nelle Università di Minnesota e Michigan, ma anche all’IMD di Losanna, in Svizzera. Ha sviluppato la sua carriera in modo particolare all’estero, ricoprendo la carica di presidente della Carestream Health Inc (colosso americano del settore dell’imaging medicale e dentale, ndr), CEO della Eastman Kodak Company,  e vicepresidente di SGS (azienda svizzera di ispezione e certificazione dove si affermò Sergio Marchionne prima di passare in Fiat). Dall’ottobre 2015 al giugno 2017, chiamato dal governatore Giovanni Toti, ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Liguria Digitale, incarico abbandonato dopo l’elezione a sindaco di Genova tra le fila del centrodestra.

Reazioni tutte positive per questa nomina. «Dopo quasi 50 giorni abbiamo un commissario. Una scelta ovvia che doveva essere attuata dal primo momento perché in qualità di sindaco conosce le esigenze e i disagi della nostra città», ha dichiarato Raffaella Paita, parlamentare del Pd. «L’auspicio è che ora si cominci a lavorare davvero partendo dalla correzione del decreto presentato dal governo che non contiene le risposte che Genova attende. Ci aspettiamo che il sindaco punti i piedi su tempi di realizzazione del ponte, del valico, della gronda, sugli indennizzi agli sfollati, sulle esigenze del commercio e delle imprese e molto altro». Auguri a Bucci anche dal consigliere comunale Gianni Crivello, che specifica: «Se il decreto non verrà cambiato, neanche il Padre Eterno riuscirà a sollevare Genova». Anche Alberto Campanella, capogruppo di FdI ha dichiarato: «Siamo contenti della nomina del sindaco Bucci, però il decreto Genova lega le mani al commissario: bisogna ottenere che sia modificato».

Ora con Bucci si può partire, naturalmente tenendo conto che il decreto Genova ha bisogno di essere adattato a quello per cui è stato redatto. A Genova le aziende sono in ginocchio. Secondo una stima realizzata dall’Isfort per Conftrasporto-Confcommercio, il danno economico per le sole imprese di autotrasporto determinato dal prolungamento dei percorsi di attraversamento del nodo di Genova dopo il crollo del Morandi ammonterebbe a circa 600 mila euro ogni giorno. Secondo Conftrasporto, se a tale danno, frutto della sommatoria dei maggiori costi delle deviazioni di percorso fatte dai veicoli in media transitanti sul ponte nei due sensi di marcia, si aggiungono le possibili ricadute negative sui tempi di percorrenza dei mezzi a servizio del porto e, più in generale, dei veicoli che transitano complessivamente lungo il nodo di Genova, «l’incremento giornaliero di costi sale a circa 2 milioni di euro».

Amarezza per i ritardi del governo sono anche espressi da Ennio Guerci, portavoce del Comitato sfollati genovesi di via Porro, «dal Governo ci saremmo aspettati maggiore chiarezza e velocità, dopo il confronto positivo col ministro Toninelli prima che intervenisse all’apertura del Nautico. Il balletto sul decreto non ci voleva». «Io chiedo siano rispettati i nostri diritti, quelli dei commercianti, perché questo è un problema di tutta la città. Noi vogliamo lavorare, è una questione di dignità, che non possiamo perdere perché, dopo il crollo del ponte, non ci sono soluzioni per farci continuare a lavorare. Da 300 euro al giorno di incasso siamo passati a meno di 50», spiega Grazia Satta, titolare di un bar tra via Fillak e via Rolando. «Genova ha perso 43 vite, gli sfollati hanno perso le case e dopo tutte queste tragedie Genova rischia di perdere anche lavoro, salario, reddito», racconta Bruno Manganaro, segretario generale della Fiom Cgil Genova, secondo cui molte aziende «iniziano a ragionare di trasferire le attività magari fuori Genova». In difficoltà, dice Manganaro sono, «Ansaldo Energia, S. Giorgio Seigen, Ferrometal, Acremoni, Weico, Arced». «Per alcune c’è la cassa integrazione, per altre non c’è nemmeno l’ammortizzatore sociale e ci saranno i licenziamenti».

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