Beati i poveri

Per Gesù e per i suoi discepoli la povertà è fondamentale. Chi non ricorda le parole del discorso della montagna: Beati i poveri in spirito o, come dice Luca più semplicemente: Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio? E ancora, chi non ha presente l’opposizione a mammona, alla ricchezza di iniquità, e il suo: Guai a voi, o ricchi? Sono stati molti i tentativi di elaborare una sintesi della dottrina della povertà così come emerge dai Vangeli. Mi limiterò a esaminarne alcuni passi per vedere come concretamente Gesù viveva la povertà. Penso che ciò sia molto interessante anche per avvicinarsi a capire il significato delle sue enunciazioni morali e pastorali. Per ora, intendo considerare questo aspetto concreto solo in Gesù e non nei discepoli. Inoltre, vengono esaminati i passi fondamentali e più sicuri. Penso che un’analisi più accurata consentirà di trovare ancora nuove sfumature concrete circa la vita di povertà di Gesù, per esempio le indicazioni di quando Gesù ebbe fame, la sua libertà nel partecipare alla mensa di buoni israeliti o di pubblicani, ecc. Purificazione di Maria e presentazione di Gesù al tempio Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusa lemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. (Lc 2, 2224). Questo piccolo brano, denso di significato, è riportato solo dal Vangelo dell’infanzia di Luca, e mette insieme la purificazione di Maria con la donazione riconoscimento che il primogenito, di uomo o di animale, è del Signore (cf. Es 13, 11), la presentazione di Gesù al Tempio. La purificazione di una puerpera dipendeva dal fatto che gli ebrei ritenevano che ogni nascita rendesse impura la madre, per 40 giorni se nasceva un bambino, e per 80 giorni se nasceva una bambina. Alla fine di tali periodi, essa doveva recarsi al Tempio e offrire un agnello di un arino come offerta a Dio, e una tortora o un piccione in sacrificio di espiazione dei peccati (cf. Lv 12,4). Dice però la Sacra Scrittura: Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi; uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio espiatorio (Lv 12, 8). È qui la prima volta nella quale si parla della povertà di Gesù. Maria infatti offri due volatili. Inoltre, come primogenito, Gesù doveva essere riscattato, e si doveva dare al sa cerdote una notevole somma: 5 sicli d’argento, corrispondenti a venti giornate del lavoro di Giuseppe. I buoni israeliti però prevedevano da tempo questa uscita straordinaria dal bilancio familiare, e la mettevano da parte. Così potrebbero aver fatto anche Maria e Giuseppe. La presenza fisica del bambino al Tempio non era prescritta, ma è comprensibile che le buone mamme ebree, che ne avevano la possibilità, lo facessero; ciò trova un riferimento e un collegamento nella Sacra Scrittura con la presentazione del giovane Samuele (cf. 1 Sam 1, 11), fatta da sua madre. Le discepole al seguito di Gesù In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi predicando e annunciando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni (Lc 8, 13). È uno dei passi del Vangelo non ha corrispondenza negli altri due Sinottici e non compare in Giovanni direi prezioso poiché, in poche righe, ci delinea la vita concreta di Gesù nel suo apostolato. Quando aveva mandato gli apostoli a predicare, aveva ordinato loro di non prendere né pane, né bisaccia, né denaro (cf. Mt 6,8) e, in Mt l0, 9, era stato aggiunto: Perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. Qui troviamo lo stesso insegnamento, ma vissuto in una giornata del pellegrinaggio apostolico di Gesù. Gesù è con i Dodici, probabilmente vi sono anche altri discepoli e varie donne, alcune delle quali erano state guarite dall’ossessione o dall’infermità. Vi è nominata Maria Maddalena poiché era originaria di Magdala, una delle città della Galilea non lontana da Tiberiade. Di lei si dice che era stata esorcizzata e Gesù l’aveva liberata da sette demoni; sette probabilmente non vuole indicare il numero ma la gravità dell’ ossessione. Alcuni hanno interpretato questa frase come se Maria Maddalena fosse una peccatrice, ma in tutto il Nuovo Testamento c’è una distinzione netta fra ossessi dal demonio e peccatori. Nella Chiesa latina tuttavia, per alcuni secoli Maria Maddalena è stata identificata, da Padri e teologi, con la peccatrice che in Luca unge i piedi al Maestro e, addirittura, con Maria di Betania perché anch’essa unse i piedi a Gesù poco prima che fosse crocifisso. Gli esegeti sono però oggi abbastanza concordi nel dire che fra Maria Maddalena e la peccatrice e Maria di Betania non c’è rapporto di identità. Un’altra donna nominata è Giovanna, moglie di Cusa, intendente di Erode, di classe cioè elevata, chiara smentita alla tesi marxiana che il cristianesimo sia un’espressione degli schiavi e dei sottoproletari dell’Impero romano. È questa la tesi di Engels. Fin dall’inizio, il Vangelo, gli Atti e le notizie relative alla vita dei primi cristiani, parlano di benestanti e di ricchi che aderiscono al messaggio di Cristo donando, come in questo caso, almeno parte delle proprie ricchezze per sostenere Gesù. Ricavare da questo una dottrina sociale che giustifichi teologicamente la ricchezza, sarebbe però forzare i testi. È interessante anche notare che, pur essendo implicito che i denari venivano dati per il Maestro, si dice che le donne li assistevano con i loro beni, e non lo assistevano, segno evidente che tra il Maestro e i Dodici vi era una comunione totale di beni. Questo comportamento di Gesù, che vive senza ricevere alcun compenso per il suo insegnamento, non lo discosta dagli altri rabbi del suo tempo: anch’essi vivevano da poveri, qualcuno lavorando, qualcuno vivendo di aiuti. Anche il fatto che delle donne pie offrissero denari, non era una novità. La novità del brano è che delle donne fossero partecipi dell’insegnamento di Gesù, mentre nella tradizione rabbinica esse venivano sempre escluse dall’ascoltare i maestri, e anche in questo si vede la rivoluzione che Gesù porta, che viene ancor più sottolineata da Luca il quale mette sullo stesso piano i Dodici e le donne. La moltiplicazione dei pani Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare. Ma egli rispose: Voi stessi date loro da mangiare. Gli dissero: Dobbiamo andar noi a comperare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?. Ma egli replicò loro: Quanti pani avete? Andate a vedere. E accertatisi riferirono: Cinque pani e due pesci. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesa; levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini (Mc 6, 3044). Il brano di Mc 6, 3044 sulla moltiplicazione dei pani è considerato la più antica tradizione scritta sul fatto, che si trova riportato in tutti e quattro i Vangeli. Per la verità, vi sono alcune differenze nelle varie stesure. Matteo aggiunge, per esempio, che: Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Sempre Matteo e Luca non riportano il problema sollevato da Filippo, se fosse davvero il caso di comprare del pane per duecento denari, domanda riportata invece da Marco e Giovanni, ma in modo diverso. Marco infatti dice: Dobbiamo andare noi a comprare duecento denari di pane e dar loro da mangiare?; mentre Giovanni fa dire a Filippo: Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo. Va notata poi un’altra differenza: mentre in Giovanni è Gesù che distribuisce il pane, negli altri evangelisti a farlo sono i discepoli. Inoltre, fra le differenze, c’è da notare che in Giovanni Gesù dice a Filippo: Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare? Diceva così per metterlo alla prova. Vi sono, però, alcuni significativi punti in comune: il luogo solitario, e l’avvenimento serale (eccetto Giovanni). Il fatto che ci sia l’erba per terra, ci dice che tutto si svolge nella primavera, quando il sole cocente non ha ancora seccato i prati. Un altro elemento lo si ha nella disposizione dei presenti in gruppi di cinquanta e di cento; almeno questo ci riportano Luca e Marco. Ci si è chiesti se questo racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci sia storico. Studiosi non cattolici, come Schweitzer, ritengono che si tratti di una leggenda circolante nel mondo giudaico e greco, applicata a Gesù, e che tutto sia stato scritto come segno dell’Eucaristia. Ma la critica è pressoché unanime nel riconoscere come storico l’avvenimento. Ci sono però alcuni elementi che danno al racconto un carattere particolare: alle prime generazioni Gesù appare come un secondo Mosè, sia per il luogo deserto, che ha riferimento al tempo del pellegrinaggio degli israeliti verso la terra promessa, sia per la divisione in gruppi di cento e di cinquanta, che troviamo nell’Esodo, sia anche per la relazione del pane con la manna. In questa visione, ben si situa Gesù come il Messia, profeta promesso dai profeti, e la comunità cristiana nuovo popolo di Dio. Ma il contenuto della narrazione è ancor più ricco per i lettori cristiani. Noi vi scorgiamo un anticipo dell’Ultima Cena. Come è detto più avanti nel Vangelo, i discepoli non compresero il significato più profondo dell’avvenimento. Anche il dialogo fra Filippo e Gesù, là dove egli li invita a dar da mangiare al popolo, esprime la difficoltà in cui si trovano gli apostoli a causa della loro incomprensione. Essi avanzano l’ipotesi di utilizzare duecento denari. Gesù alza gli occhi al cielo, e qui il suo comportamento differisce da quello degli ebrei del tempo, che abbassavano gli occhi; poi, distribuisce il pane. Giovanni, che vuol far risaltare la figura di Gesù nel suo significato eucaristico, afferma che lo distribuì direttamente; gli altri evangelisti, rifacendosi al fatto storico, e volendo mettere in risalto la funzione dei ministri nella prima comunità cristiana, sottolineano che il cibo fu distribuito dai discepoli. In questa narrazione troviamo perciò quattro elementi: il fatto storico del miracolo, il significato messianico di Gesù quale secondo Mosè, il significato eucaristico sottolineato soprattutto da Giovanni, il significato gerarchico con la funzione dei discepoli legata al pane e al pesce, simboli della Eucaristia.

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