Bambini e anziani, prendiamoci cura reciproca

Diverse iniziative nel mondo spingono verso un incontro tra giovanissimi e vecchi negli ospizi. I risultati positivi vengono alla luce

Come migliorare la qualità di vita degli anziani? Nell’invecchiata Europa preoccupa non poco la situazione degli anziani che conducono una vita solitaria e, in particolare, quelle migliaia di persone costrette negli ultimi di vita tra le mura di una casa di riposo, in tanti casi affetti di malattie degenerative e, molte volte, per circostanze diverse, dimenticati dalla famiglia e dalla società. Numerose sono le iniziative, private o pubbliche, atte a reintegrare questa grossa fetta di persone nel tessuto sociale nella quotidianità delle città, anziché isolarla dentro strutture pur belle. Si denuncia il trattamento che la società attuale concede agli anziani, molto lontano dal rispetto che meriterebbe una vita di esperienza e conoscenza.

Gli esperti nelle cure degli anziani sono d’accordo sull’importanza di una motivazione e di una stimolazione positiva per migliorare la loro qualità di vita, oltre che la normale attenzione medica. E in questo si sono fatte avanti negli ultimi anni alcune iniziative. Alla fine del 2015 diverse pubblicazioni hanno avevano messo in rilievo l’esperimento realizzato nella casa di riposo Providence Mount St. Vincent in Seattle (Usa), dove più giorni ogni settimana gli anziani accudivano bambini di scuola primaria per condividere con loro tempo e giochi. Il risultato dell’esperimento fu certamente benefico per gli anziani, ma anche per i bambini, che trovarono in loro un’insolita fonte di apprendimento e educazione. Tra i benefici in questo rapporto intergenerazionale, si è potuto costatare negli anziani una diminuzione del sentimento di isolamento, un antidoto contro la depressione dovuto alla contagiosa gioia dei bambini, e uno stimolo per mantenere in attivo le capacità mentali. Da parte loro, nei bambini si è costatato un incremento nel senso del rispetto per i più anziani.

In realtà, già negli anni ’90 ci furono dei tentativi simili negli Usa, ma è stato l’esperimento di Seattle a trovare spazio, trovando imitatori anche in Europa. Un esempio lo troviamo a Piacenza, dove il progetto “Anziani e Bambini Insieme (Abi)” ha messo insieme un nido d’infanzia e una casa per anziani all’interno della stessa struttura. Nella stessa linea di rapporto intergenerazionale ma in modo diverso, è il caso di “Alzheimer León”» , in Spagna, con dei centri per persone affette di Alzheimer, dove anziani e bambini svolgono diverse attività insieme.

Un reportage di Lucile Gimberg, trasmesso pochi giorni fa da Radio France International, fa notare anche gli effetti positivi sui bambini: «Nel mio asilo faccio delle attività con nonni e nonne», racconta un bambino di tre anni, mentre una mamma sottolinea che gli anziani «insegnano i bambini cos’è la famiglia», e poi i bambini «sanno che non sono da soli, fanno cose insieme e si tranquillizzano». Cecile, una delle anziane, assicura: «Sono affascinanti e adorabili. È divertente, è così bello stare con loro. Io non ho potuto avere figli. Sono felice di passare un momento con loro al mattino, una volta alla settimana. Ne ho bisogno».

 

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