Baarìa

Baarìa

Per il suo personale amarcord, Tornatore non si è posto limiti: la città di Bagheria interamente ricostruita in Tunisia, migliaia di comparse, un cast che comprende un numero impressionante di volti noti del cinema e dello spettacolo… Uno sforzo produttivo imponente che è costato oltre venticinque milioni di euro (pare che sia il più costoso film italiano di sempre) per raccontare la saga dei Torrenuova (leggi Tornatore) a Bagheria, in un arco di tempo di tre decadi (dagli anni Trenta agli anni Ottanta) in cui tre generazioni vivono le loro esistenze tra miseria, guerra, mafia, fascismo, comunismo, lotte agrarie, boom economico e movimenti studenteschi.

Un progetto ambizioso che Tornatore affronta con coraggio ma con tutte le contraddizioni di un certo suo modo di fare cinema: spettacolare e pretenzioso, generoso e magniloquente, fantasioso ed eccessivo. C’è tanto, troppo, in questa storia fatta di episodi che a volte si susseguono a un ritmo talmente vertiginoso da renderne difficile la fruizione e la piena comprensione.

E, come se non bastasse, la colonna sonora di Morricone sembra voler riempire ogni interstizio lasciato libero da questo flusso di immagini, voci e suoni. Il risultato è una saga familiare priva di epica, contaminata da una certa inclinazione per il patinato che finisce per togliere mordente anche agli episodi più intensi e talmente ricca di spunti da renderne impossibile l’esplorazione in profondità.

Questo rimanere in superficie, forse, è il limite più evidente del film e la spiegazione del perché non è piaciuto per nulla ai critici stranieri. Baarìa si appella a una memoria collettiva esclusivamente italiana, e solo in essa è possibile reperire i mille riferimenti a cui la storia continuamente rimanda. Senza questa memoria comune, il film è come monco. È strano, perché Tornatore è uno dei registi più internazionali del nostro cinema. Ma Baarìa è l’ennesima testimonianza che non basta una grande produzione per uscire dalla provincialismo che da tempo affligge il cinema italiano.

 

Regia di Giuseppe Tornatore; con Angela Molina, Beppe Fiorello, Corrado Fortuna, Donatella Finocchiaro.

 

 

Valutazione della Commissione nazionale film: consigliabile, realistico.

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