Azione Cattolica vento nuovo

P come pellegrinaggio. L come Loreto. R come rinnovamento. Nella cittadina marchigiana che ospita la basilica della Santa Casa, l’Azione Cattolica italiana si è data appuntamento ad inizio settembre. Era il primo grande raduno dopo il Concilio della più antica associazione del laicato cattolico. E, al riguardo, si è parlato di rilancio, di rifioritura, addirittura di rinascita. Invece, nella soleggiata vallata di Mon- torso, che separa Loreto dal Mare Adriatico, il papa ha parlato di rinnovamento: Coraggio, Azione Cattolica! Il Signore guidi il tuo cammino di rinnovamento. Sì, rinnovamento, sostiene Chiara Pozzati, una delle 200 mila, forse 250 mila persone che hanno fortemente voluto vivere l’importante appuntamento associativo. Diciassette anni, sguardo sveglio, capelli neri trattenuti dal fazzoletto-bandana in dono ad ogni partecipante, viso arrossato dal caldo, Chiara è arrivata da Parma, dove l’Azione Cattolica è un po’ in calo. Ma questo non pregiudica il suo entusiasmo. La frequenta dall’età di 8 anni. Mi offre ancora tanto a livello formativo, apprezzo i legami veri che si vivono, mi aiuta a crescere nel rapporto con Dio e a pormi le domande sulla vita. Sul dopo Loreto non nutre dubbi: Abbiamo il compito di rinnovarci nel modo di testimoniare la vicinanza con Dio e l’amicizia in associazione. Annuisce Cecilia, che le sta accanto. E identica convinzione manifestano i giovani con cui si parla. Seduti ancora sui sacchi a pelo, sono reduci, in alcune decine di migliaia, da una notte a cielo aperto, preceduta dalla fiaccolata verso il santuario di Loreto e da un effervescente pomeriggio di festa, con canti e testimonianze. Non mancano orecchini al lobo di un po’ di ragazzi, né ombelichi femminili scoperti, tanto meno i pantaloni a vita bassa, secondo i canoni del momento. Ma restano dettagli rispetto ad uno stile che rivela un percorso formativo: modi gentili, comportamenti composti, volti allegri e una fede serena, senza supponenza verso chi incontrano e senza isterismi davanti al papa. Zainetti e cappellini arancioni indosso, i giovani hanno colorato le città delle Marche, da Ancona a Macerata, da San Benedetto del Tronto a Fabriano, sedi dei vari convegni. E lo hanno fatto non da turisti o da vagabondi, ma come pellegrini nella città dell’uomo, prendendo alla lettera l’esortazione dell’assistente generale mons. Lambiasi, che, in verità, si riferiva ad un orizzonte più vasto, il ruolo dell’associazione nella società civile. Ma quella dei giovani resta un’immediata quanto felice applicazione. Sono un bel segnale per il futuro dell’associazione, questi giovani. Tuona simpaticamente Giuseppe Notarstefano, responsabile nazionale dell’Azione Cattolica ragazzi: C’è chi li vede come dei disertori dalla frontiera delle brutture del mondo, c’è chi li vorrebbe allineati e coperti alla sottana del parroco, c’è chi pregusta di farne pattuglie al servizio di questo o quello schieramento di partito. Ma chi la pensa così si sbaglia di grosso. Per le nuove generazioni, e ancor di più per l’intera associazione (quasi 400 mila iscritti), Loreto 2004 rappresentava, dopo l’aggiornamento degli statuti avvenuta nel settembre di un anno fa, una prima, imponente verifica. E voleva essere un evento interiore, per sottolineare la prevalente dimensione spirituale del rinnovamento. Ecco il senso del pellegrinaggio. Ecco il titolo – Sei tu la dimora di Dio – riferito a Maria. La scelta non ha ovviamente penalizzato il profilo culturale e il dialogo con la società civile e con il mondo politico, né il coinvolgimento di tante associazioni di volontariato e di famiglie. Su questo appuntamento aveva scommesso non poco la Conferenza episcopale italiana. La presenza di ben 177 tra cardinali e vescovi spiega chiaramente quanto la gerarchia cattolica abbia a cuore la vitalità dell’Azione Cattolica per rigenerare in tempi rapidi le parrocchie e stimolare una presenza più incisiva e missionaria sul territorio. Negli interventi e nelle dichiarazioni, i presuli hanno assicurato sostegno all’associazione, manifestato compiacimento per la strada intrapresa, espresso fiducia per il futuro. Le tappe del pellegrinaggio lauretano prevedevano soste su temi cruciali. Quattro i convegni, che hanno affrontato (come riportiamo a fianco) le questioni economiche, la tematica famigliare, la partecipazione politica, l’educazione delle nuove generazioni. Sono gli argomenti centrali posti in agenda dall’AC per la futura riflessio- ne in modo che giungano a maturazione orientamenti, scelte e impegni per una testimonianza evangelica più autentica nella società italiana. Loreto ha messo in luce soprattutto la sollecitudine ad interrogarsi in modo non episodico sui problemi di oggi e a confrontarsi con le diverse componenti della società e della cultura. Gli stimoli da parte degli associati non sono mancati: gli interventi del pubblico ai vari convegni, ad incominciare da quello sull’economia, sono stati qualificati ed esigenti, a riprova delle diffuse attese della gente di AC. Per questo è risuonata particolarmente particolarmente vicina ed emblematica la figura di Alberto Marvelli, proclamato beato da papa Wojtyla, insieme a don Pietro Tarrés e a Pina Suriano, tutti appartenenti all’Azione Cattolica. Il giovane Marvelli, in particolare, sembra l’icona dell’aggiornata fisionomia che l’associazione intende darsi e il punto di riferimento del nuovo progetto formativo che a Loreto è stato consegnato ai 1.500 presidenti e assistenti parrocchiali. Alberto è un bel giovane, dinamico e sportivo. Si laurea in ingegneria meccanica a 23 anni e lavora alla Fiat di Torino. Dopo l’8 settembre ’43, occupazione tedesca dell’Italia, torna a casa a Rimini. Soccorre i feriti, aiuta i poveri, salva molte persone dalle deportazioni tedesche. Viene chiamato a far parte della prima giunta comunale, si iscrive alla Dc, fonda le Acli locali e la prima cooperativa bianca nella rossa Romagna. Ha una ricca vita interiore e di apostolato ed è un convinto catechista. La sera del 5 ottobre 1946 si reca in bici a tenere un comizio elettorale. Un camion militare lo investe e muore a 28 anni. Sembra la storia di un personaggio di fantasia, tanto è avvincente e completa. Invece è pura realtà. E lo ha testimoniato una sorella di Alberto, che ha parlato ai giovani nella vallata di Montorso ricordando la sua normalità, compresi i non rari episodi in cui per la stanchezza si addormentava in ginocchio mentre pregava. Una figura che aiuterà i giovani e, più in generale, il laicato cattolico a coniugare meglio fede e impegno civile. La sua scelta religiosa, l’Azione Cattolica l’ha riaffermata anche a Loreto, ma niente a che fare con certe passate interpretazioni (sia interne che esterne all’associazione) di taglio più spiritualista o pastorale, quasi significasse un disimpegno dalle responsabilità civili e politiche assunte da tanti uomini e donne dell’associazione sino ad allora. Anche oggi viene ribadito il primato di Dio – avverte Ernesto Diaco, responsabile dell’area formazione e cultura -, ma anche l’impegno nel contesto civile. Nel nuovo progetto formativo c’è un’espressione inequivocabile: uomini e donne di Dio, per il mondo. A Loreto, nell’aprile 1985, il convegno della chiesa italiana dovette prendere atto di una distanza tra le varie sensibilità proprio in ordine al rapporto con il mondo. Ne risultarono due anime quasi in contrapposizione tra loro. Adesso le anime – commenta Diaco – sono in comunione, pur non essendo vinti tutti i particolarismi. Ma adesso ognuno è riconosciuto per quello che è e viene invitato a porre il proprio carisma in comunione con quello degli altri per l’utilità comune. Meno male! È infatti tale l’urgenza della missione, oggi, che il laicato cattolico non può dividersi al proprio interno su questioni spesso incomprensibili al di fuori della comunità cristiana, mentre la gente smarrisce la speranza e il senso del proprio vivere. A voi laici – ha affermato il papa a Loreto – spetta di mostrare che la fede non sottrae il credente alla storia, ma lo immerge più profondamente in essa. Un’indicazione e un richiamo che vanno ben oltre l’Azione Cattolica. QUATTRO CERCHI E LA LORO QUADRATURA Economia, educazione, famiglia, politica. Quattro poderose problematiche che hanno segnato la riflessione dell’AC a Loreto. Sui temi economici, introdotti da una relazione di Lorenzo Caselli, dell’università di Genova, si sono confrontati Savino Pezzotta, segretario Cisl, e l’imprenditore marchigiano Merloni, che hanno provato a rispondere al quesito: etica ed economia, quadratura del cerchio? Stimolanti gli interventi di Alberto Zoratti, esponente del commercio equo e solidale, settore che raccoglie ampia simpatia tra la gente di AC. Sottolineate, inoltre, alcune questioni: la priorità dell’economia reale sulla finanza, il rilancio di un modello di sviluppo sostenibile, la responsabilità sociale delle imprese (e una conseguente legge di tutela del risparmio), nuovi lavori e dignità della persona, senza dimenticare gli immigrati. L’Azione Cattolica si è assunta il compito di offrire luoghi di approfondimento e di interpretazione dei nodi economici alla luce del magistero sociale. Sul tema della famiglia, mons. Nicolli, responsabile dell’ufficio famiglia della Cei, ha ricordato che si sposano in chiesa 70 coppie su cento, ma di queste solo 2 su dieci sono credenti e hanno compiuto un cammino di fede dopo la cresima. Grande apertura ai separati e ai divorziati risposati: Fare loro spazio nel cuore e nelle iniziative, condividere i drammi di queste storie sacre che non sono rimasugli di progetti coniugali falliti. Sulla comunicazione nella coppia sono intervenuti At- tilio Danese e Giulia Paola Di Nicola. Presentato dall’AC il Progetto Nazaret, per la formazione di gruppi famiglia, la sensibilizzazione alle esperienze dell’adozione e dell’affido, il rapporto con la cultura e la società, inclusi i temi della casa, della donna tra maternità e lavoro, degli anziani. Rilanciare l’oratorio. E la sua funzione sociale ed educativa. Un bene di tutti e un presidio di libertà, ha commentato Gianfranco Fini, al termine del suo intervento. L’invito al vicepresidente del Consiglio aveva suscitato reazioni tra ex dirigenti di primo piano dell’associazione, in ricordo della chiusura dei circoli di AC nel 1931 da parte del regime fascista. Il dibattito è comunque risultato pacato. Convergenti i pareri dei relatori, tra cui il salesiano card. Bertone, di Genova, per valorizzare l’oratorio, adesso che si sta attuando la legge 206 dello scorso anno, approvata dal parlamento con un’ampia maggioranza trasversale. Edio Costantini, presidente del Centro sportivo italiano (800 mila iscritti), ha sottolineato il lavoro comune assieme all’AC negli oratori per una più efficace presenza educativa e formativa sul territorio. Dedicato a Giorgio La Pira, nel centenario della nascita, l’incontro con politici e amministratori locali. La profezia del sindaco fiorentino è stata tratteggiata dall’arcivescovo di Loreto, Comastri (È un maestro che aspetta dei discepoli ), e da un allievo di La Pira, Mario Primicerio, già primo cittadino di Firenze e presidente della Fondazione La Pira. Anche le ultime elezioni – ha ricordato Paola Bignardi – hanno visto non poche persone dell’AC dare la loro disponibilità nelle amministrazioni locali. Oggi il rapporto tra cattolici e politica vive una stagione nuova, ma è difficile essere laicamente fedeli all’originalità del Vangelo nelle scelte politiche e nello stile dell’azione. Da qui l’impegno per continuare a coniugare, nei nuovi contesti culturali e politici, fede e servizio alla città. PAOLA BIGNARDI Il futuro dopo Loreto Sempre disponibile, donna semplice e ferma, la presidente Paola Bignardi sta aprendo al futuro l’Azione Cattolica. Cosa l’ha sorpresa di più nel corso del pellegrinaggio a Loreto? Non ci aspettavamo una risposta così numerosa da parte dell’associazione. Ma, più della sorpresa, il sentimento prevalente è la commozione, perché ci sono stati tanti grandi elementi, desiderati ma difficili da prevedere, come l’intesa tra il papa e le persone, soprattutto con i giovani; e poi la forza mite di questa associazione, un popolo, che in giornate vissute sotto il ricatto di azioni terroristiche si è presentato numerosissimo a sfidare le intimidazioni. Un vero popolo, gioioso e serio, che ha pregato e fatto festa, che ha ascoltato il papa e che ha sostenuto la fatica del caldo e della marcia. Cosa è emerso maggiormente da Loreto per la vita dell’associazione? Senza dubbio la conferma, importante in questa stagione di rinnovamento, di un’Azione Cattolica che coinvolge tutte le generazioni e persone di tutte le condizioni di vita. E poi è emerso l’impegno ad interpretare nell’oggi, anche con un linguaggio attuale, la nostra tradizione. Il papa ci ha dato tre consegne: contemplazione, comunione, missione. In qualche modo sono la reinterpretazione di quel trinomio – preghiera, azione, sacrificio – che fa parte del programma di vita dell’Azione Cattolica. Queste indicazioni del papa esprimono anche le intuizioni maturate dall’associazione in questo periodo. Il nuovo progetto formativo consegnato a Loreto ha proprio nell’interiorità il primo obiettivo e nella fraternità il secondo. Ridefinito il ruolo dell’Azione Cattolica sia nell’ambito ecclesiale che nella società italiana? Nella comunità cristiana l’Azione Cattolica vuole continuare ad essere una forza di comunione e di servizio quotidiano alla chiesa nella concretezza della vita della parrocchia perché essa diventi sempre più missionaria. Ma questo passa attraverso persone dal forte profilo laicale per far maturare la consapevolezza dei laici riguardo alla loro vocazione. Nella società italiana, l’Azione Cattolica vuole essere una forza di pace, unità e libertà, che sa interagire con la società civile e le istituzioni e vuole portare avanti progetti che abbiano soprattutto uno spessore culturale, espressione però di una cultura non elitaria ma popolare. La formula Loreto avrà ulteriori applicazioni in futuro? Troppo presto per dirlo. Certamente si è rivelata un’esperienza molto significativa, non tanto però la formula del grande evento, quanto la formula di un’associazione che si impegna a comunicare con il contesto secolare in cui vive, con attenzioni inedite rispetto al passato e con la ricerca di linguaggi adatti alle attese di oggi. Nel pur intenso programma di Loreto lei ha inserito un incontro con rappresentati di movimenti e associazioni ecclesiali. Quale significato racchiude? Il problema non era quello di trovare il tempo per un incontro del genere. Se Loreto doveva rappresentare quasi una metafora della vita associativa del futuro, questo cammino di comunione tra le associazioni era un elemento non marginale. L’abbiamo fatto dandoci un criterio preciso, ovvero invitare quelle realtà con le quali ci sono già dialoghi avviati, o perché si sono fatti dei progetti insieme o perché si è aperta una qualche comunicazione. Questa è l’Azione Cattolica del futuro, e quindi a Loreto un gesto del genere non poteva mancare.

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