Attacco suicida in Mali

Presi di mira i firmatari degli accordi di pace. Una cinquantina le vittime. Un kamikaze ha usato un'autobomba e si è fatto esplodere nel campo del Meccanismo operativo di coordinamento. I sospetti si concentrano sui gruppi jihadisti

A Gao, nel Mali, mercoledì un attentato suicida diretto ai membri dei gruppi armati firmatari degli accordi di pace ha fatto almeno 50 morti. Gao è la principale città del nord del Paese, sempre preda degli attacchi jihadisti. L’esplosione ha avuto luogo alle 8.40 locali del 18 gennaio.

A meno di 500 metri dall’aeroporto, un kamikaze a bordo di un veicolo è entrato nel campo del Meccanismo operativo di coordinamento (Moc) incaricato di dispiegare le pattuglie miste nel nord del Mali, e si è fatto esplodere. «Il bilancio provvisorio è di 47 morti, di cui 5 attentatori, e diverse decine di feriti» ha annunciato il governo in un comunicato. La missione Onu in Mali (Minusma), dal canto suo, ha parlato di «decine di morti» e «decine di feriti», precisando che il campo ospita 600 soldati.

Questi combattenti del Coordinamento dei movimenti dell’Azawrad (Cma, ex ribelli a maggiornaza Tuareg) e alcuni gruppi armati extragovernativi si preparano per delle pattuglie miste, previste dall’accordo di pace firmato tra maggio e giugno del 2015 tra Bamako [la capitale, ndt] e questi gruppi armati. Queste squadre, alle quali devono unirsi anche dei militari maliani, dovrebbero prefigurare la ricostituzione di un esercito nazionale unitario.

Il veicolo utilizzato per l’attacco aveva «i colori del Moc», ha dichiarato all’Agenzia France Presse il colonnello Diaran Koné, della direzione dell’informazione e delle relazioni pubbliche dell’esercito (Dirpa). L’attentato non è stato rivendicato nell’immediato, ma i sospetti si cooncentrano sui gruppi jihadisti, che già avevano sferrato un attentato sucida con un’auto imbottita d’esplosivo contro l’aeroporto di Gao, a poche centinaia di metri da lì, il 29 novembre 2016.

La mediazione internazionale e le parti firmatarie dell’accordo, in un comunicato, hanno condannato l’attacco come «vigliacco e mortale, commesso dai nemici della pace». Lo scorso 13 gennaio, in viaggio per il summit franco-africano di Bamako, il presidente francese Hollande aveva fatto una visita simbolica a Gao alle truppe del contingente francese Barkhame e ai militari maliani.

Il presidente Ibrahim Boubacar Keïta ha proclamato tre giorni di lutto nazionale in seguito a questo attentato, il più sanguinoso della storia recente del Paese.

(Traduzione di Chiara Andreola)

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