Arriva il contratto dei medici

Luci e ombre dell’accordo firmato da quasi tutte le sigle sindacali

Lo scorso 23 luglio è stato firmato il nuovo contratto dei medici e dei dirigenti della sanità, dopo un’attesa di ben dieci anni. L’accordo è stato sottoscritto da tutti i sindacati medici, eccetto la federazione Cimo-Anpo-Fesmed, che – in quanto secondo sindacato per numerosità – rappresenta il 22 per cento dei 130 mila professionisti coinvolti: una percentuale dunque significativa, che ha naturalmente spiegato le ragioni del dissenso.

Tra i punti principali del nuovo contratto ci sono: la certezza di un incarico retribuito per i medici e dirigenti con più di 5 anni di anzianità; un aumento di circa 200 euro mensili in busta paga per la maggior parte dei medici sopra questa soglia di anzianità; nuovi scatti di stipendio; aumento dell’indennità di guardia notturna da 50 a 100 euro per notte; l’esonero dalle guardie su richiesta per chi ha superato i 62 anni d’età; una retribuzione fissa di 1500 euro mensili anche per i giovani neoassunti con meno di 5 anni di anzianità, categoria che sinora non aveva certezze sotto questo profilo. Inoltre, sono anche previsti nuovi ruoli e percorsi di carriera, a cui accedere attraverso una selezione da parte di manager e dirigenti sanitari sulla base di casistica professionale, capacità di utilizzo delle tecnologie e curriculum.

Ha espresso soddisfazione Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil: oltre ai risultati sul fronte economico e di valorizzazione dei neoassunti, ha affermato, sono «fondamentali anche i risultati ottenuti per attenuare il forte disagio che i medici vivono nelle gravi carenze di organico: sono state aumentate le indennità di guardia da 50 a 100 euro, addirittura 120 nei pronto soccorso e, soprattutto, finalmente chi ha più di 62 anni può chiedere di essere esonerato dalle guardie. Risultati economici e normativi che segnano un solco con anni di assenza contrattuale». Anche per Anaao-Assomed i vantaggi sono molteplici soprattutto per i giovani, che «riempiono la casella zero del salario di posizione e ricostruiscono carriere frammentate». Si auspica quindi che le nuove previsioni per i giovani possano costituire un incentivo, soprattutto per coloro che meditano di fare bagagli ed andarsene a lavorare altrove.

Cimo-Anpo-Fesmed parla invece di «insidie nascoste»: secondo il presidente Guido Quici, intervistato dal sito Sanità Informazione, «Dopo 10 anni ci aspettavamo un contratto qualitativamente decente, ma decente non è. In 48 ore ci hanno sottoposto cinque testi, e non c’è stato nemmeno il tempo di analizzarlo con tranquillità. […] Per questo non abbiamo firmato il contratto». Tra le “insidie” citate c’è la minor consistenza effettiva dell’aumento salariale (che Cimo valuta in 130 euro mensili), la scarsa trasparenza dei criteri di selezione e progressione nel nuovo sistema di percorsi di carriera, e la mancata tutela del riposo previsto dalla normativa europea. Cimo ha quindi proclamato lo stato di agitazione, in attesa che i punti critici vengano chiariti.

Intanto, però, si sono fatti sentire anche gli infermieri, che il rinnovo del contratto lo attendono da ben vent’anni: secondo il sindacato Nursing Up, infatti, il nuovo contratto dei medici sarebbe «la prova che le risorse ci sono», e chiede a gran voce che anche per la loro categoria si arrivi ad un accordo; soprattutto a fronte della carenza di organico stimata in circa 60 mila unità, che obbliga gli infermieri a ritmi di lavoro molto più pesanti di quanto sarebbe previsto.

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