Appennino

Scrittore, produttore editoriale e televisivo, Raffaele Crovi ha pubblicato raccolte di poesia, romanzi e saggi. Con il nuovo romanzo Appennino (Mondadori), sottotitolato avventure in un paesaggio , nella linea de La valle dei cavalieri (premio Campiello ’93) costruisce un romanzo corale ambientato in un paesaggio dell’Appennino reggiano. L’io narrante del libro, Aldo, un maturo paraplegico vittima della violenza dell’ultima guerra, segue con partecipazione la vita del fratello Fabio e dei suoi amici: un’attrice, uno scrittore, un etnografo, uno psichiatra, un agronomo, un architetto, un politico e un cantante. Di loro egli diviene il discreto confidente, ma anche colui che raccoglie ed annota con complicità i fatti, le idee, i dialoghi. Sono uomini e donne che, nonostante gli anni, le delusioni, le sconfitte, continuano a tessere una rete di progetti per il futuro. Il romanzo prende l’avvio da una festa di compleanno che Fabio, ormai settantenne, sta preparando con i suoi amici, i quali un po’ alla volta vengono allo scoperto con il loro carico di passioni e con il loro dramma. Pur nell’accento doloroso di alcune situazioni è il grande teatro della vita che si scompone e si ricompone nella ricerca di un senso per l’esistenza. In una pagina di diario così scrive Aldo: Pensando a Eolo, ho meditato su quale sia il suo ruolo in questa piccola epopea appenninica: Eolo incarna, mi pare, la spontaneità della nostra gente, la sua naturalezza. Valerio esprime il coraggio di cambiare le regole della convivenza quotidiana. Benedetto ricorda a tutti che l’etica non è quella, apparente, proposta dai catechismi della scienza e della politica. Lindo testimonia che l’utopia non è una pedagogia ideologica ma una sequenza non programmata di incarnazioni esistenziali. Enrico esprime fiducia teleologica (forse anche teologica) del pianeta Terra. Clem attesta che il centro della cultura, il suo punto di centrifugazione, sono la disponibilità e il dialogo, Carmen dimostra che il cambiamento deve avere sempre un punto di resistenza. Fabio evidenzia che la nostra vera vita è la vita degli altri. Mentre io, Aldo, qui dichiaro che l’invidia della vita altrui può essere un mestiere non indecente . Il libro si struttura come un grande mosaico, composto dalla storia di questi personaggi singolari, e di altri minori, che vanno, vengono, scelgono, irridono, amano, muoiono in questo scenario appenninico ricco di bellezza, di storia, di personaggi di eccezione quali Spallanzani, Pascoli, D’Arzo, Rossetti, Zavattini, considerati come compagni di viaggio. Vari sono i generi letterari che si intrecciano: il diario, la riflessione, il dialogo, la ricerca progettuale, la memoria, quasi a raccogliere in un unicum la variabilità delle circostanze e la complessità di ogni vita umana. Emerge con sapienza di scrittura la passione per la convivenza, il valore dei rapporti umani, la poesia della vita, la ricerca continua di un oltre che possa raccogliere e sintetizzare il lavoro, le idee, la progettazione di quegli uomini legati dall’amore per la propria terra, nella cosciente e nuova consapevolezza che ogni piccolo o grande sofferenza va raccolta e non rifiutata.

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