Alice e la luce

Alice era una bambina allegra e curiosa. Le piaceva tanto la luce, amava starsene all’aria aperta a godersi i raggi luminosi del sole. Camminava coi piedi per terra… ma sempre con la testa fra le nuvole! Passava il tempo a fantasticare, a immaginare mondi lontani da esplorare o giardini meravigliosi in cui riposare a contemplare la bellezza della natura. Era talmente incantata da tutto che ogni oggetto su cui posava lo sguardo nella sua mente si trasformava come per magia. Come quella volta in cui, guardando il portapenne lo trasformò in un bellissimo vaso di fiori, o la sedia della sua scrivania, tramutata improvvisamente in un grosso trono da regina. Città nuova – N.10 – 2004 47 Nelle giornate di pioggia, al contrario, se ne stava chiusa in casa, triste e spenta, a coccolare il suo gattino. La pioggia e il buio non le piacevano. Il buio le faceva paura , ciò che più la spaventava era non poter vedere tutti quegli oggetti su cui amava tanto fantasticare. Fu in uno di quei pomeriggi piovosi che Alice si accorse del suo nuovo vicino di casa. Lo poteva vedere dalla sua finestrella: era lì, immobile, con lo sguardo fisso su qualcosa di indefinito. Tutte le volte che usciva di casa non dimenticava mai i suoi occhiali scuri e la compagnia del suo cane. Alice cominciava a farsi tante domande sul suo nuovo vicino, la incuriosiva. Un giorno di sole, durante la sua solita passeggiata al parco, per caso si incontrarono. Lui era lì, seduto su di una panchina in compagnia del suo cane e dei soliti occhiali. La piccola gli si avvicinò e lui senza scomporsi le disse: Ciao, chiunque tu sia!. Alice, sorpresa dal suo sorriso, rispose subito: Sono Alice!. Dopo un po’ Alice gli chiese: Perché mai porti sempre gli occhiali scuri?. E l’uomo le confessò che c’era un motivo importante: era cieco da ormai tanti anni. La bambina ne fu sorpresa perché l ‘uomo sembrava vedere tutto meglio di lei. Le descrisse infatti la bellezza del parco con i suoi alberi pieni di uccellini cinguettanti e il profumo intenso delle rose. Le parlò del sole e dei suoi caldi raggi, dell’acqua del laghetto dove sguazzavano le anatre. Oh – disse Alice – ma è meraviglioso, come ci riesci?. E lui rispose: Vedi, cara Alice, sono tanti anni che mi alleno a vedere, ma non con i miei occhi, con quelli dell’anima! Ho imparato a distinguere tra milioni di rumori e profumi, è come fare una magia!. A quel punto Alice, che di magia ne sapeva un pochino, subito interruppe: Che coincidenza, anch’io amo fare delle magie come le tue. Soltanto di giorno, però, perché ho paura del buio. E lui: Oh, ma sai, al buio si può immaginare di tutto, è ancora più facile che alla luce. Al buio la fantasia è più libera di correre, puoi inventare forme nuove e pensare di vivere in un mondo fantastico. È una grande possibilità che abbiamo tutti! Infatti ogni persona al buio è capace di creare qualcosa di nuovo, è come se, inventando, ricreasse un po’ di quella luce che non riesce a vedere. Per questo a volte il buio è proprio necessario. Sai, Alice, senza il buio non potrebbe esistere la luce! Se non esistesse la notte anche il giorno svanirebbe. Oh, è proprio così! – rifletté Alice -. E io che avevo paura del buio…!, pensò. Ora sì era davvero contenta.Aveva conosciuto un nuovo amico, tutto speciale. Ora era come se quella luce che amava tanto le fosse entrata in cuore. Quel giorno andarono via insieme dal parco e Alice non poteva trattenersi dal saltellare per la gioia: la gioia di aver capito che le ombre come il buio non sono meno importanti della luce.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons