Algeria, la folla contro il presidente Bouteflika

Il 10 marzo,  Bouteflika è rientrato in Algeria dopo due settimane di ricovero in Svizzera per “esami medici”. Ha rinunciato ad un quinto mandato in vista delle elezioni del 18 aprile, che sono state rinviate sine die, ed ha nominato un nuovo primo ministro. Cosa c’è dietro?

Ieri in Algeria migliaia di studenti delle scuole superiori hanno sfilato nelle vie di tutto il Paese. Altri studenti e insegnanti, nello stesso tempo, occupavano diverse università. Le manifestazioni non si sono fermate con l’annuncio del presidente Bouteflika, appena rientrato dalla Svizzera con un aereo di Stato, anzi sembrano riprendere con più vigore. La folla non si fida più, non crede a parole che non sa nemmeno se siano espressione reale del presidente o dettate da qualcuno del suo entourage.

Stavolta qualcosa sta mutando, comunque, perché anche nell’entourage più vicino al presidente qualcosa sta cambiando: le folle scese in piazza hanno fatto paura. Così il generale Ahmed Gaïd Salah ha dichiarato che l’esercito «condivide» con il popolo algerino «gli stessi valori e principi», in un discorso apparentemente più conciliante di quelli pronunciati dall’inizio della protesta. Il primo ministro Ahmed Ouyahia è stato inoltre sostituito dal ministro degli Interni Noureddine Bedoui, uno dei personaggi apparentemente più “accettabili” della scena pubblica algerina.

proteste-in-algeria-3Nessuno si aspettava la svolta impressa agli eventi da Abdelaziz Bouteflika, che ha annunciato di rinunciare a un quinto mandato, e il rinvio sine die delle elezioni presidenziali in una lettera trasmessa dall’agenzia ufficiale Aps. Allo stesso tempo ha pure convocato una conferenza nazionale per aprire un grande dibattito sulla situazione del Paese. Con un mandato che arriva fino alla fine di dicembre 2019, una tale conferenza dovrà stendere la costituzione della Seconda Repubblica Algerina. Questo progetto sarà sottoposto a referendum, spiega il presidente, senza specificare però alcuna data. La conferenza stabilirà anche la data per le elezioni presidenziali.

La folla però non crede a Bouteflika, tant’è che uno degli slogan più uditi nelle manifestazioni di ieri suona pressappoco così: «Ancora una volta, Bouteflika sta violando la Costituzione». In effetti le decisioni del presidente, o di chi per lui, hanno tanto il sapore di un estremo tentativo, da parte del gruppo dirigente attuale, di non perdere il potere ormai detenuto dall’aprile del 1999. Forse le manifestazioni, vietate dal 2001, ma soprattutto i sondaggi in vista delle presidenziali hanno spinto i dententori del potere a cercare di guadagnare tempo.

proteste-in-algeria-1«C’è grande fraternità nelle manifestazioni di questi giorni – mi racconta un osservatore locale –, c’è di tutto nella folla, ma soprattutto tanti, tantissimi giovani, che non vogliono accogliere proposte di compromesso. Vogliono semplicemente che il governo attuale e tutta l’amministrazione corrotta se ne vadano, lascino il posto ad altri politici con curricula meno compromessi. Come i socialisti in esilio dell’Ffs, o altri personaggi del mondo culturale che poco alla volta potrebbero emergere. Sembra che per l’Algeria queste manifestazioni siano simili a quelle del Maggio ’68 per la Francia, o del marzo 2005 per il Libano. Difficile che le cose tornino come prima». C’è aria di liberazione e di libertà nelle strade di Algeri, di Orano, di Costantina: «Un cambiamento a tutti i costi è diventato lo scopo dei manifestanti giovani».

Gli anziani spesso hanno invece paura, memori di vent’anni di terrorismo e poi di altrettanti di dittatura di fatto. Ma anche gli anziani esultano udendo quello che dicono i giovani nelle strade, come Abderrahmane, che grida: «Ora non voglio più partire dall’Algeria, voglio restare qui». E che qualcosa stia cambiando lo avvertono quanto vedono questi giovani che si mettono a spazzare le strade dopo le manifestazioni, «perché questo è il nostro Paese e vogliamo dare all’estero un’immagine diversa dell’Algeria».

proteste-in-algeria-2Nonostante le misure annunciate, che hanno deluso profondamente la folla dei manifestanti, la mobilitazione per la partenza di Abdelaziz Bouteflika non dovrebbe esaurirsi. Gli appelli per una nuova marcia in tutta l’Algeria per venerdì prossimo vengono rilanciate sui social network. Il movimento spontaneo comincia nel frattempo a strutturarsi. «Stiamo discutendo sui social network per organizzarci in comitati: avvocati, studenti, medici, ecc. Potremmo anche eleggere dei nostri rappresentanti», si sente dire da alcuni manifestanti.

Nulla è ancora risolto in Algeria. Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’impeto rivoluzionario manterrà la sua forza costringendo l’attuale regime a gettare la spugna o se il potere riuscirà nel suo tentativo di riprendere in mano il bastone del comando, prolungando di fatto la presidenza Bouteflika.

 

 

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