Alcuni cenni sulla presenza e sul silenzio di Dio nel pensiero ebraico

Riportiamo il testo degli interventi svolti in parallelo durante il primo Simposio “Ebrei e Cristiani in dialogo” organizzato dal Movimento dei Focolari e tenutosi a Castel Gandolfo (Roma) dal 23 al 26 maggio 2005, nella sessione dedicata al tema della presenza e del silenzio di Dio nella tradizione cristiana ed ebraica.

Parlare della presenza e dell’assenza di Dio nel pensiero ebraico significa innanzitutto chiarire come Dio agisce. Egli è il creatore e il sostenitore dell’ordine delle cose; pertanto, se anche possiamo pensare soggettivamente che Dio sia assente, questa sua assenza è conseguenza delle nostre azioni. Si

pone però anche il problema della prosperità dei malvagi e soprattutto quello della sofferenza del giusto. A queste domande rispondono il libro di Giobbe e la figura del «servo sofferente» del secondo Isaia, sottolineando in maniera definitiva che non c’è un rapporto meccanico tra sofferenza e peccato, e che, al contrario, il vero timbro della persona religiosa è il prendere su di sé i pesi degli altri. 

 

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