Alba International Filmfestival

L’Infinity Festival in nuova versione, con un titolo appropriato alla ormai cifra internazionale ben avviata, si è svolto come da cinque anni alla Fondazione Ferrero ad Alba dal 31/3 all’8/4. Luogo quanto mai opportuno – come scrive Paolo Pellegrini presidente del Festival – per riproporre in uno spazio realmente laico riflessioni e discussioni sulla ricerca dell’uomo, sul senso della vita, sulla sua collocazione nel mondo, sul suo rapporto con gli altri e… la trascendenza, il Festival nelle sue quattro sezioni offerte allo sguardo di giurie di esperti di valore, ha voluto dedicare una retrospettiva a Philip Groning, il regista dell’ormai famoso Il grande silenzio. Ma ha aperto i battenti con un dibattito sul delicato e fuori moda tema del pudore quale categoria dello sguardo e dello spirito di chi filma, offrire il percorso di un cineasta fuori schema come Mario Brenta, affrontare il rapporto tra cinema e fotografia nell’argentino Edo Bertoglio… Tanti i fili rossi di un’edizione che ha visto premiati Show del canadese Hakan Sakin, tentativo di uno sguardo su chi sta ai margini della vita; La guerra dei fiori rossi di Zhang Yuan (Cina) sull’anima piena di emozioni dei bambini; Derecho de familia dell’argentino Daniel Burman, storia di paternità; Frankie dell’algerina-francese Fabienne Berthaud, indagine sul mondo della psichiatria e della moda… Un ventaglio di premi e di riconoscimenti a dire che il cinema, anche quello sommerso, qui ad Alba, come ogni anno, è vivo.

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