Al lavoro per la riconciliazione

Negli ultimi giorni si sono verificati due episodi di intolleranza nei confronti dei cristiani dell’Alto Egitto, a sud del Cairo. Si tratta di una zona che, già in passato, ha sperimentato fatti di questo tipo
egitto

Ad el-Marashda, provincia di Quena. Dopo alcuni giorni di tensione a causa dell’accusa di pedofilia nei confronti di un cristiano, successivamente scagionato, un migliaio di musulmani ha attaccato un villaggio in cui vive una grossa comunità cristiana, bruciando case e negozi e tentando di demolire una chiesa. La polizia è intervenuta, arrestando una decina di musulmani. Tuttavia, non è stato possibile trasferire gli arrestati a causa di un blocco del villaggio da parte di alcuni militanti, probabilmente salafiti, che impediscono movimenti verso l’esterno e verso l’interno dell’abitato. Sia pure nel clima di grande tensione e paura, un segnale consolante è arrivato dal fatto che l’imam locale ha invitato la popolazione musulmana del posto a difendere le abitazioni dei copti, che da parte loro hanno cancellato tutte le celebrazioni previste per l’Epifania copta.

Nonostante le fonti locali abbiano comunicato che i rappresentanti della comunità cristiana e musulmana si sono incontrati per una riconciliazione, non si può nascondere che si tratta di un nuovo inquietante episodio, preceduto dall’attacco che giovani islamisti avevano portato a un edificio di proprietà della chiesa copto-ortodossa di San Giorgio a Taymah nella diocesi di al Fayyum (Egitto centrale a 133 chilometri a sud del Cairo). È difficile, nella situazione di precarietà in cui si trova il Paese, assicurare un minimo di sicurezza alle comunità copte, soprattutto nell’Alto Egitto e nelle zone rurali, dove queste sono esposte con maggior facilità ad attacchi di integralisti islamici. Tuttavia, il gesto dell’imam, che ha invitato la popolazione locale a gesti di solidarietà nei confronti dei cristiani, dimostra che si tratta di frange che operano attacchi sporadici e mirati.

Questi episodi e la situazione generale del Paese sono stati oggetto dei primi commenti a caldo rilasciati dal neo-eletto patriarca copto-cattolico, sua beatitudine Ibrahim Isaac Sidrak. Il nuovo capo della Chiesa copto-cattolica non vuole accettare una lettura dell'Egitto come di un Paese ormai invivibile per i cristiani. Piuttosto si è detto convinto delle influenze negative, importate dall'Arabia e dai Paesi del Golfo, che rischiano di alterare il volto tradizionale dell'Islam egiziano. «Di queste infiltrazioni – riferisce il patriarca – hanno paura non solo i cristiani, ma anche tanti musulmani. Conforta vedere che tanti giovani e tutte le persone con retto giudizio stiano reagendo davanti a tutto questo».

I cristiani copto-cattolici hanno accolto con soddisfazione la nomina del nuovo patriarca di Alessandria, eletto il 15 gennaio scorso. «Non ho pensato ancora bene a quello che farò. La nomina mi ha colto di sorpresa, come capita spesso per le cose importanti della vita. Prego che il Signore infonda presto la sua pace nel mio cuore, che in questi giorni è un po' agitato», ha dichiarato all'Agenzia Fides Ibrahim Isaac Sidrak. Il neo eletto, che succede al cardinale Antonios Naguib che ha rinunciato al governo pastorale della Chiesa copto-cattolica per gravi motivi di salute, ha dichiarato: «Non ho un programma né progetti miei. Con gli altri vescovi del Sinodo abbiamo guardato insieme alle inquietudini che questo tempo confuso pone davanti ai cristiani e a tutto il Paese. C'è incertezza, c'è paura. Tutti si chiedono: che sarà di noi, domani? Forse oggi il nostro primo compito è rassicurare, riconciliare. La parola chiave è proprio riconciliazione. Cioè favorire tutto ciò che riflette la pace e l'amore di Cristo».

D’altra parte, il nuovo capo della Chiesa copto-cattolico ha ammesso che gli sconvolgimenti degli ultimi anni hanno provocato una tentazione settaria anche fra i cristiani, spingendoli a volte a crearsi un mondo parallelo chiuso in sé stesso: «Penso alla scelta di creare circoli sportivi per cristiani nelle strutture ecclesiastiche. O a certi leader cristiani che hanno ammonito di non avere contatti con i musulmani, perché poteva essere pericoloso. In questo modo – fa notare sua beatitudine – si perde la libertà e l'apertura che è propria dei discepoli di Cristo, i quali non hanno paura di perdere la fede per colpa degli altri».

Punto centrale del suo programma sarà senz’altro la collaborazione fattiva con la Chiesa copto-ortodossa. A questo proposito il patriarca copto-cattolico ha affermato che la scelta di Tawadros come nuovo papa dei copto-ortodossi è un segno forte che il Signore ha voluto dare a tutti i cristiani in Egitto per lavorare insieme per l’unità. «I suoi primi gesti, le sue visite, la sua sensibilità spirituale, suscitano grande speranza – ha dichiarato il patriarca cattolico, certo che dalle parole si passerà ai fatti –. Questo ci aiuterà ad affrontare insieme la situazione confusa che abbiamo davanti».

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