Africa: la sinodalità come stile di vita

Intervista a Ehoumi Guy Constant Olawolé, giornalista di Porto Novo (Benin) ed ex presidente dell'Osservatorio di etica dei media (Odem) del Benin
Addis Abeba sinodalità
Vista di Addis Abeba. (DaneyWiki, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons)

La fase continentale africana della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è svolta dal 2 al 6 marzo 2023 ad Addis Abeba, in Etiopia. Ehoumi Guy Constant Olawolé, che vi ha partecipato, è un giornalista di Porto Novo (Benin) ed ex presidente dell’Osservatorio di etica dei media (Odem) del Benin.

È stata un’assemblea ecclesiale diversa dalle precedenti che ha riunito le Chiese dell’Africa: oltre a 9 cardinali, 29 vescovi e 41 sacerdoti presenti, la maggior parte dei 206 partecipanti erano laici, donne e uomini, persone consacrate, compresi i giovani. Vi erano altri?

Oh sì, rappresentanti di altre tradizioni cristiane e di fede provenienti da tutte le parti del continente africano, dal Madagascar e dalle isole africane al largo. L’intera Chiesa-famiglia di Dio in Africa era rappresentata ad Addis Abeba in tutta la sua varietà. Tutte le categorie erano presenti. Ma non c’erano differenze. I punti di vista sono stati espressi attraverso le varie riunioni di gruppo, che sono state poi riassunte e approvate nelle sessioni plenarie. In una buona simbiosi, dirigenti della Chiesa e laici hanno contribuito alla riforma in corso. È stata un’assemblea unica nella sua diversità. È stato come realizzare il testamento di Cristo: “Che tutti siano uno”.

 

Per i delegati africani di questa assemblea, la sinodalità è parte dell’identità della Chiesa in Africa. Come?

Naturalmente, poiché la sinodalità è incorporata in alcuni principi antropologici e valori culturali del continente, specialmente “Palaver, Ubuntu e Ujamaa” che enfatizzano lo spirito comunitario, il senso della famiglia, il lavoro di squadra, la solidarietà, l’inclusione, l’ospitalità e la convivialità. La Chiesa cattolica in Africa si è sviluppata come una famiglia di Dio.

È stata una grande affermazione, ma discreta. Abbiamo dovuto liberarci di tutto ciò che non era noi stessi e riaffermare la nostra identità. Si tratta di integrare il nostro modo di vivere, pensare e agire. Le nostre realtà culturali che trasmettono valori devono essere pienamente integrate nella vita e nell’espressione della nostra fede cristiana. Tutto questo è stato ribadito dai partecipanti nello spirito di un contributo e di un rinnovamento totale, affinché i cristiani cattolici si sentano a proprio agio nella loro fede e non abbiano più la sensazione di vivere realtà estranee che potrebbero indurli a cercare altrove. Ma non è stata un’occasione per rifiutare gli altri, o ciò che potrebbe esserci utile nella vita o nella storia degli altri.

 

Criticando le “rigide strutture gerarchiche” e il “clericalismo dannoso”, il documento finale della fase continentale africana elogia la Chiesa come “famiglia di Dio” che “accoglie gli altri e fa spazio alla loro diversità”. Il sinodo ha anche esortato la Chiesa universale “a rispettare la Chiesa del continente africano, che è unica”.

La struttura gerarchica della Chiesa non sarà messa in discussione nella sostanza. Ma si terrà conto di tutti quasi allo stesso modo. Siamo tutti in un cammino di progresso e nessun popolo è più figlio di Dio di un altro. Non esiste un popolo superiore. Quindi, la Chiesa africana deve prendere il suo posto ed essere pienamente riconosciuta come parte del tutto. Questo non sarà più qualcosa da rivendicare, ma dovrà essere dato per scontato, e questo è ciò che viene riaffermato. Ogni persona con le sue particolarità deve essere rispettata all’interno della famiglia universale.

 

Il posto delle donne nella Chiesa africana è stato considerato durante l’incontro di Addis Abeba?

La Segreteria generale del Sinodo dei vescovi ha annunciato il 26 aprile una novità per la prossima assemblea che si terrà a Roma. Oltre ai vescovi, parteciperanno 80 cattolici non vescovi, di cui almeno la metà donne, e avranno diritto di voto come membri. Alcuni l’hanno definita una “piccola rivoluzione”.

Ad Addis Abeba il posto delle donne è stato attentamente considerato. È stato riconosciuto che nella Chiesa tutti sono importanti e tutti hanno voce in capitolo. Di conseguenza, è stato ben affrontato il ruolo che le donne svolgono nell’educazione dei bambini, con il Vangelo nella loro vita quotidiana. Ovunque le donne svolgono tutti i ruoli nella Chiesa, tranne quello di presiedere l’Eucaristia.

Lo spirito con cui si è svolta la fase continentale del sinodo, cioè il metodo della conversazione spirituale, ha permesso a tutte le categorie di partecipanti di comprendere la necessità di lavorare insieme e di riconoscere il posto di ciascuno nella Chiesa.

Ogni partecipante, comprese le donne, ha apprezzato la realtà della vita della Chiesa con onestà e spirito elevato. Inoltre, la sinodalità è stata vista e vissuta come una chiamata di Dio per tutti, a camminare e vivere insieme. Pertanto, si terrà conto delle donne affinché possano partecipare più pienamente a tutti i livelli di vita della Chiesa.

_

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons