A Pescara del Tronto una notte di terrore e solidarietà

Mentre continua a salire il numero delle vittime accertate, 241 secondo le agenzie di stampa, si intrecciano storie di dolore e solidarietà. Il racconto di una famiglia che si è salvata raccolto dalla nostra inviata  
Amatrice foto AP ANSA

A Pescara del Tronto, ad Arquata del Tronto, Amatrice, Accumoli, tra i paesi più devastati dalla scossa sismica, le persone sono molto provate. Svegliati nel cuore della notte dalla terra che tremava, dal rumore di vasi, armadi e muri che crollavano, sono scappati come potevano. In pigiama o con la sola biancheria disponibile.

 

Hanno guardato la morte negli occhi e non tutti oggi possono raccontarlo.

A Pescara del Tronto, i residenti – un centinaio di anime – e i villeggianti, qualche centinaio, hanno vissuto una notte di terrore e solidarietà. «Quando la terra ha cominciato a tremare, verso le 3.30 di martedì notte – racconta Francesco Ferri – io ero ad Ascoli Piceno. Nel paese coinvolto dal sisma, dove abbiamo una casetta, c’erano mia moglie, le mie figlie e mia suocera. Dopo la prima scossa erano molto impaurite e hanno tentato la fuga. Sono uscite di casa e mi hanno chiamato per andarle a prendere».

 

Francesco è volato con la macchina per i 40 chilometri che separano Ascoli da Pescara del Tronto, con la paura nel cuore e il bagagliaio pieno di abiti e di dolcetti per chi lo aspettava, tentando di scansare le pietre disseminate lungo la via. «Sul luogo abbiamo regalato le cose che avevamo in più. C’erano persone in mutande, seminude, a cui abbiamo dato le giacche che abbiamo portato». Molte case sono crollate ed è cominciata inesorabile la conta dei morti, dei feriti e degli sfollati, anche se è difficile stabilire con esattezza quante persone fossero presenti in città.

 

«A Pescara del Tronto si respirava il terrore». «Molte case – aggiunge Francesco – sono rimaste distrutte e anche noi abbiamo degli amici che si trovano ancora sotto le macerie e non sappiamo se sono vivi o morti. Era uno scenario allucinante – ricorda mentre la voce si incrina e piange sommessamente – e la gente tremava di paura. C’è smarrimento, tristezza ma bisogna andare avanti» .

 

Nella tragedia c’è stata tanta solidarietà. «Ci siamo aiutati gli uni con gli altri – aggiunge Francesco – scambiandoci calzini, scarpe e ciò che si aveva. Ci siamo dati da fare cercando di soccorrere chi era sotto le macerie, fino all’arrivo dei soccorritori che sono arrivati presto e hanno fatto e stanno facendo un “lavorone”, spostando pietra dopo pietra e scavando tra le macerie nelle viuzze strette. Alcune case sono coperte dalle macerie delle abitazioni vicine e gli abitanti anche se stavano bene non riuscivano ad uscire”. La tragedia è immane ma -dice Francesco – «bisogna guardare avanti».

 

La forza, la volontà, ci sono. E anche la solidarietà e la voglia di aiutare. La popolazione ce la farà.

 

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