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Il diritto dei bambini a vivere in pace

di Verónica Cañizares Ramos

- Fonte: Città Nuova

Save the Children lancia un appello alla comunità internazionale e a tutti i gruppi coinvolti negli attuali conflitti armati affinché diano priorità al benessere dei bambini e degli adolescenti che vivono in aree ad alto tasso di violenza.

Quello che rimane di un palazzo di Hama, nel quartiere Armain, devastato dal terremoto di febbraio, dove sono morte 44 persone. Tra i palazzi crollati i bambini giocano. l viaggio tra la distruzione della Siria. Circa 400 chilometri tra Damasco e Aleppo con città fantasma e macerie, provocate dalla guerra e dal terremoto. 13 aprile 2023 ANSA/JESSICA PASQUALON

Alla fine dello scorso anno c’erano ben 58 guerre attive, le principali delle quali hanno colpito più di 1,1 miliardi di persone (il 14% della popolazione mondiale). Questi conflitti hanno causato più di 108.000 vittime solo nel 2023, come riportato dal quotidiano digitale De Verdad. In questo senso, da quando nel 1945 è stata firmata la Carta delle Nazioni Unite (ONU) con l’obiettivo di «salvare le generazioni future dal flagello della guerra», si sono verificati più di 250 conflitti armati.

L’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile “Pace, giustizia e istituzioni forti” invita gli Stati membri a promuovere società inclusive, giuste e pacifiche e la coesistenza pacifica tra i popoli. Alcuni dei suoi scopi sono ridurre il flusso di armi e combattere la criminalità organizzata, nonché ridurre tutte le forme di violenza a livello mondiale.

Tuttavia, secondo le Nazioni Unite, più di 600 milioni di giovani vivono in contesti a rischio di conflitto. Questo gruppo sociale è colpito in modo sproporzionato dalle diverse forme di violenza che si verificano nei territori in cui sono attivi conflitti armati, come la violenza politica, la criminalità organizzata e gli attacchi terroristici che causano perdite umane, sociali ed economiche.

Il rapporto 2023 di Save the Children “Alto a la guerra contra la niñez: los niños y las niñas deben vivir en paz” (Fermate la guerra contro l’infanzia: i bambini e le bambine devono vivere in pace), pubblicato a cinque anni di distanza dal primo, aggiorna i dati sui bambini che vivono in contesti colpiti dalla guerra, con conseguenze devastanti per le loro vite e il loro futuro. I dati sono stati ottenuti dal Peace Research Institute di Oslo. Si aggiungono ai risultati dello studio annuale del Segretario generale delle Nazioni Unite sui bambini e i conflitti armati nel 2022 e alla mappatura di Save the Children sul numero di gravi violazioni, inclusa in questi rapporti, condotti nel periodo 2005-2022.

«Nel 2022, circa 468 milioni di bambini, uno su sei, vivevano in zone di conflitto. Questo numero è aumentato costantemente nel tempo. In quell’anno, l’aumento è stato del 2,8% rispetto al 2021», si legge nel rapporto dell’organizzazione. Complessivamente, sono state registrate 27.638 gravi violazioni contro i bambini, il numero più alto dall’inizio della pubblicazione dei dati nel 2005. «Questa cifra può essere tradotta in una media di 76 violazioni al giorno, e corrisponde a un aumento del 13% dal 2021», sottolineano.

Nel documento, Save the Children spiega che nel 2022 la Repubblica Democratica del Congo è stato il peggior Paese colpito da conflitti per un bambino, seguito dal Mali e poi dal Myanmar. Gli altri Paesi presenti nella lista dei dieci più colpiti dai conflitti sono Afghanistan, Burkina Faso, Nigeria, Siria, Somalia, Ucraina e Yemen. La Palestina sarebbe probabilmente in cima a questi Paesi se si tenesse conto dei dati relativi al 2023, poiché, secondo i dati delle Nazioni Unite, almeno 12.300 bambini sono morti per mano dell’esercito israeliano negli ultimi quattro mesi, rispetto ai 12.193 in tutto il mondo tra il 2019 e il 2022.

D’altra parte, il reclutamento e l’utilizzo di bambini è stata la seconda grave violazione con il numero più alto di casi, aumentando del 20% dal 2021 e raggiungendo 7.610 nel 2022. Sono aumentati anche gli episodi di negazione dell’accesso umanitario. «Questo può ridurre l’accesso di migliaia di bambini ai servizi di base e alla protezione, oltre a ostacolare la capacità delle organizzazioni umanitarie di segnalare e verificare le gravi violazioni contro i bambini», ha dichiarato Save the Children. Il numero di attacchi registrati a scuole e ospedali è aumentato del 74% in un anno, passando da 1.323 nel 2021 a 2.308 nel 2022. Oltre a tutto questo, la violenza di genere pone le ragazze in una posizione di maggiore vulnerabilità.

I diritti dei bambini e degli adolescenti
La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989 e ratificata da 20 Paesi, articola una serie di diritti per tutti i bambini e gli adolescenti sulla base di quattro principi fondamentali: la non discriminazione, l’interesse superiore del bambino, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, e il rispetto delle loro opinioni.

Tenendo conto di questi principi fondamentali, il rapporto di Save the Children invita la comunità internazionale e tutti i gruppi coinvolti negli attuali conflitti armati a dare priorità al benessere dei bambini e degli adolescenti che vivono nelle zone di guerra.

Le raccomandazioni includono: il rispetto del diritto umanitario internazionale e di tutte le leggi e gli standard applicabili; l’approvazione, la ratifica e l’attuazione delle dichiarazioni e degli strumenti esistenti per proteggere i bambini nelle zone di conflitto armato; la garanzia che i bambini nelle forze armate e nei gruppi armati siano riconosciuti come tali. Inoltre, è fondamentale ritenere responsabili gli autori delle violazioni dei diritti, sostenere la resilienza e la ripresa dei bambini e proteggere l’azione umanitaria e l’accesso agli aiuti umanitari. È essenziale anche l’ascolto attivo dei bambini.

 

(Testo originale in spagnolo)

El derecho de la infancia a vivir en paz

Save the Children hace un llamamiento a la comunidad internacional y a todos los grupos implicados en los conflictos armados actuales para que prioricen el bienestar de las infancias y adolescencias que viven en zonas con altos niveles de violencia

A finales del año pasado se contabilizaban hasta 58 guerras activas, de las cuales las principales han afectado a más de 1.100 millones de personas (14% de la población mundial). Estos conflictos han provocado más de 108.000 víctimas solo en 2023, tal y como recoge el diario digital De Verdad. En este sentido, desde que se firmó la Carta de las Naciones Unidas (ONU) en 1945 con el objetivo de «salvar a las generaciones futuras del azote de la guerra», ha habido más de 250 conflictos armados.

Por su parte, el Objetivo 16 de la Agenda 2030 para el Desarrollo Sostenible “Paz, justicia e instituciones sólidas” exhorta a los Estados miembros a promover sociedades inclusivas, justas y pacíficas, así como la coexistencia pacífica entre las personas. Algunas de sus reclamaciones son la reducción del flujo de armas y el combate del crimen organizado, así como la reducción de todas las formas de violencia a nivel mundial.

No obstante, según publica la ONU, más de 600 millones de jóvenes viven en contextos propensos al conflicto. Este grupo social se ve afectado de forma desproporcionada por las diferentes formas de violencia que tienen lugar en los territorios donde existen conflictos armados activos, como, por ejemplo, la violencia política, el crimen organizado y ataques terroristas que conllevan pérdidas humanas, sociales y económicas.

El informe Alto a la guerra contra la niñez: los niños y las niñas deben vivir en paz”, publicado en 2023 por Save the Children, cinco años después del primero, actualiza los datos sobre las infancias que viven en contextos afectados por las guerras, con consecuencias devastadoras para su vida y su futuro. Los datos han sido obtenidos por el Instituto de Investigación para la Paz de Oslo. A estos, se añaden los resultados del estudio anual de 2022 realizado por el Secretario General de la ONU, en materia de niñez y conflictos armados, así como la cartografía elaborada por Save the Children acerca de la cifra de violaciones graves, que se incluye  en dichos informes, realizados durante el periodo 2005-2022.

«En 2022, unos 468 millones de niños y niñas, uno de cada seis, vivían en zonas de conflicto. Esta cifra ha ido aumentando de forma constante con el tiempo. En ese año, el aumento fue de un 2,8% en comparación con el 2021», asegura la entidad en su informe. En general, se registraron 27.638 violaciones graves contra niños y niñas: la cifra más alta desde que se inició la presentación de datos en 2005. «Esta cifra se puede traducir en un promedio de 76 violaciones por día, y corresponde a un aumento del 13% desde el 2021», subrayan. 

En el documento, Save the Children explica que, en el 2022, la República Democrática del Congo era el peor país entre los afectados por conflictos para ser un niño o una niña, seguido por Malí y luego por Myanmar. Los otros países que forman parte de la lista de los diez países más afectados por conflictos son Afganistán, Burkina Faso, Nigeria, Siria, Somalia, Ucrania y Yemen. Probablemente, si se tuvieran en cuenta los datos de 2023, Palestina estaría en a la cabeza de estos países, pues, según datos de la ONU, al menos 12.300 menores han muerto a manos del ejército israelí en los últimos cuatro meses, frente a los 12.193 en todo el mundo entre 2019 y 2022.

Por otra parte, el reclutamiento y la utilización de niños y niñas fue la segunda violación grave con el mayor número de casos, aumentando en un 20% desde 2021, y llegando a 7.610 en 2022. Asimismo, también ha habido un aumento de incidentes de denegación del acceso humanitario. «Esto puede reducir el acceso de miles de niños y niñas a los servicios básicos y a la protección, así como impedir la capacidad de las organizaciones humanitarias para reportar y verificar las violaciones graves que se cometen contra la niñez», aseguran desde Save the Children. La cifra de ataques registrados a escuelas y hospitales aumentó en un 74% en un año, es decir, de 1.323 en 2021 a 2.308 en 2022. A todo ello se suman las violencias de género, que sitúan a las niñas en una posición de mayor vulnerabilidad.

Los derechos de las infancias y adolescencias
La Convención sobre los Derechos del Niño, aprobada en 1989 y ratificada por 20 países, articula un conjunto de derechos para todos los niños, niñas y adolescentes sobre la base de cuatro principios fundamentales: la no discriminación, el interés superior del niño, el derecho a la vida, la supervivencia y el desarrollo, y el respeto por su opinión.

Atendiendo a estos principios básicos, el informe de Save the Children hace un llamamiento a la comunidad internacional y a todos los grupos implicados en los conflictos armados actuales para que prioricen el bienestar de las infancias y adolescencias que viven en zonas de guerra

Entre las recomendaciones que realizan se encuentran: respetar el derecho internacional humanitario, así como todas las leyes y las normas que sean aplicables; aprobar, ratificar e implementar las declaraciones y herramientas que existen para proteger a la niñez en zonas de conflicto armado; y garantizar que las y los menores que formen parte de las fuerzas y grupos armados sean reconocidos como tales. Además, es clave exigir la rendición de cuentas a los autores de violaciones de derechos, así como apoyar la resiliencia y la recuperación de las y los menores, y proteger la acción humanitaria y el acceso a la ayuda humanitaria. Asimismo, la escucha activa de las y los niños es fundamental.

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