80 sindaci uniti nella diversità nel segno di La Pira

Al convegno, organizzato in occasione dell'anniversario della scomparsa del sindaco di Firenze, partecipano i primi cittadini di tante città in guerra. Alla fine dell'incontro sarà sottoscritto un documento per rilanciare i processi di pace nel mondo
Giorgio La Pira

A pochi giorni dall'inizio del 5° Convegno ecclesiale nazionale, tornano  a Firenze i sindaci di tutto il mondo. Sono circa 80 quelli che hanno dato la loro adesione, provenienti da 60 Paesi diversi: sindaci di città come Herat in Afganistan, Nazareth, Kobane in Siria, Baghdad, Mogadiscio, Juba, la municipalità della Palestina, Istanbul, Sarajevo, oltre al premio Nobel per la pace Shirin Ebadi e al direttore del Museo del Bardo di Tunisi.

 

Sono passati sessanta anni dal 1955 quando Giorgio La Pira allora sindaco di Firenze, in piena guerra fredda, con i rischi reali di una terza guerra mondiale, convocò i sindaci delle città capitali del mondo e in tanti vennero anche da USA, URSS e  dalla Cina (ancora non riconosciuta dai governi occidentali). Era stata dunque la “Repubblica fiorentina” – come disse La Pira – a riconoscere per prima la Repubblica Popolare di Cina, accogliendo a Firenze il rappresentante del sindaco di Pechino.

 

Nel giorno dell'anniversario della morte di La Pira a Palazzo Vecchio, in 5 novembre, è iniziato dunque questo convegno, promosso dal sindaco Nardella, dal titolo molto significativo «United in diversity», uniti nella diversità.

«L’arma più potente che abbiamo contro la guerra è la cultura: e le città, in quanto testimonianze viventi di cultura, non possono che agire da protagoniste in questa battaglia». Così ha aperto i lavori Dario Nardella ed ha continuato sottolineando:  «Lo scopo di questo incontro internazionale è anche quello di condividere, come sindaci, un’iniziativa forte e corale per proteggere e accrescere il patrimonio culturale, affermando la cultura come strumento di pace, e rivolgendoci in questo alle organizzazioni internazionali e ai governi degli Stati».

 

Ospiti d'onore della prima giornata sono state due donne: la  principessa Haya Bint Al Hussein di Giordania, ambasciatrice di pace delle Nazioni Unite e moglie del primo ministro degli Emirati Arabi e la Premio Nobel per la Pace Tawakkul Karman.

 

«La fiducia dell'unità nel rispetto delle differenze è un aspetto fondamentale per le città contemporanee», ha detto la  principessa Haya. «Credo – ha aggiunto – che sia impossibile affrontare le sfide di oggi senza avere come faro questo principio. Oggi l'immigrazione sta imprimendo dei cambiamenti molto forti alle città europee. Le vostre città cambiano come la sabbia del nostro deserto. Resistere a questi cambiamenti è impossibile: bisogna affrontarli con la visione giusta, con passione e leadership. Nella Giordania in cui sono cresciuta quasi ogni famiglia cucinava per due famiglie, siamo abituati a condividere gli spazi, le auto, la vita. Questo ci ha reso una comunità coesa, so di dire una cosa forte, ma forse per l'Europa la sfida dell'immigrazione può trasformarsi in un'occasione per trovare soluzioni efficaci».

 

Nello stesso giorno anche il cardinale Giuseppe Betori, che ha presieduto la messa nella basilica di S. Marco in memoria del sindaco servo di Dio nel 38° aniversario della sua morte, ha fatto riferimento al convegno, che riunisce i sindaci di città di Paesi che vivono o hanno da poco vissuto in conflitto. E ha ricordato che per La Pira «le città hanno una loro vita e un loro essere autonomi, misteriosi e profondi: esse hanno un loro volto caratteristico e, per così dire, una loro anima e nessuno, senza commettere un crimine irreparabile contro l’intera famiglia umana, può condannare a morte una città! Sentitevi, attraverso di essa, membri della stessa famiglia: non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l’amicizia: ma la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra come fiorisce l’ulivo a primavera!».

 

Il sindaco di Firenze Dario Nardella e il sindaco di Pozzallo (città natale di La Pira) Luigi Ammatuna hanno partecipato alla celebrazione seduti l'uno accanto all'altro. Ammatuna è ben consapevole di quanto sia stato importante il ruolo svolto dalla sua città. In questi anni di mandato politico ha dovuto affrontare una delle emergenze umanitarie più drammatiche della storia siciliana: con migliaia di stranieri che hanno letteralmente invaso le coste pozzalesi in cerca di accoglienza e lì, grazie anche a lui e ai suoi cittadini, l'hanno trovata.

 

Nella giornata conclusiva del convegno, domenica 8 novembre, ci sarà un altro momento significativo: la messa di “San Procolo”. L’Opera di San Procolo fu fondata da La Pira nel 1934: l’idea fondamentale era quella di riunire nella Chiesa di San Procolo tutti i più poveri e i più dimenticati cittadini di Firenze intorno all’Eucarestia domenicale. Alla fine della celebrazione La Pira li aggiornava sugli avvenimenti più importanti della città, sulla sua incessante attività nazionale ed internazionale, chiedendo loro di pregare: poi veniva distribuito pane appena sfornato. La messa di San Procolo si celebra tuttora nella Badia Fiorentina e sarà  trasmessa in diretta su Rai Uno alle ore 11.


Alla fine del Convegno uscirà una Carta di Firenze: un documento che metterà nero su bianco i propositi e le azioni comuni, una road-map dei sindaci per rilanciare i processi di pace in varie aree del mondo.

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